Inequilibrio – Rossella Tempesta

tempesta
 

Rossella Tempesta è un’autrice già ben nota al pubblico dei lettori di poesia italiani. Inserita nell’ultima edizione dei Nuovi poeti italiani (Einaudi, 2012) a cura di Giovanna Rosadini, si riconosce per un verso colorato eppure essenziale. Una particolarità che nei suoi versi torna come un riflesso intravisto di un ribollire sottocutaneo della poesia stessa. Si legge ad esempio nel succitato volume Einaudi: Sgranate di rose / ai bordi della ferrovia, / insospettabile qualità, vera dote / di tutte le mogli dei ferrovieri. / Coltivare giardini rugginosi, / nelle sere, / queste macchie fiamminghe / per gli occhi dei viaggiatori.

In Rossella Tempesta c’è una misura che dice una non-misura, c’è una pulizia del verso che conta e sceglie le parole quasi con pudore, come fosse un’ospite femminile che accoglie degli amici rimanendo quieta in una posa timida, educata. Ma con negli occhi un colore che dice il fuoco dello stomaco, dei fianchi, delle ossa stesse. Come nel suo ultimo edito uscito quest’anno come ebook gratuito per il sito La Recherche, Inequilibrio. Un libro che fin dal titolo si distingue per ampiezza e complessità. Inequilibrio è un termine che deriva da una riflessione anteriore che inevitabilmente lo ha coniato. Il primo significato che salta agli occhi è in equilibrio che comunque sta alla pari col significato opposto, disequilibrio, se intendiamo in usato in senso privativo (come nel termine inattività per intendersi). Ma quella particella in ci porta anche alla sostanza più profonda della poesia di Rossella Tempesta, e cioè un affondo tanto poetico quanto fondamentalmente filosofico dentro l’animo umano (in, dentro). Tanto il proprio quanto quello degli altri. Per cui ne deriva un’onnicomprensività che abbraccia la forbice dei significati con un’accezione comunque positiva a causa della forma (basti notare la presenza forte della i in inequilibrio, quella medesima i usata da Leopardi nel testo L’infinito con tutto il bagaglio di implicazioni semantiche che questo comporta).

Leggendo Inequilibrio ci si trova a incontrare una passione dei muscoli che cerca di non debordare. E incredibilmente ci riesce non tradendosi nè mascherandosi. Un incontro che tra l’altro resta tale e non sfocia mai nello scontro per un insito entusiasmo nella poesia di Rossella. Un entusiasmo che però non copre nè nasconde l’ansia, la paura, la frenesia, come giustamente dice Roberto Maggiani in prefazione.

Una poesia squisitamente sensuale ma non in senso esclusivamente sensuale. Vi sono infatti testi dedicati agli amici (come quello alla stessa Giovanna Rosadini), testi ispirati alla situazione di determinati paesi (come quello ispirato a Kabul: Non si aggredisce qualcuno che dorme, / se non il nemico è chiaro, / eppure per il suo sonno trova misericordia. / Nel sonno e nella morte siamo nudi), e testi di riflessione personale (Cerchiamo gli auspici, / chiamiamo risposte possibili / alle nostre comuni domande). La poesia di Rossella ha la sensualità del corpo in ogni lettera che compone il verso, è un modo di relazionarsi col mondo che inevitabilmente crea quell’entusiasmo di cui ho detto. Perchè quando il mondo è colto con interezza e nella sua interezza non può che esprimere stupore, apnea dello sguardo per coglierne le minime quanto stupefacenti vibrazioni.

Non di rado nei testi di questa raccolta è letteralmente invocata la nudità (Nella nuova casa di campagna / sto nuda sul letto […] L’ombra mia amica, dove potrò giacere / e finalmente nuda […] Ecco chi siamo, vedi. / Viaggiatori nudi) che non è mai esposizione di sè o della propria sensualità ma della propria esistenza in relazione col mondo (da cui deriva un livello infinitamente più profondo di sensualità). Un trovarsi nel mondo, tra le persone, un osservare e un parlare curioso, perpetuamente curioso. O come dice la stessa Rossella nel testo che chiude il libro: a intercettare con la punta dell’occhio / il volo degli uccelli sapendo poi che potrebbe il tuo tagliente sguardo / di giada / essersi tramutato / in volo, intorno a noi.

