Come ormai tradizione riportiamo le variazioni fatte nel laboratorio poetico su facebook. Il testo di partenza è se basta un gesto, lo stomaco stretto al pugno di Giuseppe Nava tratto dal suo Nemontemi (Prufrock Spa 2019), oggi in presentazione a Una Scontrosa Grazia a cura di Carlo Selan.
Giuseppe Nava
se basta un gesto, lo stomaco stretto al pugno,
la notte che passa senza sonno, se basta un gesto
che sposta l’aria della fine verso il centro del mondo,
l’elenco si può modificare ogni momento, i nomi
dei morti, di anni trentuno, di anni ventiquattro,
se basta un gesto chi può dire: io non c’entro,
non conosco nessuno, non è neppure il mio momento,
se basta un gesto come girarsi, gettare con noncuranza,
scrivere una volta di più o di meno, non dire
non guardare, non controllare se basta –
avremo presto il panico alle spalle –
qualcuno dirà perché non l’hai detto,
come potevo aiutarti, bastava dire,
bastava un gesto
VARIAZIONI
Loretta Tartufoli
Basta un gesto, che sia un pugno allo
stomaco o una notte senza sonno. Basta
un gesto perché l’aria arrivi fino al
centro del mondo. Basta un gesto per
cambiare l’elenco già lungo dei morti
d’ogni età. Basta un gesto, il voltarsi o il
guardare, il parlare o il non dire e se
non parli sai che dovevi farlo. Se basta
un gesto non potrai mai dire: non c’entro e
sono salvo.
Se basta un gesto – una parola,
una musica, una stretta di mano – se
basta un gesto senza aspettare che
la vita scompaia tra le onde, per
capire che si doveva gridare. Se
basta un gesto per salvare il mondo, se
basta un cenno per modificare
l’elenco infinito dei morti, per
cancellarne un nome – uno solo – non
valgono le scuse. Non si può più dire
non c’entro non sapevo. Se
bastava un gesto.
Se basta un gesto per spostare la
massa d’aria sopra l’oceano, per
spingere una vela o formare un
uragano. Se basta un gesto perché
torni un sorriso, per togliere la
sete con l’acqua che porgi. Se
basta un gesto – un solo gesto,
dare la mano – sarai specchio
all’umano.
Francesco Sassetto
Ma se basta un rèfolo de vento a far
cascàr le fògie, un balcòn che sbate,
un cocàl che sìga in alto de note
a farne tremàr, se basta incrosàrse
par caso e po’ caminàr tegnindose
le man o ’ndàr soli se no passa
vissìn qualchidùn che xe come ti
alora vol dir che xe tuto un zogo,
un mago imbriàgo che ne fa
mòvar a caso, balàr tuti in tondo
come un tòco de legno che sbrìssa
su e zo sul canàl fin che un gorgo
lo ciàpa e se lo tira a fondo.
Ma se basta un vento lieve a far / cadere le foglie, un’imposta che sbatte, / un gabbiano che grida alto di notte / a farci tremare, se basta incrociarci / per caso e poi camminare tenendoci / per mano o andare soli se non passa / vicino qualcuno che ci assomigli Matteo Piergigli Monica Messa Mina Campaner
E basta un gesto sbagliato, un saluto affrettato,
un “amico ho molto da fare, mi potrò occupare
un’ora al mese di te”
basta un giro di vento, uno smarrimento,
una coincidenza mancata, una lettera mai
arrivata, una ferita che non sa guarire
e sei anche tu nel conto
di chi sopravvive, nel numero di quelli
che arrancano senza fiato o sono già
caduti, dei perduti che non stanno
nemmeno più a contare i giorni, le ore,
il vuoto delle mani, troppi
gli arrivederci mai rivisti
le notti senza sogni…
la notte senza sonno
lo stomaco stretto al pugno
nome dei morti “non c’entro
non conosco, non è tempo”
basta un gesto
senza sonno il buio preme
le linee del volto lo stomaco
stretto al nome dei morti
bene al sapore di male
“ho da fare, non conosco
non c’entro” silenzio
di slavina continuo a cercare
se basta un gesto,
lo stomaco stretto in un pugno,
la notte senza sonno,
se basta un gesto
che sposta l’aria dai confini verso il centro,
l’elenco può cambiare ogni momento,
i nomi dei morti,
se basta un gesto
chi può dire: io non c’entro,
non conosco nessuno,
non è neppure il mio momento,
chi può sentirsi assolto,
se basta un gesto
come girarsi,
grattarsi,
gettare con noncuranza,
scrivere una volta di più o di meno,
non dire,
non guardare,
non controllare
se basta
– avremo presto il panico alle spalle –
qualcuno dirà perché non l’hai detto,
come potevo aiutarti,
bastava dire,
bastava un gesto.
Non basta un gesto
se vi bastava dire
bastava un gesto.
Se basta un gesto, lo stomaco dentro un pugno,
notti senza sonno, se basta un gesto, scrivere,
si può allora cancellare un nome dalla lista di
senza volto e terra dove andare, un senza nome
di anni quattordici una pagella cucita nella tasca,
città di anni venti nel mare annega la speranza
se basta un gesto scrivere, raccontare, pesando
le parole, nessuno può dire: io non c’entro,
non c’ero, non sapevo, basta un gesto:
amare.
il mondo non cambia se non cambiamo
se basta un gesto, raccogliere un oggetto
di plastica alla deriva, sulla rena o sulla riva
di argini e fossi, sopra cumuli d’inciviltà,
se basta un gesto, raccogliere un sacchetto,
anche per salvare, una sola vita animale,
chi può dire, ma non so fare, quando trovo
il tempo
se basta un gesto come girarsi, gettare
con noncuranza scarti di plastica, presto
diventeremo PET
qualcuno dirà perché non l’hai detto?
come potevo aiutarti, bastava dire,
bastava un gesto