Terzo Speciale di fine anno, prima del tradizionale resoconto, dopo I libri segnalati dal Laboratori Poesia con la votazione pubblica che porterà a un approfondimento delle tre opere maggiormente votate (QUI), e la nostra prima pubblicazione a fruizione gratuita dal titolo La creazione di un discorso (dove sono stati selezionati dalla Redazione 8 autori eccellenti, QUI) con la corrispettiva traduzione in spagnolo La creación de un diálogo (traduzione a cura di Fernanda Pavié Santana e Rocío Bolaños, QUI).
Per fare gli auguri di Natale la Redazione ha infatti deciso di proporre uno Speciale tradizionale, in linea con quelli fatti nel 2024 e che hanno visto studi e approfondimenti su (tra gli altri – i nomi sono link agli Speciali) Stefano Simoncelli, Federico Tavan, Pier Paolo Pasolini, Silvia Bre, Alberto Bertoni, Maurizio Cucchi, T.S. Eliot, Margherita Guidacci, Daniele Mencarelli, Claribel Alegrìa, Umberto Piersanti, Borges ed Edgar Lee Masters, Paul Muldoon, Roberto Herlitzka, Ludovico Ariosto, Mahmud Darwish, Vittorio Sereni, Dante Alighieri, Alfonso Gatto, Dylan Thomas, Giorgio Raboni, Aldo Nove, Corrado Govoni, Roberto Pazzi.
In occasione quindi della ricorrenza del genetlìaco di Antonio Seccareccia la Redazione ha deciso di approfondire il poeta a partire dall’unica pubblicazione in vita dell’autore, Viaggio nel Sud (1958, ripubblicata da Hacca Edizioni nel 2009), con un pezzo a firma di Rossella Frollà. Viaggio nel Sud è stata l’opera prima dell’autore, presentata da Giorgio Caproni che arrivò in finale al Premio Viareggio come opera prima.
Il 22 dicembre 2024 Seccareccia avrebbe compiuto 104 anni (Galluccio, 22 dicembre 1920 – Frascati, 20 maggio 1997) e, pur essendo stato scoperto appunto da Giorgio Caproni ma anche da Giacomo Debenedetti (anni 1958-59), a causa del suo non proseguire le pubblicazioni poetiche (ne apparirà una postuma) l’autore raramente appare nelle antologie del Novecento (stiamo pensando a Parola Plurale di Sossella Editore del 2005 ma anche La letteratura italiana del nostro secolo del 1985 di Spagnoletti, Poeti italiani del secondo Novecento del 1996 a cura di Cucchi e Giovanardi, Poeti italiani del Novecento di Pier Vincenzo Mengaldo del 1978 ma ripubblicata in Oscar Mondadori nel 1990, o Poesia italiana del Novecento di Edoardo Sanguineti del 1993). Ma è presente in Storia della lingua italiana di Francesco Bruno con un pezzo di Pier Vincenzo Mengaldo (1994) e, a sorpresa, presente nell’imponente Storia della Letteratura italiana pubblicata dal Sole 24 ORE nel 2005 a cura di Enrico Malato1.
Antonio Seccareccia oggi è il nome tutelare del Premio Nazionale Frascati per la poesia (fondato da lui stesso e alcuni amici col nome Premio Botte di Frascati nel 1959). Il Premio pubblica periodicamente una rivista gratuita dal titolo Frascati Poesia Magazine (QUI) con interventi e poesie e, ad esempio, nel maggio 2022 ha proposto un interessante approfondimento a cura di Arnaldo Colasanti, Fabrizio Senzacqua, Patrizia Pallotta, Mirella Tribioli.
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Ad oggi crediamo che la sua sia una di quelle penne da non dimenticare. Cogliamo l’occasione per augurare a tutti i nostri lettori un Buon Natale.
La Redazione
Arnaldo Colasanti introduce la 60ª edizione del Premio Frascati Poesia Antonio Seccareccia – a seguire Claudio Damiani, Raffele Manica e la figlia Rita Seccareccia raccontano il poeta Antonio Seccareccia
VIAGGIO NEL SUD
a cura di Rossella Frollà
«Il mio pane ha sapore/ d’aria crepuscolare,/ ma è fresco come il mattino». Nella parola di Seccareccia la vita povera e lenta della campagna, il quotidiano duro e sofferto sono le risonanze che tornano e tutto di quel tempo primigenio «odora di miracolo». Tutto sembra composto nella sua sorte e nulla è rimpianto o malinconia. Il verso è fresco e lucido nel ricordo, tenue e lieve e libero mantiene il ritmo poetico. Lo sguardo è nella memoria dei luoghi, dei paesaggi interni ed esterni, degli affetti che formeranno i pellegrinaggi futuri. Dunque la sua non è una parola crepuscolare. Quando si legge questo autore torna in mente un’antica, desueta parola: lealtà, che oggi pare non trovi più un compagno fedele.
