Mito e Logos: Amore e Psiche

Amore e Psiche 1
 
 

Amore e Psiche, gruppo scultoreo di Antonio Canova ( 1757-1822) si trova al Louvre come tanti capolavori del genio italiano; è giusto comunque che sia lì, nel tempio dell’arte mondiale. Amore è diventato un angelo, data la commistione necessaria a quei tempi tra l’elemento cristiano e quello pagano, dove per pagano si intende un’aderenza alla natura che la nostra civiltà sta quasi perdendo. Ma l’angelo conserva la passione che Eros incarna, infatti abbraccia lei posandole una mano sul seno, con la tenerezza e il desiderio di ogni amante. Psiche tende le braccia in forma di cerchio (la totalità) e offre la bocca al bacio, nell’attimo prima che ciò avvenga, un po’ come Anita e Marcello, immortalati nella fontana di Trevi ne “La dolce vita”. Somma dolcezza e appagamento, eppure per raggiungere quest’apice i due personaggi hanno dovuto attraversare i deserti dell’incomprensione e della separazione.

Il mito è narrato da Apuleio (secondo secolo a. C.) nella sua opera più nota, “L’asino d’oro”. L’oro è il simbolo della perfezione, l’asino, contrariamente a quanto l’abbiamo fatto diventare oggi nell’immaginario comune, era simbolo di saggezza e regalità, specie presso gli Ittiti. Anche per gli Ebrei il significato è lo stesso; nella domenica delle palme Cristo, discendente regale di Davide, cavalca un asino. Ma torniamo ai due amanti paradigmatici. Si incontrano e si mano nel palazzo di Eros, ma pare che la fanciulla non conosca il suo viso (chi sa veramente chi è l’altro prima, se non nel desiderio?). Il dio le impone di non vederlo, i due si amano al buio. Ma una notte Psiche, spinta dalla curiosità infantile, è ancora una bambina un’anima ignara, accende una lucerna e scopre la bellezza superlativa del suo innamorato. Una goccia d’olio cade inavvertitamente sul petto del ragazzo, che si sveglia improvvisamente e morto di paura fugge a rifugiarsi sotto le gonnelle protettrici di sua madre Afrodite, invidiosa del loro amore. Ecco là ancora ben evidente il complesso edipico. Eros non è ancora pronto per l’amore. Neppure psiche è una donna matura e saggia, lo diverrà. Affinché Afrodite dia il consenso all’unione, Psiche deve superare quattro prove difficilissime. Da sola non potrebbe farcela mai; viene aiutata da due componenti essenziali dell’essere: la natura provvida e lo spirito superiore, con cui la ragazza, un essere umano non ancora divino, si deve rapportare.

La prima prova consiste nel separare una mole incredibile di grano e lenticchie dalla sporcizia e dalla pula. Sono le formiche a soccorrere Psiche, quell’istinto animale che troppo spesso la ragione disprezza. Gli insetti compiono magistralmente il lavoro per lei. I suggerimenti delle nostre pulsioni vanno accolti per imparare a separare il bene dal male.

Come seconda prova, Psiche deve portare ad Afrodite un po’ del vello d’oro di pecore inavvicinabili. In realtà si tratta di mostri travestiti da animali mansueti, pronti a sbranarla. Di ciò la avverte una canna. Pensiamo alla dirittura di questo vegetale, perfetta immagine della dirittura morale, dell’io integrale e volitivo come lo vediamo rappresentato nell’alfabeto inglese. La simbologia dell’albero ha pure una valenza cosmica, è l’asse del mondo, Axis Mundi, riprodotta in noi dalla colonna vertebrale e dai centri energetici posti ai suoi lati, la “Kundalini” di cui avremo modo di occuparci. Lasciamo parlare Mircea Eliade (1907-1986): “Nei miti e nelle leggende sull’Albero della Vita abbiamo spesso trovato implicita l’idea che esso si trova nel centro dell’Universo e collega Cielo, Terra e Inferno. Questo dettaglio di topografia mitica ha valore particolarissimo nelle credenze dei popoli nordici, sia altaici che germanici e centro-asiatici, ma la sua origine è probabilmente orientale (mesopotamica).” ( Mircea Eliade, Albero – “Axis Mundi“, in Trattato di storia delle religioni, Torino, Boringhieri, 1984, pp. 384 e ss..)

Anche Leopold Bloom, protagonista di “Ulisse” di Joyce, dopo essere rinato nel casino e prima di ritornate a casa da Molly, alza gli occhi al cielo e contempla uno stupendo azzurro e fantastico albero della vita. Dobbiamo scoprirlo prima di sapere amare, perché l’amore è una potenza cosmica in noi incarnata. La canna insegna a riconoscere la verità dietro false apparenze; consiglia di lasciare perdere le pecore e di attendere la notte; solo allora Psiche potrà raccogliere la lana d’oro rimasta impigliata nei cespugli.

La terza prova riguarda la capacità di riempire un’ampolla con l’acqua sacra (eternità) di una sorgente situata in cima a una montagna. Lo farà un’aquila generosa (il Grande Spirito per i Nativi Americani, l’unico uccello che può fissare il sole senza accecarsi).

La quarta prova consiste nel discendere nell’Ade e chiedere un po’ di crema di bellezza a Persefone. La vera bellezza è nascosta nel profondo… La discesa agli inferi trasmutatrice e rigeneratrice è un classico nella mitologia. La compie Ulisse e pure Faust. Psiche è pronta a discendere fino al fondo dell’essere, e a ritornare.

Dopo le quattro grandi prove la donna diventa dea e può congiungersi all’amato bene, nel frattempo maturato nel dolore dell’assenza.

Graziella Atzori