I versi dattilici (esercizio)

I versi dattilici (esercizio)

Concludiamo l’analisi degli andamenti basati sui piedi della prosodia classica con i versi dattilici.

Questa volta, considerata la scarsità dei versi “canonici” italiani cui è possibile adattare il dattilo, faremo un passo avanti, utilizzando anche versi barbari, adattamento diretto di quelli classici.

Il dattilo è un piede della metrica classica, adattato alla prosodia italiana dall’unione di una sillaba tonica e due sillabe atone (– U U).

Pertanto, i versi canonici che possono presentare un andamento dattilico, saranno:

  • il binario sdrucciolo (1°), che corrisponde a un singolo dattilo;

  • il quinario cd. dattilico (1°, 4°, preferibilmente sdrucciolo), che corrisponde a due dattili;

  • l’endecasillabo cd. dattilico (1°, 4°, 7°, 10°), che corrisponde a quattro dattili.

Aggiungiamo, questa volta, anche adattamenti di versi barbari in chiave dattilica. Partiamo dal presupposto che un verso con un dattilo sarà un monometro dattilico, uno con due dattili un bimetro, uno con quattro un tetrametro e via dicendo. Detto questo, vi renderete conto che ai versi ut supra mancano, nello specifico:

  • il trimetro dattilico (1°, 4°, 7°), che corrisponde a tre dattili;

  • il pentametro dattilico (1°, 4°, 7°, 10°, 13°), che corrisponde a cinque dattili;

  • l’esametro dattilico (1°, 4°, 7°, 10°, 13°, 16°), che corrisponde a sei dattili.

Per mantenere l’andamento, sarà necessario che non vi siano accenti secondari forti, e che le sillabe atone lo siano effettivamente, o che presentino, al più, accenti molto deboli.

 

Traccia:

 

TEMA = libero.

SCHEMA = strofe a piacere per il numero di versi; minimo una, massimo dieci. Versi in rima, o sciolti.

 

METRO = usare esclusivamente versi dattilici, anche in combinazione tra loro, con qualsiasi tipo di schema o combinazione vi sia più congeniale. È naturalmente consentito usare anche un solo tipo di verso – ma non è questo lo spirito dell’esercizio.

 

Esempio:

 

Fa troppo caldo per stare in ufficio

(è appena Maggio),

già sto morendo per l’afa.

 

Ogni mattino è un martirio rialzarsi dal letto,

ogni tramonto mi mette più ansia.

Voglio soltanto

(certo l’affanno persiste)

aria più fresca, una brezza leggera che lieve carezzi.

 

Stupido!

Quanto sei ingenuo,

credi che questo sia quasi un supplizio,

mentre la noia di un dolce conforto

sogni e desideri, vile spargendo

questa querela d’inetta virtù.

 

Mario Famularo