Seccareccia nasce nel 1920 in provincia di Caserta e nella sua vita è stato soldato nella Seconda guerra mondiale, carabiniere fino al 1966 e libraio.
«È un poeta, Seccareccia, di quella grande famiglia di scrittori italiani – appunto, tra ermetismo e neorealismo – che hanno praticato il culto della “letteratura come vita”, della vita che sempre trionfa finanche sulla letteratura […]»
(dalla Postfazione di Andrea Di Consoli).
Questo Viaggio nel Sud racconta di quella solitudine che si affaccia nell’animo con tutta la sua ambivalenza: si fa risorsa perché contempla la Natura e la sua Bellezza e poi si fa tristezza per quella condizione svantaggiata che sarà l’emblema del Sud nel Novecento: «Ora penso a mia madre che sta sola/nella vecchia casa di campagna,/ e forse sta ascoltando impaurita – forse trema – il soffio lungo della tramontana». Tuttavia i ricordi volano sempre più alti, forse più felici e sempre privi della disperazione che uccide. Ogni cosa richiama il poeta e ad ogni cosa è grato. La riconoscenza che arriva dopo il riconoscimento, dopo il richiamo è in quel quotidiano dove si apre «Ogni tanto,/ una folata di vento» dove la gioia si staglia come un’oasi sulla terra desolata e cruda.
«Il poeta che sa insegnare la quiete, che sa darci un esercizio di quiete. Anche un poeta che non ci da il mare ma il cammino del fiume. Un poeta vero.»
Arnaldo Colasanti alla Premiazione del Frascati Poesia Antonio Seccareccia, anno 2018.
Il poeta ara la sua «terra maturata dalle piogge» e torna con un verso semplice e gentile, per nulla facile, alla sua patria primigenia, al tempo che lentamente cala sulle emozioni, sui sentimenti, sugli arcaici temi dell’uomo, sul mistero oltre la stagione. E nel cammino le voci belano come le greggi, solo l’aria conquista le due primavere, i diversi destini.
Due case due giardini
Nel mio giardino è già fiorito il mandorlo,
ed ora anche il pesco, anche il ciliegio
hanno gemme visibili a distanza.
Nel tuo giardino son fioriti, invece,
gli alberi di camelia, le mimose,
e presso il muro dove non c’è vento
le prime rose rosse e i gigli azzurri.
Son forse, queste, due primavere
nate un mattino dallo stesso sole?
Due case due giardini, invece,
come per due persone due destini.
E il destino che sempre si scopre come qualcosa che ci abita lontano, qui, si racconta come parte del Sistema, di quell’Ordine ontologico in cui ciascuno è ordo amoris. II desiderio che tende naturalmente verso l’attesa sembra trovare la sua guarigione nell’ammirazione che contempla gli antichi luoghi e i gesti: «Ora che è dietro di me,/ rivedo le azzurre sere distese/ da collina a collina/come i colori dell’arcobaleno,/ i pomeriggi indolenti/in cui sedevo nella strada/a scrivere il mio nome nella polvere». La sua è stata un’infanzia povera in una campagna ai confini col Lazio che gli ha offerto tutta la freschezza della natura e gli ha promesso tutta la fatica e la durezza che chiede. La Bellezza è nella parola onesta che si fa chiara e lieve di fronte al mistero e docile come figlia del Dio che sente il richiamo:
Come le foglie
Chi sa dove vanno le foglie
scese dal bosco all’improvviso
per le strade senza luna. Forse, il sole
prima di cadere in mezzo al fiume
le ha illuse come d’una estate.
Anch’io, guardando i riverberi sull’acque
ho sognato strade sotto la luna,
e mi sono accostato alla finestra
con una strana gioia dentro il cuore:
anch’io aspettavo d’essere chiamato
a camminare oltre la stagione.
