Riprendo in questa sede su sollecitazione di Alessandro Canzian, che ringrazio, i piccoli appunti precedentemente pubblicati sul mio wall facebook ampliandone il respiro e dando (spero) un’idea dell’importanza che ha seguire il Festival, ma senza stravolgerne lo stile colloquiale con il quale avevo stilato la prima versione e che riporta anche il mio essere persona oltre che Editrice.
Questa edizione è stata quella dei numeri, o meglio, io credo che partendo da quelli si possa render conto di molto.
25: gli anni che si sono festeggiati con sempre crescente impegno e con una proposta che in Italia è senza pari. Tanto più che le attività si spalmano anche durante tutto l’anno solare. Io per prima ho seguito alcune serate nel luglio 2023 insieme a Giacomo Vit che si è prestato come guida.
Parliamoci chiaro, il grande scoglio solitamente per le manifestazioni sono le cinque edizioni. Arrivare a venticinque sempre crescendo e mostrando ancora i margini di miglioramento con nuove proposte per il 2026 è qualcosa di estremamente appagante da osservare sentire e vivere. Il grandissimo pregio di Pordenonelegge è quello di sapere coinvolgere e gestire tutti i tipi di utenza, tutte le età e soprattutto rendere parte integrante dell’esperienza la città stessa. Tutte le vie sono vestite a festa con il tocco del Giallo Pordenone e ogni singolo abitante sa cosa sta accadendo. Ogni meccanismo è perfettamente oliato: dagli Angeli realmente preparati e orgogliosi di essere un riferimento per il turista ai ristoratori. Chi viene invitato come ospite riceve un carnet di buoni pasto o degustazione spendibile in una serie di esercizi: tutti sanno cosa fare. Arrivi alla cassa dai il buono, sorriso, ringraziamento, “Ci si vede il prossimo anno, vero?”. Per chi è a Pordenone per altro è impossibile non essere informato sulle attività perché ogni singolo esercizio commerciale ha la sua pila di programmi, locandina della manifestazione e richiamo al Qr per chi preferisce sfruttare la versione digitale.
Anche qui merito alla visione e al buon senso: dopo anni di festival più o meno grandi che han spacciato la digitalizzazione spinta per ecologicamente sostenibile o che hanno cavalcato l’onda per banalmente abbattere un costo nei quali si era tutti persi in mega strutture nelle quali il sistema informatico in sovraccarico lasciava tutti allo sbaraglio con persone che cercavano disperatamente il luogo della tal presentazione, si è capito che col cartaceo si ci può effettivamente spostare da un luogo all’altro, scegliere cosa seguire e appuntare frasi. A conferma che comunque la carta rimane lo strumento migliore per poter pianificare seguire e anche ricordare. Pordenone rilancia il programma completo cartaceo per la gioia di tutti.
10: gli anni della Gialla. Come ha spiegato bene Alessandro Canzian sono uno in più, ma a me piace il 10. E mi piace anche perché quest’anno ci sono persone del cuore che sono entrate in questa famiglia. A prescindere le due presentazioni, quella della Gialla Oro e della Gialla sono state un caleidoscopio vario e veramente piacevole. Per la Gialla Oro sono felice di aver incontrato la voce di Giovanni Turra del quale mi ha sempre sempre sempre parlato Michele Toniolo di Amos Edizioni.
Per la Gialla la grande emozione di incontrare finalmente dal vivo Anna Toscano e ascoltare senza monitor in mezzo Italo Testa, ma soprattutto vedere la crescita e la poetessa meravigliosa che è diventata Alessandra Corbetta. Qualche lingua biforcuta mi ha detto che non dovevo essere così contenta per lei; al contrario io sono orgogliosa che una mia autrice (e direttrice con Alessia Bronico e Dario Talarico della collana ControCorrente) sia stata scelta per uscire nella Gialla. Anche questo rende il Festival qualcosa di speciale.
Ho trovato particolarmente azzeccata la scelta di non dividere più le due collane anche graficamente in maniera netta, quasi a voler abbandonare un po’ quell’impronta generazionale che le due linee avevano. Sempre scelte di qualità e ben motivate durante gli interventi di accompagnamento/raccordo di Gian Mario Villalta, Roberto Cescon, Alessandro Canzian e Augusto Pivanti.
