La personificazione, la prosopopea, l’apostrofe (esercizio)

La personificazione, la prosopopea e l’apostrofe sono figure retoriche molto affini, a volte quasi coincidenti, che possiamo così definire: la personificazione consiste nell’attribuire qualità, azioni o sentimenti umani ad animali, oggetti, o concetti astratti. Spesso questi parlano come se fossero persone. È una prosopopea anche il discorso di un defunto.

 

Più precisamente si può affermare che se la personificazione “parla” diventa allora prosopopea. Se lo scrittore si rivolge alla personificazione fa un’apostrofe.

 
 
Traccia:
 
TEMA = libero.
 
METRO = libero.
 
SCHEMA = libero.
 
REQUISITI = usare a piacimento una o più personificazioni e/o prosopopee e/o apostrofi, in forma di dialogo.
 
 
Esempio:
 
Vedo una donna di bianco vestita
Dolce rivolgermi sguardi incantevoli;
Lieve traspare il suo netto candore
Dalle parole, dai gesti posati:
 
“Io son colei che ogni cosa addolcisce,
Che la tua vita può render preziosa;
Quella mediocre miseria mondana
Rendo piacere sublime e perfetto.”
 
Sento una mano tirarmi i vestiti,
È una bambina che appena sussurra,
Mentre con l’altra mi indica piano
Quella che ha appena esaurito l’invito:
 
“Non ti fidare, l’eburnea t’inganna:
Mai la purezza si ostenta brillante,
Mai vuol persuadere gli uomini onesti
A lusingarla obbedienti e mansueti.”
 
Sono confuso, chi sono costoro?
Dov’è ragione, dove vantaggio?
Forse è il piacere che devo cercare
O v’è qualcosa di più dignitoso?
 
“Credo di avere capito chi siete”
Provo a rispondere un poco dubbioso:
“Tu che mi provochi, sei la Bellezza,
E la bambina deve esser Menzogna.”
 
Quella maestosa ancora più si compiace,
Freme e mi invita al suo abbraccio accogliente,
Mentre la piccola volge via il passo,
Impercettibile appena spirando:
 
“Uomini, siete da sempre gli stessi,
Ciechi al pericolo, al bene e alla grazia;
Non sai discernere in me l’Innocenza,
Mentre ti fidi di lei – Corruzione!”
 
 

Mario Famularo