Cercare ovunque terraferma – Maria Chiara Arduini


Cercare ovunque terraferma, Maria Chiara Arduini (Jaca Book, 2021)

Nella sua prima raccolta poetica intitolata Cercare ovunque terraferma (Jaca Book, 2021), Maria Chiara Arduini svela al lettore una verità difficile da accettare: l’altro, l’amore dell’altro nei nostri confronti, non può bastare. Queste poesie sembrano annunciare una disperazione senza possibilità di riscatto, ma invece ecco che entra all’improvviso la speranza. E il lettore esulta, tira un sospiro di sollievo, capisce di essere salvo in quanto parte dell’intera umanità. La disperazione dura poco nella poetica dell’Arduini:

Quando devo scegliere
di solito scelgo l’abisso,
ma il mondo vuole sempre salvarmi
lo fa con un soffio di vento di primavera.

Ciò che emerge – non solo da questo testo, ma dall’intera opera –, è che la salvezza non possiamo darcela da noi. Possiamo attenderla, sperarla, pregare perché arrivi, ma non siamo capaci di deciderne i tempi né le dinamiche.
Maria Chiara Arduini ci rende certi, anche se si pone lei stessa nella posizione di perenne attesa e – perché no? –, dubbio:

[…] stasera ancora come l’ultima volta
non vedo più le stelle e penso solo
all’apocalisse
al suono profondo della mia vita senza Dio.

Ciò di cui più l’autrice si fida, e che sembra bastare, è la presenza delle radici.
Questa poetessa ci porta ad osservare la vita quotidiana ed i suoi limiti; l’attesa, la paura della fine e della mancanza di senso. Altro grande tema della raccolta, correlato anch’esso alle radici, è il legame con l’altro (e in particolare con la famiglia).
L’autrice ci porta con sé alla scoperta del dramma e della gioia contenuti nei legami. Troviamo questa tensione particolarmente forte nelle due poesie iniziali, A mia sorella di nuovo e A mia madre, anche se di questo rivolgersi ad un «tu» è piena questa raccolta poetica.

Cercare ovunque terraferma è un libro di tensioni e di contraddizioni, di certezze ed incertezze. Di dolori e di vita, fortissima come non mai. Arduini si interroga poiché «Quando le cose finiscono non sai cosa chiedere». Ecco che allora – sembra suggerirci la poetessa – nella scrittura è ravvisabile l’unica via d’uscita per quando la voce esterna è soffocata dal reale. Chi scrive, leggendo questi versi, ricorda quelli del poeta bosniaco Izet Sarajlić, nato a Doboj nel 1930 e scomparso a Sarajevo nel 2002, il quale scrisse che:

Alla fine magari vi aspettano davvero le rose,
ma a lungo ci sono solo spine, a destra e a sinistra.
Non abbiate fretta di gloria, restate più a lungo ragazzi,
e quando non ce la farete più, allora nascerà la poesia.

Dunque, come scrive Davide Rondoni nella prefazione al libro Cercare ovunque terraferma, quelle di Maria Chiara Arduini «sono parole a un passo dalla rovina, perciò splendono». Siamo qui anche noi lettori, sulla soglia con l’autrice. Alla ricerca delle radici, alla ricerca del terreno giusto per piantarle. Ma già il titolo dell’opera preannuncia quella che ha tutta l’aria di essere una ricerca infinita, appunto: Cercare ovunque terraferma.

Caterina Golia

 
 
 
 
Non credo esista il paradiso
sussurro di nascosto agli alberi
non credo esista Dio
quando le cose sono così belle
e di Dio non c’è bisogno.
 
Lui ti ha scelto, mi hai detto una volta,
fumavamo a Mosca su un terrazzo
sul pavimento dormiva una ragazza depressa
ora devi scegliere tu.
 
Quando devo scegliere
di solito scelgo l’abisso,
ma il mondo vuole sempre salvarmi
lo fa con un soffio di vento di primavera.
 
 
 
 
Questo giorno che dura il tempo di un caffè
non ha niente che porti l’attesa,
mi chiedo perché ho smesso di fumare
perché di ogni cosa mi piace soltanto la fine.
 
 
 
 
 
 
Sui quadri di Maurizio Minardi
I.
 
Serviva quel vuoto
serviva hanno detto perché bastasse
al silenzio la sua cura.
 
Serviva il vuoto degli spazi
provare a sentire nulla.
 
Oggi è un albero giallo
dice al mondo che resiste
in ogni vuoto vivo del tempo
resiste esiste ogni cosa.
 
Ogni cosa chiede solo
di far da testimone a chi
non trova il punto di fuga
che è possibile riempire lo spazio
sconfiggere il nulla
si fa restando.