I maestri: Anne Sexton

I maestri: Anne Sexton 1
 
 
 
 
Consorting With Angels
 
I was tired of being a woman,
tired of the spoons and the post,
tired of my mouth and my breasts,
tired of the cosmetics and the silks.
There were still men who sat at my table,
circled around the bowl I offered up.
The bowl was filled with purple grapes
and the flies hovered in for the scent
and even my father came with his white bone.
But I was tired of the gender things.
 
Last night I had a dream
and I said to it…
‘You are the answer.
You will outlive my husband and my father.’
In that dream there was a city made of chainswhere
Joan was put to death in man’s clothes
and the nature of the angels went unexplained,
no two made in the same species,
one with a nose, one with an ear in its hand,
one chewing a star and recording its orbit,
each one like a poem obeying itself,
performing God’s functions,
a people apart.
 
‘You are the answer,’
I said, and entered,
 
lying down on the gates of the city.
Then the chains were fastened around me
and I lost my common gender and my final aspect.
Adam was on the left of me
and Eve was on the right of me,
both thoroughly inconsistent with the world of reason.
We wove our arms together
and rode under the sun.
I was not a woman anymore,
not one thing or the other.
 
O daughters of Jerusalem,
the king has brought me into his chamber.
I am black and I am beautiful.
I’ve been opened and undressed.
I have no arms or legs.
I’m all one skin like a fish.
I’m no more a woman
than Christ was a man.
 
 
 
 
Frequentando gli angeli
 
Ero stanca di essere donna,
stanca di pentole e cucchiai,
stanca di bocca e seni,
stanca di cosmetici e sete. 
C’erano ancora uomini alla mia mensa,
seduti in cerchio intorno alla coppa dell’offerta. 
La coppa era piena d’uva nera, 
e le mosche ci ronzavano attorno
attratte dall’odore,
e venne anche mio padre in candida erezione. 
Ma io ero stanca del sesso delle cose. 
La notte scorsa ebbi un sogno, 
e gli dissi… 
“tu sei la soluzione, 
tu sopravvivrai a mio marito e a mio padre”. 
Nel sogno apparve una città di catene, 
dove Giovanna fu messa a morte vestita da uomo 
e la natura degli angeli era inspiegabile, 
non c’erano due ad una maniera, 
uno aveva un naso, un altro un orecchio sulla mano, 
uno masticava una stella misurandone l’orbita, 
ognuno una poesia che obbedisce alle proprie leggi, 
svolgevano la funzione di Dio, erano un popolo a parte. 
 
“Tu sei la risposta” dissi, ed entrai, 
giacqui alle porte della città. 
 
Poi fui messa in catene, 
e persi il buon sesso e l’aspetto finale. 
Avevo Adamo alla mia sinistra, 
ed Eva alla mia destra, 
entrambi in contrasto con il mondo razionale. 
Ci stringemmo le braccia, 
e cavalcammo sotto il sole. 
Non ero più donna, né nessun’altra cosa. 
 
O figlie di Gerusalemme, 
il Re mi ha condotto nelle sue stanze. 
Nera è bello.
Sono stata aperta e spogliata. 
Non ho né braccia né gambe. 
Sono in un’unica pelle
come un pesce. 
Non sono più una donna
di quanto Gesù fosse un uomo.
 
da Poesie su Dio (Le Lettere, 2003, a cura di Rosaria Lo Russo)