Una domanda al poeta: Marco Pelliccioli


 
 
 
 
C’è Nunzia in cortile 
 
C’è Nunzia in cortile
con le mani lacerate, il bastone appeso al muro
l’acqua versata sulle ortensie.
Sembrano la terra le sue rughe rammendate:
boccioli di rosa appena pronunciati
grazia che splende alla fontana.
 
 
da C’è Nunzia in cortile (LietoColle, 2014)
 
 
 
 

In questo testo Nunzia viene presa come metafora leggera, leggiadra, con una “grazia” che viene messa in relazione alla “fontana”? Prendiamo ad esempio un’altra fontana, quella di Corazzini nel testo “La morte di Tantalo”. Qui non c’è il “dolore d’amore” ma c’è una sorta di “dolce mio amore”. Chi è quindi questa tua Nunzia e che simbolo è?

 

Alessandro Canzian

 
 
 
 

Nunzia è una figura che si manifesta ed esprime a partire dalle proprie fattezze fisiche, dalla mani lacerate al bastone appeso al muro fino alle rughe rammendate che, nella loro dignità, mestizia e compostezza, sono parte di una grazia per certi versi sinistra eppure viva, tenace, autentica, simbolo probabilmente di una coscienza storica che riguarda noi tutti (la terra, appunto) e che continua ad alimentare le nostre esistenze, il modo di relazionarci con noi stessi e con il mondo reale che ci circonda.

Ecco allora che proprio in un cortile, un luogo dove è possibile l’incontro, questa figura anziana, dalle sembianze sinistre ma aggraziate, annuncia con un gesto semplice la nascita di nuove fioriture per mano di chi, in maniera autentica e vissuta, rappresenta la memoria.

Questa scena quotidiana, comune, accompagnata da un gesto altrettanto semplice, si fa carico, forse quasi inconsapevolmente, in modo spontaneo, di tenuta etica profonda.

 

Marco Pelliccioli