 
 
 
 
 
 
testi tratti da Inequilibrio di Rossella Tempesta (La recherche 2015) – scaricabile qui

 
 
 
 

A Giovanna Rosadini
 

Santa Poesia
che ci ha fatte incontrare, amica
sorella mia

Che vero bene vederti, quando sorridi
anche con gli occhi intensi e scuri
penso a quando dormivi, per
tutti quei giorni e quelle notti

Poi mi racconti della tua conversione
della tua vita ebraica,
del grande bene dell’amicizia

e penso che non potevi
che svegliarti.

 
 
 
 
 
 

à Paris

 
I.

 
Parigi è la piccola boulangerie con lo studente universitario
che affetta per noi -ben sottile-il crudo di Auvergne;
è il signore con l’abito scuro e i sandali aperti
che mi consiglia di assaggiare il medesimo
fromàge jeunne che lui pure ha scelto.

 
 
 
 

II.

 
A Parigi si baciano ovunque
e le donne sono molto sottili
spesso portano gonne di seta e foulard
e la notte a Parigi è più viva del giorno.
Non è affatto un luogo comune.

 
 
 
 

III.

 
Respiri acqua
ed io pure, come avessimo branchie
sui fianchi, all’Hammam dei Bains du Marais.
Scivoliamo come pesci sul marmo, lucidi
amniotici.

 
 
 
 

IV.

 
Le Balançoire
è l’altalena della prima cena parigina
ho il cuore verde e fresco
come la mia vellutata di piselli
e ti bacerò a lungo
nonostante i tuoi piccoli calamari
in salsa all’aglio della Bretagna.

 
 
 
 

V.

 
Al Louvre
innamorati della Venere di Milo
deferenti e confidenziali da Monna Lisa.
Un’assoluta tenerezza
Per la mummia minuta
-credo una donna-
fotografata senza posa.

 
 
 
 
 
 

Che l’unica sete
è contare i tuoi giorni, da vicino
vederli e sbocciare sorrisi
distendersi rughe leggere
accennare degli occhi commossi
di pianti e di gioia

Una vita, eppure
ancora non si trova nulla
di più bello da guardare che non gli alberi
e gli uomini fiorire.

 
 
 
 
 
 

Come il tuo sguardo azzurro
è l’alba della campagna.
Esiste solo l’oggi
e questo vento di scirocco
sui campi e sul mare.

 
 
 
 
 
 

Ho custodito il tuo cuore
sotto il palmo della mia mano
e che il tuo sonno tranquillo
avvenisse a ridosso degli argini.

Nel letto scorrevo come un fiume
Sempre e per sempre diversa.

 
 
 
 
 
 

La ragazza di Marco Polo

 
Come sei bella ragazza,
mia dirimpettaia, raccolta
nell’azzurro e polvere del sedile
del treno Marco Polo

parli di tuo padre al telefono
con tono basso e vibrato,
tuo padre che è rimasto un po’ spiazzato
da una tua scelta (non so quale),
tuo padre che si preoccupa per te,
che potrebbe morire, dici

e sorridi sorniona a chi non ti vede
ma solo ascolta del tuo abete
che l’anno scorso era tra alti e bassi ma ora
è cresciuto tanto ed è bellissimo
più alto di te, dici.

Dici con voce che ama,
ad uno che è sempre un gran signore, che ti offre il caffè
e che poi è un po’ vigliacco.

Con tono scherzoso lo hai detto,
mentre il treno riparte da Aversa
e tu per lui, che per sua fortuna
non ti vede, hai un sorriso
perfetto
un volto da ragazza di Gauguin
tornata carne.

Mentre gli domandi che farà se lei
gli chiederà di vederlo,
tu sorridi, sorridi…
Contrasti la notte fuori dai vetri.