Ode from a Nightingale / Ode da un usignolo, Federica Galetto (Kolibris edizioni, 2019, traduzione di Chiara De Luca).
Ode from a Nightingale / Ode da un usignolo è un libro scritto in inglese da Federica Galetto e tradotto in italiano da Chiara de Luca. In effetti già questo tipo di operazione mi era parsa interessante per il fatto che l’autrice non è madrelingua inglese. Decidere di scrivere in una lingua non propria implica mettersi in gioco, spogliarsi in un certo senso di molte sovrastrutture legate alla tradizione, alla cultura. Il risultato è un lavoro in cui – soprattutto nelle prime due sezioni del libro – il lettore è immerso pienamente non solo nel progetto libro/discorso sulla natura ma anche nel percorso a due autrice/traduttrice. Non è sempre facile mantenere alta l’attenzione in un libro bilingue, eppure qui succede, complice l’ottima traduzione di Chiara de Luca che è lei stessa una poetessa.
Il rimando alla natura che si evince dal titolo non è fine a sé stesso ma si colloca in un progetto quasi di personificazione. L’autrice/usignolo canta dal luogo del silenzio facendosi portavoce di tutti gli elementi/fratelli che si intravedono dalla stanza. Il luogo del silenzio, la stanza, la finestra, diventano mediatori per una nuova visione in cui l’altro è cielo/erba/bosco/rugiada/fiore.
Si avverte nella poesia di Federica Galetto un senso di benedizione nei confronti del tempo, come se fosse sempre alba o sempre giorno nuovo.
Melania Panico
Ghosts are in the mood
Ghosts are in the mood
to close their arms around the time
They’ll never know the first
ray of light is a pearl without
its shell
And shine words on the wall
A luscious cascade of sounds
after the robin has jumped down
on the grass
Crisp and haunting and cool
is the moan
Rebellious pity of a move
sparkling over
A round muffled voice
ahead crosses its legs and spreads
like the desert when the wind blows
in the dark
and no more signs are on the sand
Far away a wish without fail
grasps the ribbon of a new day
Suddenly a dormant tenderness
appears on a bare branch and sings
Gli spettri sono in vena
Gli spettri sono in vena
di chiudere le braccia attorno al tempo
Non sapranno mai che il primo
raggio di luce è una perla senza
guscio
E brillano parole sul muro
Una seducente cascata di suoni
dopo che il pettirosso è sceso saltando
sull’erba
Netto e inquietante e freddo
è il gemito
Ribelle pietà di un moto
che scintilla al di sopra
Una tonda voce ovattata
davanti incrocia le gambe e si estende
come il deserto quando soffia il vento
nel buio
e non ci sono più segni sulla sabbia
In lontananza un desiderio tenace
afferra il nastro di un nuovo giorno
Di colpo una latente tenerezza
appare su un ramo nudo e canta
Stay awake
Stay awake, my arms call you
And broken is now the breath,
outside there my poor soul cramped
into a gorse bush.
There are lights standing in the
air evaporating,
and a dog’s
barking where the ghosts fade
away along the path.
Stay awake please,
the sunrise is lost
forever,
in your sweet smelling pillow.
Resta sveglio
Resta sveglio, le mie braccia ti chiamano
Spezzato è ora il fiato,
là fuori la mia povera anima implosa
in un cespuglio di ginestra spinosa.
Ci sono luci in piedi dentro
l’aria che evapora,
e il latrato
di un cane dove gli spettri
sfumano lungo il sentiero.
Resta sveglio per favore,
l’alba è perduta
per sempre,
nell’odore dolce del tuo cuscino.