POESIA A CONFRONTO: Sigarette

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POESIA A CONFRONTO: Sigarette
LAFORGUE, DE LIBERO, VIGOLO, MERINI

 
 
 
 

Si sa che nuoce gravemente alla salute, ma si sa altrettanto bene che per molti è un capriccio o un autentico piacere al quale è impossibile rinunciare: la sigaretta, compagna di molti momenti delle nostre vite, è anch’essa un oggetto che non ha mancato di solleticare la fantasia e la creatività dei poeti.

Partiamo con l’ironia di Laforgue: fumare una sigaretta diventa spregio nei confronti del destino imposto all’uomo dagli dèi, una reazione ribelle e impertinente alla sorte precaria dell’uomo che, grazie alla sigaretta, entra in una “infinita estasi”, seppure momentanea, in cui avviene l’incredibile, i sogni prendono forma in una gioia inaspettata, anche se tutto, molto più prosaicamente, si chiude lasciando come traccia soltanto un “pollice arrostito come un cosciotto d’oca”.

Vigolo ci porta per mano, nella sua poesia, in uno di quei vecchi bar “semibuio alla periferia” in cui si ritrovano a discutere tranquillamente fra di loro e fumare insieme certi vecchi, sottraendosi così, in un questo loro mondo separato e preservato dai rumori, alla “presenza / offensiva dell’uomo”: fra queste pareti ci si può riscoprire più sereni, finalmente pacificati con sé stessi anche se per brevi istanti, per sottrazione dall’assillo del mondo.

Nella poesia di De Libero si istituisce una evidente analogia fra il fumo di sigaretta e il dramma della perdita, la morte che incombe su ciascuno di noi, a cui si allude anche con le immagini potenti de “l’ombra” e de “l’inverno di calce”. Ciascuno di noi è, per costituzione naturale, superstite di chi ci ha lasciato, sempre alle prese con il tentativo di rimediare a “un addio di fazzoletti”.

Per Alda Merini il riferimento alla sigaretta, alla foglia di tabacco avidamente aspirata è, come per De Libero, la constatazione di un’assenza che incombe, di un dialogo mai risolto; il sentirsi perennemente al di fuori della vita accertata, delle convenzioni. Eppure la lingua dei poeti, “il [loro] gergo”, è fatta proprio di queste crudeltà, saper denunciare la disillusione, lasciare spazio al silenzio che chiama tutto a raccolta, consuma ogni gioia, fosse anche quella di “un lunghissimo bacio”.

 

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
JULES LAFORGUE
(Da Le sanglot de la terre, 1880)
 
La cigarette
 
Qui, ce monde est bien plat: quant à l’autre, somettes.
Moi, je vais résigné, sans espoir à mon sort,
et pour tuer le temps, en attendant la mort,
Je funte au nez des dieux de fines cigarettes.
 
Allez, vivants, luttez, pauvres futurs squelettes.
Moi, le méandre bleu qui vers le ciel se tord
me plonge en une extase infinie et m’ endort
comme aux parfums mourants de mille cassolettes.
 
Et j’entre au paradis, fleuri de reves clairs
où l’on voit semeler en valses fantastiques
des éléphants en rut à des chreurs de moustiques.
 
Et puis, quand je m’éveille en songeant à mes vers,
je contemple, le creur plein d’une douce joie,
mon cher pouce roti comme une cuisse d’oie.
 
 
 
 
La sigaretta
 
Sì, questo mondo è piatto, e quanto all’altro, frottole.
Senza speranza vado mansueto alla mia sorte;
per ammazzare il tempo, aspettando la morte,
fumo in faccia agli dei sottili sigarette.
 
Su, viventi, affannatevi, o scheletri futuri.
Me, l’azzurro meandro che verso il cielo si torce
mi sprofonda in un’estasi infinita e m’addorme
come ai morenti aromi di mille bruciatori.
 
Ed entro nel fiorito eden dai sogni chiari,
dove elefanti in fregola si intrecciano alla fioca
danza delle zanzare, in fantasiosi valzer.
 
E quando poi pensando ai miei versi mi scuoto,
contemplo, il cuore pieno di dolce gioia, il caro
mio pollice arrostito come un cosciotto d’oca.
 
(traduzione di Luciana Frezza)
 
 
 
 
 
 
GIORGIO VIGOLO
(da La luce ricorda, Mondadori, Milano 1967)
 
I fumatori
 
Delle volte la mia grande stanchezza
s’accascia su una sedia di caffè
semibuio alla periferia
dove nessuno s’incontra
fuori di alcuni vecchi
che fumano silenziosi,
affondati nel lontano tempo
della loro gioventù perduta.
 
Fra i nudi muri
al fioco lume si crea
un’aria spenta
di luogo fuori del mondo,
riparato dai rumori,
diviso dalla presenza
offensiva dell’uomo.
 
Quei vecchi sembrano dipinti;
e allora a poco a poco m’accade
che in breve dolcissimo sonno
per qualche istante io riposi.
 
 
 
 
 
 
LIBERO DE LIBERO
(da Le poesie, Bulzoni, Roma 2011)
 
Sigaretta
 
e te ne andrai
con parole nevose
nel fumo anima di sigaretta
passando e ripassando ombra
nell’inverno di calce,
e tu ne conosci di eventi
solo andando lontano
piange la morte con gli occhi
dei superstiti
dissetando un addio di fazzoletti.
 
 
 
 
 
 
ALDA MERINI
(Da Ballate non pagate, Einaudi, 1995)
 
Apro la sigaretta
come fosse una foglia di tabacco
e aspiro avidamente
l’assenza della tua vita.
È così sentirti fuori,
desideroso di vedermi
e mai ascoltato.
Sono crudele, lo so,
ma il gergo dei poeti è questo:
un lungo silenzio acceso
dopo un lunghissimo bacio.