Tony Harrison

Tony Harrison
 
 

Ho sentito leggere Tony Harrison per la prima volta nel 1984. Il testo che mi è rimasto impresso era A Kumquat for John Keats [Un kumquat per John Keats]. La sua poesia affonda le radici nei classici e nelle sue origini nordiche (Yorkshire, Regno Unito), e alcuni dei suoi lavori giovanili lo riflettono, specialmente le poesie sui genitori (Timer, Bookends [Fermalibri]), che suonano particolarmente bene nel suo accento dello Yorkshire. La sua influenza fu uno degli stimoli più importanti a lavorare di più sulla mia poesia, ancora troppo basata sui classici della tradizione che si studiano a scuola. Lessi le sue opere avidamente. Ottenne la fama poco più tardi, con la pubblicazione nel 1985 del testo seminale V., scritto nel bel mezzo dello sciopero dei minatori del 1984-1985: un ritratto delle aspirazioni dei lavoratori, del conflitto interiore di un iconoclasta del nord e delle divisioni sociali. Raggiungo con un balzo la mia antologia di poesia britannica contemporanea, focalizzata sull’era Thatcher, che uscì come Quarante et un poètes de la Grande Bretagne (Ecrits des Forges/Le Temps de Cerises, in lingua francese, 2003). Tony Harrison era una scelta ovvia per l’antologia, e acconsentì gentilmente alla pubblicazione di tre poesie in traduzione, una delle quali era The pen and the gun [La penna e la pistola] (si apre con i versi “Non posso usare questa penna/senza che m’attanagli la pena del piccione.//La penna gratta l’angoscia che ha provato./Ha impiegato due giorni a morire. Solo per colpa mia.”). Nei dieci anni che seguirono scrissi una serie di pezzi sulla casa e le esperienze della mia infanzia e una di queste si chiamava Attic: gun not pen [Soffitta: penna non pistola], un’allusione alla poesia di Tony, dato che entrambe prendevano spunto dallo stesso evento (ibid. “Sorte del principiante: provai e feci centro,/diciamo, al primo colpo.//Cadde nel fosso, lontano dalla mano e dalla vista,/non fosse per gli artigli che grattavano l’ardesia”) ma con un finale diverso. Queste poesie uscirono in Bacon, Bits, and Buriton [Bacon, Brani e Buriton) (Corrupt Press 2011) e poi in italiano e inglese in Nel santuario (Samuele Editore, 2013), nell’efficace traduzione di Guido Cupani (“I take aim, a sitting pigeon,/still hear it convulsing. Wimp.”, “Prendo la mira, un piccione a terra/si contorce ancora, lo sento. Vigliacco.”). Questo è solo uno dei punti di contatto che ho incontrato nel mio percorso di poeta. Si noti, tuttavia, che quanto detto è solo un aspetto del lavoro di Tony Harrison. È anche noto per le sue traduzioni del teatro greco classico (l’Orestea), per i Mysteries [Misteri], come pure per le collaborazioni teatrali con il compositore Sir Harrison Birtwistle, ad esempio Yan Tan Tethera. Vale davvero la pena indagare la sua opera più a fondo.

Patrick Williamson

 
 
 
 
My father speaking was like conjurers I’d seen
Pulling bright silk hankies, scarves, a flag
Up out of their innards, red, blue, green,
so many colours it would make me gag.
Dads eldest brother had a shocking stammer.
Dad punctuated sentence ends with but…
Coarser stuff tnah silk they haulled up grammar
Knotted together deep down in their gut.
Theirs are he acts I nerve myself to follow.
I’m the clown sent in to clear the ring.
Theirs are the tongues of fire I’m forced to swallow
then bring back knotted, one continuous string
igniting long-pen silences, and going back
to Adam fumbling with Creation’s names,
and though my vocal chords get scorched and black
there’ll be a constant singing from the flames.
 
 
 
 
Mio padre parlava come quei maghi che avevo visto
cavare sciarpe, bandiere, fazzoletti di seta,
dalla bocca: rosso, blù, verde…
i colori eran tanti che mi avrebbero soffocato.
Suo fratello maggiore aveva una balbuzie tremenda.
Papà concludeva le frasi con “ma…”.
Roba più grezza della seta: estraevano grammatica
Che gli s’era tutta aggrovigliata nella pancia.
Le loro esibizioni io mi sforzo di ripeterle.
Sono il pagliaccio mandato a svuotare la pista.
Le loro lingue di fuoco devo ingoiarle
per risputarle annodate, in un’unica miccia
che dà fuoco a lunghi silenzi, e risale indietro
fino a Adamo che inciampa nei nomi del Genesi,
e per quanto le mie corde vocali finiscano bruciate,
ci sarà un canto costante dalle fiamme.
 
 
Traduzione di Massimo Bacigalupo
 
 
 
 

Ulteriori dettagli su Tony e le sue opere (in italiano) qui: http://www.casadellapoesia.org/poeti/harrison-tony.

Vedi anche: V. http://movingpoems.com/2012/02/v-by-tony-harrison/, e Timer http://poetrysociety.org.uk/poems/timer/.

Un’analisi accademica qui: https://core.ac.uk/download/pdf/2731697.pdf.