Vincenzo Mascolo (Italia) – ita/espa


 

foto di Dino Ignani

 
 
L’attesa
 
Scena:
Un uomo solo seduto al tavolino di un bar.
Altre persone nella sala. Una musica in sottofondo.
Riascoltando questa vecchia canzone di Edith Piaf,
che arriva soffusa e lontana come i miei ricordi,
mi viene da pensare che anche io non mi pento di niente,
anzi, che non ho niente di cui voglia pentirmi.
Perché se lo volessi dovrei farlo proprio adesso,
intendo in questo istante,
tra un bicchiere e l’altro di prosecco
che mi vengono serviti al tavolino,
davanti a coloro che, come me,
sono seduti in questa sala
in solitaria attesa che si compia qualcosa
che non sappiamo nemmeno cosa sia.
Reciterò però con devozione i vostri miserere
da sgranare uno a uno quando viene sera
per non aver paura
ma non chiedetemi atti di dolore
perché è già dolore
questo mio essere diviso
tra la terra e il cielo,
il vero senso che non colgo,
la mia postura.
 
 
 
 
 
 
La espera
 
Escena:
Un hombre solo sentado a la mesita de una cafetería.
Otras personas en la sala. Una música de fondo.
Reescuchando esta vieja canción de Edhit Piaf,
que llega difusa y lejana como mis recuerdos,
llego a pensar que también yo no me arrepiento de nada,
más bien, que no tengo nada de que quiera arrepentirme.
Porque si lo quisiera debería hacerlo propio ahora,
entiendo en este instante,
entre una copa y otra de prosecco
que me sirven en la mesita,
frente a los que, como yo,
están sentados en esta sala
en solitaria espera que se cumpla algo
que ni siquiera sabemos lo que es.
Recitaré pero con devoción sus miserere
desgranando uno a uno cuando llega la noche
para no tener miedo
pero no me pidan actos de dolor
porque ya es dolor
este mi ser dividido
entre la tierra y el cielo,
el verdadero sentido que no entiendo,
mi postura.
 
 
traduzione di Antonio Nazzaro