Ma ecco le code, le ruote,
le scie infinite del pomeriggio:
Maggio ora è un bambino,
un ragazzo,
un morso di ghiaccio, di glicine.
Al sole si farà sciame.
Se ti saprà distrarre
ti pungerà la luce,
scoccando nella memoria
la sagoma di quella voce.
1990
Cercavo solo parole non vostre
Radio Patria, trasmessa di padre in figlia,
di madre in figlio, di tabe in tabe.
Nascosta
crescevo nei suoni assenti,
in quelli intonsi, dimenticati
sopra le elitre tese del grillo:
minuscolo scava
le gallerie clandestine dell’aria,
e da secoli ore millenni
oggi ancora sorvola i prati, l’estate, le piazze.
Fiore, frutto, foglia
e i prismi di questa neve nuova
si giungono e convergono.
A noi si danno in eco, per seguirli.
A Mecca, Delfi, Gerusalemme,
verso la calamita nera, l’ombelico, il muro
dove smettiamo i contorni della pelle
e ci spogliamo in vento e in vibrazione.
È lì che punta il piombo, tornando nell’abisso
dove il peso e lo strappo misurano
lo slancio per il fondo.
Ancora è estate e poi sarà l’autunno.
Pupilla morbida e miope,
di quale occhio stanotte
lasci l’orbita?
Che il nostro sguardo ti protegga
mentre sciogli
dal nostro parto lieve
e ci consegni al giorno,
per tornare
leggera
dove mai ci incontreremo.
Da un palinsesto e poco più
seppero di te il coccodrillo,
l’ibis, il gatto.
Ascolta il loro grido incidere le cose.
In quella buccia, naviga.
Dai gomiti di queste nostre storie
ai bordi estremi del silenzio.
Non lasciare ancora
che di te una sola lettera
tradisca la parola.
Le schiere perfette degli arcieri
i filari dell’olivo
le stelle strette nelle loro morse
e dove si apre il campo
l’orsa e il carro.
Solo tu, a un battito dal limite,
potrai congiungere il recto al verso,
la profezia alla lapide,
il dorso al palmo.
Mentre, sempre di martedì, continua l’analisi dei Nuovi poeti italiani n.7 a cura di Maurizio Cucchi (Einaudi, 2024, qui le uscite fino ad oggi: Silvia Caratti, Massimo Dagnino, Mario Fresa), la redazione di Laboratori Poesia è felice di rilanciare la collaborazione con Itaca – colonia creativa e il suo laboratorio di poesia Calliope diretto da Giuseppe Nibali (già nostro partner, QUI). D’ora in poi infatti pubblicheremo, con breve commento a cura della nostra redazione, i testi dei partecipanti.
Valeria Valotto, autrice dei testi proposti dal laboratorio Calliope, nasce a Verona e dopo diverso tempo trascorso all’estero si ferma stabilmente a Milano. Ha una formazione umanistica che l’ha portata ad approfondire oltre alle lingue classiche anche l’inglese e il tedesco. La sua poesia riesce a coniugare essenzialità e incisività evitando però le insidie della densità. La sua poesia appare scorrevolmente fluida e leggera anche quando il contenuto tende a una materia greve (È lì che punta il piombo, tornando nell’abisso / dove il peso e lo strappo misurano / lo slancio per il fondo. // Ancora è estate e poi sarà l’autunno.).
Una lievità consapevole, una scelta che sa incontrare un verso slanciato (Che il nostro sguardo ti protegga / mentre sciogli / dal nostro parto lieve / e ci consegni al giorno, / per tornare / leggera / dove mai ci incontreremo.) a sua volta consapevole ma non abusante di figure retoriche (Maggio ora è un bambino, / un ragazzo, / un morso di ghiaccio, di glicine. […] Al sole si farà sciame. / Se ti saprà distrarre […] È lì che punta il piombo, tornando nell’abisso / dove il peso e lo strappo misurano / lo slancio per il fondo.).
Poesia come una toponomastica di vita che si muove in luoghi, in dove più che in un quando che appare evitato, sfuggito. Pur essendoci declinazioni al presente non si può infatti non notare la tensione, continuamente e come una forza centrifuga, ineluttabilmente verso tempi passati o futuri.
Alessandro Canzian