Lunga è la tradizione di pittori poeti come attesta la produzione poetica dei surrealisti o dell’arte cinetica o ancora come degli espressionisti. La poesia scelta è di George Grosz. Nella sua produzione pittorica, Grosz, fustigò il militarismo, il capitalismo e la borghesia. Quando aderì al movimento Dada, a Zurigo, diventò uno degli esponenti più importanti. Le poche poesie che abbiamo sono sparse nelle sue vignette e litografie. Nella poesia che leggiamo oggi Grosz compie una riflessione che affonda le sue radici nella tradizione poetica. Le poesie infatti nascono per tradizione orale e la loro musicalità non era solo un’esigenza di stile ma anche e soprattutto un modo per consentire la facile memorizzazione. Se nell’incipit troviamo aspetti del dionisiaco o elementi naturali come alberi e animali, nel finale la poesia assume sempre più una connotazione di modernità. La scena muta in case e ponti di acciaio che comunque pulsano di vita nei versi e fanno vita. La luce non viene più dai raggi del sole ma da tubi (forse lampioni, immaginiamo). La fonte luminosa può esistere anche di notte, a differenza del sole, ed è più efficace della luna per le esigenze di una città che produce. Le notti non sono più nere ma violette e accompagnano l’essere umano che passeggia non solo per piacere ma anche per andare in fabbrica. Se ne avverte tutta la stanchezza nella chiusa. Le rughe, infatti, non compaiono più solo per espressione.
Ilaria Grasso
Canto
In noi vi sono tutte le passioni
e tutti i vizi
e tutti i soli e le stelle,
abissi, e alture,
alberi, animali, boschi, fiumi.
Questo siamo.
Le nostre esperienze
son nelle nostre vene,
nei nostri nervi.
Vacilliamo.
Ardenti
tra grossi blocchi di case.
Sopra ponti d’acciaio.
Luce da mille tubi
ci avvolge,
e mille notti violette
incidono rughe profonde
nei nostri volti.
Da POETI ESPRESSIONISTI TEDESCHI – Feltrinelli Editore
Traduzione di: Maria Teresa Mandalari