Le rime interne e al mezzo (esercizio)

Alcuni tipi di rima sono accomunati dal fatto che le parole che coinvolgono hanno una particolare collocazione all’interno del verso, o della strofa.

In particolare avremo:

• Rima interna, quando le parole rimano tra loro all’interno dello stesso verso (es. “Mi vede e osserva attenta, e mai non cede” o “volevo il male, e pretendevo il bene”);

• Rimalmezzo, quando un verso rima con il primo emistichio di quello successivo. Il concetto di emistichio è piuttosto chiaro in un verso doppio (es. in un doppio settenario: il secondo settenario del primo verso doppio rimerà con il primo settenario del secondo verso doppio, e via dicendo, es. “Se questo è il mio cammino, non posso rinnegarlo / piuttosto devo amarlo, ed è quel che farò” rinnegarlo:amarlo sono in rimalmezzo) ma meno evidente nei versi “singoli”. Ad esempio, nell’endecasillabo, la rimalmezzo opera a partire dalla 4° sillaba dell’endecasillabo successivo (se a minore) o dalla 6° (se a maiore). (es. “Trovo quest’umile casa ammuffita / gioia infinita per l’umile cuor” sono in rimalmezzo ammuffita e infinita).

 

TRACCIA:


 

TEMA = la musica.
METRO = a piacere.
SCHEMA = minimo due, massimo quattro strofe tetrastiche (di quattro versi).
REQUISITI = usate almeno due volte la rima interna, e almeno due volte la rimalmezzo.
 

Esempio:
 

Eccole infine le note divine,
lievi, argentine, mi guidano e stringono
tutte a un incanto di rara bellezza:
cedo all’ebbrezza, son suo, mi trascina.
 

Timido il canto congiungo al mio pianto,
stretto nel manto di quest’armonia;
triste elegia che mi assolve e conforta,
come una sorta d’oscura magia.
 

Ma la speranza si torce morente,
ch’è indifferente quest’arte al dolore:
se per un attimo sembran svanire
tutti quei miseri drammi dell’uomo,
 

quest’illusione dolcissima ha fine,
tutte le spine pungenti svelando,
quando il silenzio ritorna a trionfare,
annichilendo quel suono nel vuoto.
 
 

Mario Famularo