L’esercizio di questa settimana fa riferimento a un testo non semplicissimo di Marco Amore tratto da Farràgine (Samuele Editore 2019, collana Scilla, prefazione di Giovanna Frene) in presentazione questa settimana a Una Scontrosa Grazia.
Calembour
Prescelto dal sogno, ti vedo ruzzolare nel fango della lizza;
lo stendardo piegato, reciso da un colpo di lancia
mentre muore inerme sulla fronte
Come una triste epigrafe d’argilla
si sgretola ai raggi della noia
spiando il sole liturgico,
ammanetti le gioie sulla leggenda più falsa
alla maniera degli artisti
Non per scolpire il marmo con le gesta
in onore dell’unificazione a fin di bene,
sperperando un mondo altrui
dove i cibi saziano vendette
attuate alla luce dell’inganno,
ma per il piatto pronto col fiorito di menta
e l’ossatura chiassosa in cassoulet
VARIAZIONI
Francesco Sassetto
Se fa guèra ancùo tuti quanti, tuti contro tuti
drìo ’na strassa sventolàda a la televisiòn
e un caporiòn che se sbràssa, ride e sìga
de ‘ndàr avanti a copàr e ciapàr più che se pòl.
E co fa sera ghe xe par tuti ’na pièra a covèrzer
quatro ossi destacài, el cardinàl che benedìsse
i tòchi desfài ghe scrive sora:
“sto qua xe ndà, avanti un altro.”
Traduzione dal veneziano: “Si combatte oggi tutti contro tutti / dietro ad uno straccio sventolato alla televisione / e un comandante che si sbraccia, ride e grida / di andare avanti ad ammazzare e prendere il più possibile. // E quando viene la sera c’è per tutti una pietra a coprire / quattro ossa disfatte, il cardinale che benedice / i pezzi disfatti vi scrive sopra: // “questo è andato, avanti un altro.”
Il Busto di Giano Bifronte brilla imperterrito
sotto il sole liturgico della Piazza
sembra marmo è argilla
lo sua effigie stendardo dell’inganno
annuncia l’ora, si inneggia in coro,
un colpo di lancia a chi non adora.
Navi negriere già solcano i mari, prostitute
nigeriane danzano al tempo che impone
l’Amore Universale
qualcuna mangia il piatto ricolmo
qualcuno rosicchia intorno all’osso
si va tutti ammanettati e felici
verso il Nuovo Mondo.
Matteo Piergigli
muore il sogno sulla fronte
sotto un sole di sorrisi disegnati
nella testa della fame la bestia
in un monolocale al gancio
braci di rimpianto, la sera crolla
sarà ancora lunedì
sogno di fango
lo stendardo inganno
a scolpire il marmo
con le gesta, chi resta
fuori è fuori chi è dentro
è dentro il centro
commerciale bella ciao
Maria Milena Priviero
Mutili sogni i tuoi e quelli di tutti
Senza stendardi vai e
nemmeno segui le insegne dei miti.
Le tue gesta non saranno scolpite su bianche steli
Di esse forse solo segni impressi
da tutti quei passi dentro labirinti irrisolti
Un calembour invece avrebbe
richiesto conquiste diverse di versi
Arrampicate sugli specchi
osare improvvidi capoversi che la provvidenza non sempre concede.
Avrebbe raschiato barili, il fondo del fondo di sili da solo,
di antiche semenze. Scemenze da dire e ridire ridicolamente
La mente risibile, biliosa di false credenze.
Circostanza di troppe clemenze o intemperanze di gesta,
di detti che alla stregua dei fatti
historical chart la strada dai sassi …
E si ferma d’un tratto.
Anna Leone
In tanta liquida dolenza, sinestesie scoscese, su paratie senz`edera
dove non s’annida fiato, dilavano.
Sinesi indice schiera e spezza una lancia a favore.
Calda voce, sul proscenio, con echi di disappunto,
fino al labbro della commozione,
per una subitanea, provvisoria turbanza
su sinfisi inamovibili
Che basta così poco ,poi,
per ricomporsi e svoltare angoli di acceso disimpegno a sipario spento.
Quale latitanza, una solida indolenza
tramortisce senso e ragioni.
Dite voi; nel rito liturgico collocate il fatto
– poco importa l`antefatto di torti o ragioni
di quanti caddero nel fango senza Salvezza
o si rialzarono su paci di sabbie mobili-
Sotto oralità di falsi soli,
fate splendere doni
– non lance spezzate sulle teste dei reticenti-
Rendete disponibili i frutti
– Chè non servono mani e neppure occhi –
per fame preghiera e ringraziamento.
Stamburinate
– a memoria delle cosa viva, crash e ride di miti fasulli-
sul marmo senza data.
Alla maniera degli artisti
– edulcorare logos, fare,
di bacche sonnolente, gustosi acini – dite.
Chè dire io non so
di folgore da Oriente
e parusia.
Monica Messa
Muore
epigrafe di argilla
che si sgretola sotto un sole liturgico
e non per scolpire il marmo con le gesta,
in un mondo
dove i cibi saziano vendette.
Muore inerme sulla fronte
il sogno.
Si sgretola ai raggi della noia
sotto un sole liturgico e falso
alla maniera degli artisti.
Su nessun marmo
saranno scolpite le sue gesta.
Questo è un mondo
dove il cibo sostituisce
le parole,
si parla alla pancia
e non alla testa o al cuore.
Piccolo sogno, ti vedo ruzzolare nel fango della lizza,
inerme nella polvere.
Le tue gesta non saranno scolpite su marmo,
nessuna voce scioglierà le tue catene.
Piccolo sogno, eppure ogni volta
ti vedo e ti rialzo,
amore clandestino,
consumato sotto un sole liturgico,
la nostra gioia
ammanettata alla leggenda più falsa.
E non come il piatto pronto
servito a lume di una lampada al neon,
ma come la più becera delle cene
sperperata in piedi,
contro un mondo altrui
alla luce dell’inganno,
perché col cibo
sazieremo le vendette.
Alberto Rizzi
Sappi che ad inchiodarti al suolo,
non fu colpo di lancia
in un’aperta lizza:
ma il manrovescio franco
del voltàrtispàlle da quanti han cuore
d’ascoltare il cuore.
Tu, bugiardo d’accatto,
a mendicare un piatto sciatto
per un marmo a verità già sfatto
Loretta Tartufoli
C’è anche un mondo senza cibo
senza più leggende – né vere né false –
senza più riti né liturgie
senza sogni e perfino senza sole.
È un mondo che diffonde ormai solo
un odore di morte e di
putrefazione.
Adriano Gasperi
Strappato al ventre
Della madre
Scivola a valle
Il freddo figlio.
Uno scalpello ne plasmerà
dimensioni e forme
un’anima ne prenderà possesso
riempiendo la notte blu di illusioni
già sgretolate quando
l’alba nera accenderà il giorno.