In uno dei primi interventi, abbiamo trattato in maniera essenziale le assonanze e le consonanze (in senso ampio, le allitterazioni); ci occuperemo, adesso, di una forma più particolare di identità di suono, non solo alla fine del verso ma anche all’interno dello stesso. In particolare, per evidenziare l’eufonia di un testo, è possibile:
- ripetere intere sillabe, toniche o atone (SenTÌvo un desTÌno più osTÌle);
- ripetere interi gruppi di vocali, tonici, atoni, misti; (Lutti agli Achei, mÓltE anzi tempo all’Orco // GenerÓsE travÓlsE alme d’eroi)
Tali accorgimenti richiedono una perizia maggiore, e permettono di richiamare i suoni principali del testo durante lo svolgimento del verso, dando un senso generale di eufonia.
Nei versi di Monti, ad esempio, è da notare anche come il gruppo OE venga ripreso in chiasmo (EO) in “tEmpO” e in “ErOi”, nonché la presenza di due ulteriori “o” toniche (su “Orco” e “eroi”).
Tali assonanze e consonanze possono naturalmente svilupparsi nell’arco di un singolo verso, di una singola strofa, di un intero componimento.
Traccia:
TEMA = libero.
METRO = libero.
SCHEMA = libero.
REQUISITI = insistere almeno una volta sulla ripetizione di una sillaba tonica nell’arco di un verso, o di una strofa, o dell’intero componimento. La ripetizione deve avvenire almeno tre volte (dunque tre volte la stessa sillaba). Insistere almeno una volta sulla ripetizione di un gruppo di due o più vocali, di cui una tonica, nell’arco di un verso, o di una strofa, o dell’intero componimento. La ripetizione deve avvenire almeno tre volte (dunque tre volte lo stesso gruppo).
Esempio:
Tutto svanisce, distrutto compiango
Amaro il defunto nel lutto che canto;
Tanto distante il suo volto è alla vista
Quanto l’istante mortale l’eterna,
Vanto d’un uomo che celebra intanto
Fragile il tempio del tempo vorace.
Mario Famularo