Antonella Anedda

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foto di Dino Ignani

 
 

“Eppure non ha senso / rimpiangere il passato, / provare nostalgia per quello che / crediamo di essere stati. / Ogni sette anni si rinnovano le cellule / adesso siamo chi non eravamo./ Anche vivendo – lo dimentichiamo – / restiamo in carica per poco.” È una bella scelta per Historia, per la copertina Einaudi che adesca il lettore quasi sempre. Antonella non dice la sua età ma comunque ha un lungo passato costellato di pubblicazioni di poesia e di prosa. Questo Historia ha anche – lo diciamo per i più curiosi – una lingua inventata. Anche se non è certo in tutto il libro, è notevole. Vediamo qualche esempio.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
Limbas
 
Onzi naro una limba mia
da inbentu in impastu a su passado
da dongu solamenti in traduzione.
 
Ogni tanto uso una lingua mia
la invento impastandola al passato
non la consegno se non in traduzione.
 
 
 
 
 
 
II
 
Sa luna chilliat in su core de l’isula
su silenzio infossa in sa bidda des curule mortas.
Comenti in tempos de Roma
ispinghetrent in sos puthus sos mortorzus
 
Cusin su piumu
ki fat drittu s’oru
de sa beste de prantu.
 
La luna gela dentro il cuore dell’isola,
il silenzio s’infossa
nel paese delle gole morte.
Come al tempo di Roma
spingono le carcasse nei pozzi.
 
Cuciono il piombo
che fa dritto l’orlo
del vestito di lutto.
 
 
 
 
 
 
Povria
 
Lo sai la polvere non cade ma si alza
Du sciri la piovra non ruat, s’alzat
 
viene meno alla legge naturale disubbidendo
not noscit sa legge naturale dissubbidente
 
mentre la notte – che cade su di noi
inzandu ki sa nocte ruat
 
devasta i nostri occhi sulle coser.
Ruinat sos nostros subra cosas.
 
Grigio e canuto.
Grigio e canuto, colore della cenere e del fumo.