Su Nome di paese: Ascensione di Mario Santagostini (Fallone editore 2025).
Una raccolta apparentemente piccola, apparentemente secondaria in una produzione attentamente storicizzata di raccolte più ampie. Eppure una raccolta densissima, non così piccola se si pensi che le dodici poesie del sottotitolo in realtà corrispondono a 26 testi.
Il libro è quasi un prosimetro, in cui cioè si alternano testi in poesia, in verso libero, e in prosa, ma mantenendo un tono coerente, con una serie di perni tematici che, appena sotto la superficie cioè mai scopertamente, per la classica “fretta di dire”, toccano temi di riflessione per nulla astratti: la memoria, la persistenza del passato, la nostra identità (la Rappresentazione di se stesso con cui si apre la raccolta), la precarietà e indeterminatezza del tutto, l’aleatorietà irredimibile del tempo, il scivolare nel nulla… Sono temi universali, direi classici, ma trattati alla luce del nostro sentire moderno o, meglio, del sentire moderno di un poeta, che lavora da tempo su questi temi e li ha sviluppati con tragica leggerezza in quello che con felice ossimoro ha definito, nella terza sezione di Una lettera arrivata, e mai partita, “Realismo magico”.
Del resto, questa raccolta definisce sempre più una poetica di cui è stato detto che “l’io pare dissolversi – come nel celebre paradosso del gatto di Schrödinger – nella moltitudine dei possibili, il tempo allargato, onirico, lo sguardo e il racconto visionari, magici.” (Davide Toffoli, https://www.avampostopoesia.com/recensioni/santagostini-lettera – recensione a Una lettera arrivata, e mai partita, Garzanti 2022).
Mauro Ferrari
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