Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini

 
 

Tutto è ormai chiaro, tuttologi a parte, nella vita tempestosa di Pier Paolo Pasolini, del ’22, assassinato nel 1975 a Ostia. Così come per il cinema, Pier Paolo ebbe il culto della poesia. Una poesia esistenziale la definisce Francesco Zambon. In queste poesie scelte secondo Zambon, (che scriveva nel 1997- Poesie scelte edito nel 2015 e nel 2019, da Guanda) “ritornano – sul bordo del silenzio – alcuni dei temi chiave di tutta l’opera di Pasolini: martirio, protesta, diversità”.

Seguono le ultime parole sui giornali in una prosa “corsara e luterana”. Pasolini rimase sempre fedele, con “eroica ostinazione” al ruolo del poeta “romantico” e “sacrale”. Qui spicca la figura materna: maestra, sposata con un tenente, occupa l’immaginazione di sempre di Pier Paolo.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
Carne e cielo
 
O amore materno,
straziante, per gli ori
di corpi pervasi
dal segreto dei grembi.
 
E cari atteggiamenti
inconsci del profumo
impudico che ride
Nelle membra innocenti.
 
Pesanti fulgori
di capelli… crudeli
negligenze di sguardi…
attenzioni infedeli…
 
Snervato da pianti
ben soavi rincaso
con le carni brucianti
di splendidi sorrisi.
 
E impazzisco nel cuore
della notte feriale
dopo mille altre notti
di questo impuro ardore.
 
(da L’usignolo della Chiesa Cattolica)
 
 
 
 
 
 
Supplica a mia madre
 
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
 
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
 
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
 
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
 
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
 
Perché l’amica è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
 
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
 
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
 
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
 
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire…
Sono qui, sol, con te, in un futuro aprile…
 
Da Poesia in forma di rosa
 
 
 
 
 
 
Mia madre, quasi giovinetta, china
sulla Livenza, raccoglie una primula
eretta, estranea… I Mori, da Sacile,
rintoccano nell’aria tutta pura
l’ora meridiana… E il fresco peso
della mia camiciola di fanciullo,
la nube indefinita nell’azzurro,
l’odore come un urlo silenzioso,
dei campi impubi… Tutto mi si avventa
col volo della rondine nei sensi,
e qui, snervato sopra l’erba, ancora
di me resta il mio cuore vivo.
 
Da Poesie sparse