Per un attimo mi è sembrato di ascoltare la parola di Claudio Damiani che ha la vocazione di animare la natura e di rapirne mistero e bellezza.
In Seccareccia uno spirito d’animo evangelico-egualitario va incontro al Mistero e la volontà di pace si fa tensione verso l’ascesa, comunione con ogni creatura, fratellanza dentro un Ambiente Divino in cui ciascuno è Valore Assoluto: «Vorrei passare sulla terra/cedendo il passo a tutti/per essere in pace, /tanto il fango delle strade/ serba le orme di tutti/e ciascuno ha la sua.». La raccolta esce nel 1959, all’inizio del bum economico italiano che aveva ancora in serbo i dolori della guerra e i valori di prossimità, di fratellanza, di rispetto per gli altri. Questo sì che è un patto d’onore della parola col mondo: «Vorrei passare sulla terra/ come Gesù sul lago di Cafarnao/ per avere tutti fratelli». E allora, la Verità, che racconta la qualità originaria di ogni cosa, il bene primigenio, riaffiora nella sua nascosta Bellezza. La leggerezza e il «candore sentimentale» non conferiscono fragilità alcuna alla parola che detta limpida e fraterna. La poesia di Seccareccia è stata una promessa che si è mantenuta nel tempo. Scoperta da Giorgio Caproni e da Giacomo De Benedetti non è stata uno dei «sogni della vigilia», non è stata una fuga, anche se a volte l’intento del poeta era quello di fuggire dal mondo, la voce di Seccareccia segna le ore belle, chiare, dentro quelle fatiche che «son come favole», «le nenie dei carrettieri/ che partivano all’alba, distesi/sul sacco d’erba come sul letto di sposa». Sono le voci di quei «brevi mattini» che con umiltà si offrono al Signore. È questo il mondo di una felicità amara che si raccoglie insieme al grano. È questa la Bellezza del ciabattino, del carrettiere e anche di quel contadino che avrebbe voluto essere.
Permea tutta l’opera la figura materna e si conclude con Lettera d’amore a mia madre: «il giorno della mia partenza,/ che le tue lacrime erano di gioia/ perché io, tuo figlio, non avrei più/ lavorato la terra per cinque lire il giorno,/ non avrei più portato scarpe infangate/né mangiato sempre pane rosso/arido come terra di montagna».
Rossella Frollà
Giorni di pioggia
Oh, i mattini d’una volta!
I compagni mi chiamavano
con un fischio dalla strada
(due dita fra le labbra), e via,
per la valle fresca di rugiada.
Portavo un pane rosso nella carta
e avevo gli abiti laceri
– un ginocchio nudo, – ma ero io,
il ragazzo di paese senza sogni.
Dopo, mi presero a tradimento, mi gridarono
«Studia diventa un uomo».
Che ho imparato? Nulla,
neanche a soffrire. Neanche
a sopportare un giorno di pioggia
in un paese di villeggiatura.
Solitudine
La gente è partita per tempo
per una giornata di baldoria in montagna,
e in città siamo rimasti noi soli,
il soldato e la serva.
Per questo, incontrandoci
ci siamo riconosciuti fratelli,
ed abbiamo passeggiato come signori
per le grandi vie del centro,
e riposato nei giardini
con le gambe accavallate,
noi che abbiamo sempre dovuto
girare come ladri
per la periferia dopo il tramonto.
Bibliografia di Antonio Seccareccia, dicembre 2024
- Domenico Adriano, Arnaldo Colasanti (a cura di), Dall’alto del Gianicolo vedo i Castelli Romani: poeti a Frascati 1959-2006, Milano, Crocetti Editore.
- Raffaele Alliegro, Quei mille litri di vino per salvare la poesia, in «Il Messaggero», Roma, 3 marzo 1989.
- Luca Alvino, Antonio Seccareccia, Viaggio nel Sud, Hacca, 2009, in «Nuovi argomenti», Milano, Mondadori, ottobre-dicembre 2011.
- Maria Armellino, Elio Filippo Accrocca: Interprete e testimone del suo tempo, Roma Ostiense, Fermenti Editrice, 2002.
- Romano Bilenchi, Le parole della memoria: interviste 1951-1989 (a cura di Luca Baranelli), Firenze, Edizioni Cadmo, 1995.
- Giorgio Caproni, Giorgio Caproni presenta, in «La fiera letteraria», anno XII, nº11, 17 marzo 1957.
