Vita e morte di un poeta di Nicola Bultrini


da Pordenoneleggepoesia
 

Beppe Salvia (Potenza, 10 ottobre 1954 – Roma, 6 aprile 1985) è stato un grande poeta che ha rivoluzionato la poesia italiana negli anni ’80 del ‘900. L’elemento assolutamente nuovo della sua poesia è anzitutto, attraverso la rivalutazione di Pascoli e D’Annunzio (che i poeti del ‘900 dovettero scostare da sé per esistere), la ricollocazione della lingua e della sua tradizione al centro del fare poetico: la lingua è sentita da lui come qualcosa di vivo e pensante, fatta di carne, di senso e sensi, odori sapori colori; è coscienza e memoria di se stessa, e ha casa nella poesia.

È con questa lingua nuova e antica insieme che Beppe può affrontare e dire la “vita nuda”: “Noi proviamo in questa notte a scrivere della vita e della morte” recita l’inizio de Il lume accanto allo scrittoio. “Scrivere della vita e della morte”, eccola qui la “vita nuda”, intera, integrale, con la sua morte accanto. Scrivere perché la vita resti, togliersi dal flusso postmoderno dell’usa e getta, della deperibilità, dall’ideologia del gioco e della vergogna, scrivere per davvero e non per finta, con uno scrittoio vero, e un lume vero, nella notte in cui siamo tutti. Scrivere perché siamo veri, e non fantasmi, e la nostra vita ci chiede di essere scritta, fermata nelle sue infinite immagini che sono la nostra carne il nostro cuore la nostra anima. Uscita dal postmoderno e, anche, dall’ermetismo, laddove non erano riusciti, a detta di Emanuele Trevi, neanche gli sperimentali e neoavanguardisti.

Dopo le varie pubblicazioni, tutte postume (perché anche la prima, Estate di Elisa Sansovino, uscì pochi mesi dopo la sua morte), è stata recentemente pubblicata un’edizione di Cuore (la sua raccolta principale) con attenzione filologica ai manoscritti, a cura di Sabrina Stroppa (Interno Poesia, 2021). Ciò che mancava era una biografia attendibile di Salvia, su storie anche infondate e leggende dovendo poggiarsi gli studi, e sul mito che anche quando era in vita lo circondava, ancor più dopo la morte. A riempire questo vuoto è un libro di Nicola Bultrini, Vita e morte di un poeta, appena uscito per Fazi.

Claudio Damiani

 
 
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