La ruminazione è letale – Antonio Francesco Perozzi


 
Over
 
L’analista chiama overthinking
ciò che ho sempre spacciato per mio talento:
pensandoli e ripensandoli spappolare gli eventi,
ridurli; esagerare le situazioni
elencando futuri alternativi; sopravvalutare
le mosse degli altri. Credevo essere
una buona strategia di difesa vedere
oltre le cose presenti una sfrangia di segni
ulteriori, di occasioni non casuali,
la perfetta – insomma – orologeria degli astri.
Invece la ruminazione è letale
e clinicamente io apro all’ingresso
di pensieri intrusivi, preoccupazioni brillanti
che mi sfiancano. Nel percorso verso casa
trasformo intuizioni innecessarie in muscoli contratti
delle mani o del viso.
 
 
 
 
 
 
placebo
 
ad esempio elisa ha trovato qualcosa nel pilates
le sue cosce si tonificano e la sua vita si rischiara
quando la sera rientra stanchissima andrea
ottenuto l’indeterminato si prende cura dell’audi
bianco latte davide non esce più di casa
ama sua madre il paese la domenica
stefano vende cocaina e ha due figli
alle elementari paolo cinquant’anni viaggia
le mattine verso roma fa il conto a rovescio
è cattolico per educazione come mara convinta
che il bilocale in puglia salverà la coppia
yuri precario si rinnova la notte su fortnite
chiara approssima la sveglia alle otto di un minuto
ogni settimana carlo si fida della lega
la sicurezza è al primo posto dice valerio
spala crostacei nel ghiaccio del bancone
beve tre peroni al giorno e come gli altri
sente la fine lontanissima
 
 
 
 
 
 
Rasoterra
 
Trenta secondi in cui mi immagino
i vecchi davanti a me, loro quattro,
che si piegano a un naso dall’asfalto,
il tabaccaio orizzontale, i cani
rimpiccioliti dove respirano la polvere,
tutto il paese sbracato, tutti noi
che lo abitiamo che lo abitiamo
entro un metro dal terreno.
 
Quando mi sveglio sono alla stazione
che aspetto. Sono tutti in piedi ben oltre la soglia.
Però mi resta come l’eco di un colpo che batte
più forte se rasoterra, un timpano, un tarlo.
All’una passa Meolo e ci carica, ed è tutto qua.