Tagore

Tagore

 
 

«Per la profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei versi con i quali, con consumata capacità, ha reso il proprio pensiero poetico, espresso in inglese con parole proprie, parte della letteratura occidentale». È la motivazione di quando nel 1913 diedero il Nobel a Rabindranath Tagore (1861-1941). Le poesie d’amore di Tagore sono tutte belle. Si possono leggere in Poesie d’amore, Guanda, con uno scritto di Giuseppe Conte, a cura di Brunilde Neroni (1996). Per il poeta, solo nella coppia amante l’uomo ha la possibilità di realizzare la sua esperienza più piena e totale: perché sacro e profano, anima e desiderio, spirito e carne, linguaggio e natura, Dio e uomo, s’intrecciano indissolubilmente e si rivelano nell’incontro, di ce la bandella. Resta la felicità di divorare un libro come questo. Perché per Tagore l’amore è la suprema cosa in poesia. Un Nobel dunque ben dato quello al poeta bengalese.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
Lei è vicina al mio cuore
come un piccolo fiore alla terra.
Lei è dolce come il sonno che viene
per il corpo stanco.
L’amore che provo è la mia vita,
che scorre veloce come il fiume
durante le piene dell’autunno,
che scivola in sereno abbandono.
Le mie canzoni sono una cosa sola
Col mio amore, come l’acqua che mormora
Con le sue onde, le sue correnti.
 
Da Dono d’amore
 
 
 
 
 
 
Io ti amo, amore mio, perdona il mio amore.
Sono presa come un uccello, smarrito lungo la via.
Quando il mio cuore fu scosso e perse il suo velo
Rimase nudo. Coprilo con la tua pietà, amore mio,
e perdona il mio amore.
Se non puoi amarmi, amore mio, perdona il mio dolore.
Non guardarmi sdegnato, da lontano.
Tornerò nel mio cantuccio e siederò al buio.
Con entrambe le mani coprirò
la mia nuda vergogna.
 
Volgi la testa, amore mio, e perdona il mio dolore.
Se mi ami, amor mio, perdona la mia gioia.
Quando il mio cuore è trascinato dal vortice
della felicità, non ridere della mia tenerezza.
Quando siedo sul mio trono e ti tiranneggio
col mio amore, o quando,  come una dea,
ti concedo la mia grazia, sopporta il mio orgoglio,
amore mio, e perdona la mia felicità.
 
Da Il Giardiniere
 
 
 
 
 
 
Amore, il mio cuore desidera giorno e notte
d’incontrarsi con te, in un incontro simile
alla morte che tutto consuma.
Abbattimi, come fa la tempesta; prendi
tutto quello che possiedo; invadi il mio sonno
e ruba i miei sogni.
E in quella desolazione, nella nudità dello spirito,
uniamoci nella bellezza.
Ahimé, che vano desiderio! Che speranza c’è
d’essere uniti se non in te, mio Dio?
 
Da Il Giardiniere
 
 
 
 
 
 
Mi fermerò, senza dubbio stupito,
se mai ci ritroveremo in una vita futura,
nel cammino e alla luce d’un altro mondo lontano.
 
Capirò che i tuoi occhi, simili alle stelle dell’alba,
sono appartenuti a questo cielo notturno, e dimenticato,
d’una vita passata.
Sì comprenderò che la magia del tuo viso
è pronta ancora al balenare appassionato del mio sguardo
in un incontro immemorabile,
e che al mio amore tu devi un mistero
di cui non conosci più l’origine.
 
Da Petali sulle ceneri