Foto di Dino Ignani
Umberto Piersanti è del ’41, di Urbino e in questo libro, Campi d’ostinato amore, parla anche della guerra. Quanto alla poesia mi dice: “Ci sono patrie poetiche investite dalla memoria: le Cesane hanno una dimensione mitica. Qui il mito fa i conti con la storia in me. Qualcuno ha scritto che la natura è meravigliosa e crudele.
E la mia lingua mi è proprio dentro. È una lingua del canto in cui l‘autore racconta il suo mondo”. E ci sono anche poesie per Jacopo, il figlio autistico, accudito con amore. Piersanti è il presidente del Centro mondiale della poesia e della cultura ”Giacomo Leopardi” di Recanati.
Nella copertina del libro edito da La nave di Teseo, c’è un’eccellente opera di Klee, tra visionarietà e cultura, effettivamente adatto al libro di Piersanti.
Pierangela Rossi
Il confine
ci sono luoghi
dove finisce il mondo,
dietro a una rupe
o un gruppo
il più lungo e fondo,
l’aria non solo sale
ma scende in basso
e se ci metti il piede
ti sprofondi
le capre non salgono la rupe,
le pecore non scendono nel greppo,
stanno lì ferme
accovacciate nell’erba spagna
e s’arresta il pastore
dalla sacca tira fuori
il formaggio
e mangia piano,
vola alto il falco,
passa il confine
maggio 2019
Raggi sul Tirreno
celeste come il mare
d’oggi che i raggi
accoglie,
celeste la tua maglia
che il sole di gennaio
non riscalda,
celeste dono agli umani
questa luce,
quest’attimo
sospeso sopra l’acque
e i giorni, e il tempo
mai l’oscura.
Nelle chiuse stanze
crescevano le viole
solo oltre i muri,
solo oltre i muri
gli alberi e i fringuelli,
l’aria fatta nera,
un rivo solo
nella cupa mente
esile e incerto
per il greppo scende,
e dentro rane verdi
granchi bianchi,
una gracile memoria
invochi e preghi,
è necessario arrivare
al giorno dopo
gennaio 2020
Primavera
più d’ogni altra primavera triste,
il male di vivere non lo incontri
solo in quel cede
e si dissolve
ma nel fiore che s’alza dalla terra
nell’albero che s’apre
a nuove foglie
solo una beffa
questo cielo azzurro
il vento lieve
il sole che tiepido riscalda,
primavera brilla
a noi d’intorno
e t’entra dentro il sangue
e lo raggela
aprile 2020
Tra spini e rovi
come il capriolo che s’imbosca
dove la macchia è più folta
tra spini e rovi,
è passato il lupo
non distante
proprio dietro la quercia
grande, e l’odore
e l’urlo sono ancora
dentro l’aria
fatta nera e spessa,
anche se maggio,
il mese più gonfio e verde
nel caprifoglio splende
e del cisto riluce
sul largo fiore,
del bosco cerchi l’anfratto
più scuro e riparato
e spini e rovi
ti fanno scudo
contro chi vaga intorno
e ti minaccia
maggio 2019