Le prime volte non c’era stanchezza – Luigi Finucci

Le prime volte non c’era stanchezza – Luigi Finucci
Eretica Edizioni 2016, prefazione di Alessandra Piccoli
 
 

Luigi Finucci è un poeta che sussurra, le sue sono liriche dal tono delicato che toccano temi esistenziali come la morte, l’affanno d’amore, la stanchezza del vivere, la follia; lo fanno sottovoce, offrendo un caleidoscopio di possibilità interpretative quasi fossero specchi in cui si riflette l’io del lettore.
Il tema centrale di questa raccolta è il tempo; tempo che è un orologio che segna la stanchezza del poeta, ma anche di una penna che scrive sempre con maggiore fatica, perché vivere stanca, soprattutto quando si sopravvive a qualcosa che non c’è più e che ha lasciato spazio alla solitudine.
[…] Questa raccolta è come un bel viaggio, che parte con lentezza permettendo al lettore di posare lo sguardo sull’ambiente circostante, assaporandone i particolari; un viaggio dove si arriva comunque puntuali, senza soste.
Sono poesie mature che sorprendono nella loro semplicità, i verso scorrono come ruscelli, la natura acquista piacevoli caratteristiche umane (“A maggio il mare era basso di statura”) ed è facile immaginare questo poeta “bambino” che ricorda il suo gioco più prezioso.

 

Alessandra Piccoli

 
 
 
 
Ci si stanca spesso
 
Ci si stanca spesso
di un tavolo vuoto,
l’orologio bussa,
un gesto e una penna
pesano più di un firmamento creato;
 
e poi c’è il sogno
supino e sfuggevole:
sarà dunque inutile
ricordare le emozioni,
lacrime ormai scese
lucciole nel buio della realtà
nel vuoto di un tavolo.
Ci si stanca spesso
o forse ci si dimentica
dolore e carezze,
si perde lemtamente
il diritto
di essere deboli.
 
 
 
 
 
 
Sogni di luce
 
Ecco cosa sognavo,
i miei occhi erano innocenti
la luce sembrava non finire
con il calar del giorno:
eravamo in tanti
e toccarci l’anima
con le mani piccole,
a sbucciarci le ginocchia
con una novità incessante.
 
Il nostro mondo era breve,
infinito per i nostri occhi.
 
Il nostro mondo era libero
come un sogno
di cui non ricordo la fine.