5: i Moschettieri che hanno presentato per Puntoacapo Editrice il numero Trentennale di Versodove (qui porto acqua al mio mulino). Oltre a Stefano Semeraro presenti Vittoriano Masciullo e Fabrizio Lombardo della redazione e ospiti Christopher Whyte e Giancarlo Pontiggia che hanno spaziato utilizzando parole come “impegno” ed “etica” in una sala gremita.
2: i giorni che sono riuscita a trascorrere lì. Come dissi a una Elisa Longo incaricata delle interviste da Laboratori Poesia stesso (QUI i suoi interventi) qualche anno fa per chi gravita intorno al mondo della Parola andare a Pordenonelegge è estremamente importante anche quando non ci sono cose che lo riguardano. Si va per ampliare il pensiero, ascoltare pensatori e scrittori, per confrontarsi sul lavoro, per dialogare con scritture e visioni, per conoscere persone dal vivo con le quali si ci è solo scritti o incrociati nella miriade di interazioni virtuali. Si ci siede a un caffé per chiacchierare e nel tavolino di fianco stan parlando di filosofia, in quello dietro di trasposizioni teatrali, tu stai illustrando di un nuovo progetto editoriale e di fronte si scambiando i contatti per poter poi riprendere quel concetto “di cui hai accennato durante la presentazione”. Respirare curiosità e saperi.
In questi due giorni ci tengo a segnalare anche la presentazione di “Con parole remote” di Giancarlo Pontiggia edito per Vallecchi nella quale il dialogo con Isabella Leardini ha tirato fuori veramente non solo lo spirito del libro, ma l’importanza della condivisione del progetto e del percorso che sta dietro un volume tra Autore e Curatore; l’incontro con i Finalisti del Premio Strega Poesia (che oggi sappiamo essere anche i vincitori) e la presentazione della raccolta di Christopher Whyte per Vita Activa Nuova APS a Palazzo Montereale Mantica (la sede del Palazzo dei Libri).
1: il discorso sui Maestri che Maurizio Cucchi ha pronunciato durante la presentazione della sua nuova raccolta e quella di Marco Pelliccioli.
Mi ha ricordato come è importante il rapporto da pari con chi consideriamo Maestro, quel dialogo che permette di evolvere, che fa in modo di essere compagni di strada, ciascuno col suo passo, ciascuno col proprio modo, ma vicini.
Mi sono concentrata sugli incontri di poesia perché sono quelli per me professionalmente legati, ma il Festival offre l’opportunità di poter sperimentare l’approccio ai vari linguaggi e alle varie discipline con una proposta che copre tutte le arti. Questo non è da sottovalutare: se vi spostate con la famiglia o con amici che hanno interessi diversi ciascuno può seguire ciò che più lo aggrada ritrovandosi poi per cena e raccontando le esperienze.
Qui i numeri ci lasciano, ma subito dopo la fine del Festival sono stati resi pubblici con la conferenza stampa di chiusura i volumi di persone coinvolte e questo merita una lettura attenta di quei report. Sono numeri impressionanti che dicono tanto.
Ritrovarsi a Pordenone è scorgere la Bellezza del ritorno e del riscoprire vecchi fili lasciati in sospeso. Vedere come si è cresciute, cosa si è fatto, quanta strada si è all’orizzonte e magari quanta se ne compierà insieme.
Di questa edizione restano la felicità pura di poter stare con Alessandra Corbetta, Mara Venuto e Gabriella Grasso come se fossimo in gita; la condivisione sincera con Isabella Leardini e i suoi Rebecca Garbin e Mikel Marini (teneteli d’occhio perché sono veramente bravi); l’aver visto per la prima volta Alessia Bettin e aver mancato Carlo Rettore (finalista ne I poeti dei Vent’anni) perché troppo stanca per tardare a mettermi al volante; in ultimo i tanti autori curatori ecc che ho incontrato coi quali ho discusso.
Quindi un semplice “Grazie Pordenonelegge per tutto ciò che sei, ci vediamo l’anno prossimo”.
Cristina Daglio
Puntoacapo Editrice