SPECIALE Giancarlo Majorino

Giancarlo Majorino 1
 
 
 
 
Giancarlo Majorino (Milano, 7 aprile 1928 – 20 maggio 2021)
 
 
 
 
Strâca morta
 
l’Enrica dorme:
posa la faccia
sul cuscino che torna
petto di mamma
nel buio
in quella calma
avvicina il mento all’intestino
le ginocchia al mento
nell’acqua della stanza
 
nuotano pesciolini.
 
(da Lotte secondarie, Mondadori, 1967)
 
 
 
 
 
 
avanti avanti avanti
 
proseguono, implacabili, coatti,
rasaerba
mentecatti che siamo, circondati
da flussi di petrolio, urlandoci ti amo
 
o isole di mota
l’anarchia del globo, gomitoli disfatti,
 
luride animelle
 
ripeti gesti liberi tamburo
ripeti gesti liberi ripeti gesti liberi ripeti
 
luride animelle sbatacchianti
tamtamburo motoso tamtamburo
 
ma tu/ Bianca, lo sai/ che non ci/ vedremo più?/ che finiremo remo
io lì tu là/ tre metri sotto/ tu bocca nera spa/ lancata come
bambola nera/ rotta per sempre
na bambola/ come nera/ rotta per sempre
na bambola/ come nera/ rotta per sempre
ripeti gesti liberi tamburo
ripeti gesti liberi ripeti gesti liberi ripeti
tu con la bocca nera spalancata
io io coi denti e basta
lo sai Bianca?
tu che sei l’amica dell’Enrica
e ieri parlavamo allegri mangiucchiando la tavola fiorita
sotto la lampada lustra di plurima luce
tavola ferita          rima luce
 
(da Provvisorio, Mondadori, 1984)
 
 
 
 
 
 
andavamo tutti come fosse un’emigrazione
chi per acqua chi per terra, allarmati
notammo che un leone ci oltrepassava
ma era come quando nella tundra incendiata
fuggivamo insieme felini e prede uccelli e serpi
cos’era cosa poteva esser stato nulla ricordo
non fatti precisi non odor di bruciato migravamo
in ratti gusci motorizzati e caschi a piedi scalzi
da chi sa che mossi transitavamo nel piano sembrante discesa
così potevamo saremmo riusciti a scampare a arrivare ansando entro
quando? in tempo e non contavano orario e luogo transitare
occorreva, altro corpo! snello basso e tozzo su quattro sciolte zampe
quasi una lotta di molte zampe gambe
una testa bianca tra colli di giraffe
sandali orme zoccoli nella sabbia
nel suo trotto a zig zag cinghiale irsuto
con famiglia a fianco bimbo su bici
gara di motocicli chiatte e scafi accanto
una universale processione forte respirante
sbandata ma diretta senza macchine da presa
o per quegli apparecchi occhialuti ritrasmessa
eravamo dentro pure per noi scorreva noi fissi davanti
cosa preoccupava il rinoceronte con intorno il vuoto?
la mandria pelosa che panicata quasi s’ingoiava?
la coppia remante arti e respiro sotto forte ipnosi?
il caduto rischiava tutto ma
capitava e dopo un grido d’aiuto
quasi tranquillizzato si chetava
trafitto schiacciato
trafitto schiacciato, per le mosche
i fastidiosi insetti non v’era tempo
di notarli, né i canterini uccelli
dardeggianti vi saranno stati
non era il momento di ricercarli non era il momento
andava come l’acqua un’acqua umana
e animale a non si sa che pozzo tentando
abbandonando non si sa che male
 
(da Gli alleati viaggiatori, Mondadori, 2001)
 
 
 
 
 
 
Primo canto
 
luna più della luna in cielo stava
sull’intero ma poco guardata poco
in postazione cellule tuttora silenziose
dove con fluiscono si flettono e si abbandonano
sinergie svaganti
                 e sì riprendono
 
macchie interne o vichi foresta o avi bestia
ma la potenza dello sguardo tempato
ha la meglio, crèdimi credètemi
 
luna più della luna in cielo stava
non ci si può togliere da un piangere, non
ci si può togliere da un piangere da un ridere
e i lumi si smagriscono, si spengono
è la città indiretta
dove accucciati sleali si vestono e andiamo
 
luna più della luna in cielo stava
e sull’intero ma poco mirata poco
e non era bello ma era necessario lasciare l’io
lo sbriciolato incerottato coi cerotti a pezzi
allontanarsi dalle fiammelle grette
e volare a sogno volare introiettando bassi bassi
il cemento, il remoto confine dell’erba
 
(da Viaggio nella presenza del tempo, Mondadori, 2008)
 
 
 
 
 
 
davvero bell chiaro troppo
di non so quanto
e soltanto chi sta sotto
potrà comprendere rivivere
sia Gesù sia Marx l’han detto
 
e poesie non notizie (dopo, dopo)
nonché’ l cervello di uno dei ceti medi
come qui può cominciare a scrivere
chi sta sopra non può dirigere niente
chi sta sotto potrebbe ma è assai difficile
 
ma poi quando un uomo grida aiuto
un uomo una donna una vecchia un bimbo
è come se il mondo si fermasse
case mute zitte finestre chiuse
tutto ciò parla o o urla o tace sale s’agita
 
(da La gioia di vivere, Mondadori, 2018)