POESIA A CONFRONTO – Cuore


 
 
 
 

POESIA A CONFRONTO – Cuore
DANTE, WORDSWORTH, DICKINSON, CORAZZINI

 
 

Il cuore, come luogo depositario dei sentimenti più intimi, o della memoria secondo altre tradizioni, o addirittura dell’anima sensitiva o dell’anima tout court: tutte convinzioni che, per quanto oggi destituite di evidenza dalle acquisizioni scientifiche, continuano tuttavia a avere un ascendente importante sull’immaginario, e di conseguenza sulla poesia, anche contemporanea.
Nella celebre poesia di Dante, in apertura alla Vita Nuova, al saluto (quindi l’invocazione di grazia e di salvezza) ai fedeli d’amore che ne sanno intendere le ragioni e l’essenza, segue l’apparizione di Amore, in forma personificata, che nutre “madonna”, ossia Beatrice, offrendole in pasto, con un’immagine macabra e potente insieme, il cuore del poeta. Tutto gioca su un’evidente simbologia nella ritualità tutta stilnovistica che prevede l’unione indissolubile fra amante e amata, fino alla reciproca identificazione dell’uno nell’altra, senza soluzione di continuità.

Il cuore, nella poesia di Wordsworth, in linea con la sensibilità romantica, diventa invece strumento di conoscenza per poter aprire l’uomo verso lo stupore del mondo: l’elemento scatenante nell’avvio della composizione è la visione di un arcobaleno che viene accolto con la stessa meraviglia con cui il bambino, poi uomo, vede in sé il manifestarsi della vita, il suo procedere di anno in anno, di stupore in stupore, animata sempre da una fiducia inestinguibile nel suo incessante sapersi rigenerare, farsi strada nell’esperienza del mondo.

Emily Dickinson, con la sottigliezza e la sagacità tipiche della sua poesia, ci offre una sorta di eziologia delle ragioni del cuore: attraverso l’anafora di “then”, il testo evidenzia una progressione di esigenze / assoluzioni che il cuore dell’uomo cerca via via di realizzare o di perseguire, nel conflitto perenne che lo fa oscillante fra ricerca del piacere e esperienza del dolore, fino all’esito finale inevitabile: quello imposto da un Dio che qui diventa Inquisitore, come se l’uomo fosse sotto accusa in un processo dall’esito scontato.

Il giovane Corazzini rappresenta il suo cuore, con un’immagine molto incisiva e al tempo stesso un po’ melodrammatica, come una “rossa / macchia di sangue”, in cui intingere la penna per poter fare poesia, finché resterà ancora sangue di cui scrivere, vita di cui parlare. Il tono malinconico, tutto volto a una percezione imminente della morte che incombe, è sia frutto di evidenza autobiografica (la tisi di cui il poeta soffriva e che in quegli anni portava inevitabilmente alla morte) sia interiorizzazione di quel sentimento di fragilità e transitorietà dell’uomo di inizio secolo (‘900) che sono motivi conduttori della poesia crepuscolare.

 

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
DANTE
(Da Vita Nuova, 1292-1295)
 
A ciascun’alma presa e gentil core
nel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente,
salute in lor segnor, cioè Amore.
 
Già eran quasi che atterzate l’ore
del tempo che onne stella n’è lucente,
quando m’apparve Amor subitamente,
cui essenza membrar mi dà orrore.
 
Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo.
 
Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo.
 
 
 
 
 
 
WILLIAM WORDSWORTH
(Da Poems in two Volumes, 1807)
 
My heart leaps up when I behold
A rainbow in the sky:
So was it when my life began;
So is it now I am a man;
So be it when I shall grow old,
Or let me die!
The Child is father of the Man;
And I could wish my days to be
Bound each to each by natural piety.
 
 
 
 
Il mio cuore ha un soprassalto quando
osservo un arcobaleno in cielo;
così accadde quando iniziai a vivere;
così accade ora che sono un uomo;
così accada quando diventerò vecchio
o, altrimenti, lasciatemi pure morire!
Il Bambino è padre all’Uomo;
perciò vorrei i miei giorni fossero
uniti nella fiducia reciproca
naturalmente l’uno all’altro.
 
(traduzione di Fabrizio Bregoli)
 
 
 
 
 
 
EMILY DICKINSON
(da Tutte le poesie, Mondadori, 1997)
 
The Heart asks Pleasure – first –
And then – Excuse from Pain –
And then – those little Anodynes
That deaden suffering –
 
And then – to go to sleep –
And then – if it should be
The will of its Inquisitor
The liberty to die –
 
 
 
 
Il cuore domanda il Piacere – all’inizio –
E poi – la deroga dal Dolore –
E poi – quei piccoli sedativi
Che mitigano la sofferenza –
 
E poi – di poter dormire –
E poi – fosse davvero questo
Il volere del suo Inquisitore
Il libero diritto di morire –
 
(traduzione di Fabrizio Bregoli)
 
 
 
 
 
 
SERGIO CORAZZINI
(Da Poesie edite e inedite, Einaudi, 1968)
 
IL MIO CUORE
 
Il mio cuore è una rossa
macchia di sangue dove
io bagno senza posa
la penna, a dolci prove
 
eternamente mossa.
E la penna si muove
e la carta s’arrossa
sempre a passioni nuove.
 
Giorno verrà: lo so
che questo sangue ardente
a un tratto mancherà,
 
che la mia penna avrà
uno schianto stridente…
… e allora morirò.