- Giorgio Caproni, Il maresciallo che ama Seneca, in «La giustizia», anno LXXVI, nº 102, 29 aprile 1961.
- Ottavio Cecchi, Cesare Garboli, Giancarlo Roscioni, Scritti letterari di Niccolò Gallo, Milano, Edizioni Il Polifilo, 1975.
- Benedetta Centovalli,Luca Lenzini, Paolo Maccari, Romano Bilenchi nel centenario della nascita: Atti dei convegni di Milano e Colle Val d’Elsa, ottobre-novembre 2009, Fiesole, Edizioni Cadmo, 2013.
- Pietro Cimatti, Leggere i poeti, in «Leggere: mensile bibliografico e di cultura»,anno IV, nº 7, Roma, Luglio 1958.
- Edoardo Esposito, Antonio Loreto (a cura di), «Se io fossi editore»: Vittorio Sereni direttore letterario Mondadori, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2013, ISBN 978-88-85938-48-9.
- Giancarlo Ferretti, Poeta e di poeti funzionario: Il lavoro editoriale di Vittorio Sereni, Milano, Il Saggiatore- Fondazione Mondadori, 1999.
- Paola Frandini, Il teatro della memoria: Giacomo Debenedetti dalle opere e i documenti, Lecce, Manni Editori, 2001.
- Andrea Gareffi, La fratellanza facile del cosmo, in «Sincronie: rivista semestrale di letterature, teatro e sistemi di pensiero», anno IX fascicoli 17-18, Vecchiarelli Editore, gennaio dicembre 2005.
- Emerico Giachery, Ricordo di Antonio Seccareccia, in «L’occhiale», fondato da Bruno Romani e Andrea Rivier, numeri estravaganti XII (67), Editore Graziani, 1998.
- Stefano Giannini (a cura di), Vittorio Sereni- Niccolò Gallo: “L’amicizia, il capirsi, la poesia”, Lettere 1953-1971, Napoli, Loffredo Editore, 2013.
- Domenico Giuliana, Un nuovo narratore, in «La fiera letteraria», anno XVI, nº9, 26 febbraio 1961.
- Amerigo Iannacone, “La memoria ferita” di Antonio Seccareccia, in Testimonianze. Interventi critici, Venafro (IS), Edizioni Eva 1999.
- Leopoldo Meneghelli, Un maresciallo dei C.C. scrittore, «Il Paese», Roma, anno XII, nº180, 29 giugno 1960.
- Pier Vincenzo Mengaldo, Il Novecento, in Francesco Bruni (a cura di), Storia della lingua italiana, Bologna, Società editrice il Mulino, 1994.
- Tiziana Migliaccio (a cura di), Omaggio ad Antonio Seccareccia, curato da Tiziana Migliaccio, Franco Capasso e Rita Seccareccia, in «Sincronie: rivista semestrale di letterature, teatro e sistemi di pensiero», Vecchiarelli Editore, anno IX, fascicoli 17-18, gennaio dicembre 2005.
- Tiziana Migliaccio, Questo è il tuo pane: povertà e poesia, in «La Luna: pensiero 38», a cura di Eugenio De Signoribus, Grafiche Fioroni, Casette d’Ete (AP), luglio 2006.
- Renato Minore, Seccareccia e il piccolo seme della poesia, in «Il Messaggero», 18 gennaio 2010.
- Fabrizio Patriarca, Il poeta da riscoprire, «Oggi Castelli», anno VII, nº50, 28 febbraio 2002.
- Luigi Reina, Nunzia Acanfora (a cura di), Alfonso Gatto: L’uomo, il poeta. Atti del Convegno di Studi promosso nel quadro delle celebrazioni per il 25º anniversario della morte, Fisciano-Salerno, 30-31 maggio 2001, Napoli, Liguori Editore, 2014.
- Rosalma Salina Borrello, “La mia poesia è dedicata agli amici”. Il mondo poetico di Antonio Seccareccia tra miraggio e memoria, in«La Clessidra: semestrale di cultura letteraria», Edizioni Joker, gennaio 2001.
- Maria Grazia Virone, La scrittura in versi e in prosa di Antonio Seccareccia (1920-1997), Tesi di laurea Università degli Studi di Siena, Dipartimento di filologia e critica delle letterature antiche e moderne, A.A. 2015/16, Relatore prof. Stefano Dal Bianco.