La vida incierta
di Rocío Bolaños
(Nautilus Ediciones 2022)
Libreria Calamo, Zaragoza, Spagna
19 luglio 2022, ore 18.30
Grande sottotraccia del libro è il tempo. Un tempo subìto e affrontato attraverso la necessità di accettare i cambiamenti, gli eccessi, la confusione, le frustrazioni. La vita appare come una fede irrefrenabile che nella sua declinazione concreta tradisce, delude. Una chiamata che è anche resistenza perché a differenza delle poetesse suicide non può essere messa in discussione. Gli eccessi sono stati affrontati e curati, “l’ergastolo degli eccessi è finito” dichiara la Bolanos stessa, a cui fa seguire “il tempo rivelerà l’immensità”, “la freccia –oggi– punta alla felicità”, “il perdono compie la sua funzione calmante”.
Ci vuole tempo per perdonarsi e perdonare la vita. “Accanto al caffè rimasto / l’eco degli avanzi / non è certo”. Un caffè che torna come un refrain che indica al contempo la quotidianità e un ricordo. Un simbolo. Perché il “mosaico” della poesia della Bolanos è composto da vere e proprie ancore di simboli, costruiti nelle piccole cose che esplodono nell’intimità della memoria e del pensiero. Che forse sono la vera sostanza dell’esistere. Approdi, dove ogni tanto nascondersi contro “le ipotesi della lingua” (che fanno riferimento sia alla lingua come strumento di comunicazione, sia alla lingua come gusto, senso) che “veste le mie forme” […] “in mezzo alla sopraffazione”. La poesia in questo (che è il vero soggetto del testo “Parola”) è la capacità di tradurre i fatti agiti e subìti mettendoci quel qualcosina in più che è la propria fede, sia essa indirizzata alla vita, alla felicità, alla resistenza quanto al desiderio.
Appaiono qua e là testi che appunto trattano il desiderio, anche nella sua declinazione più sensuale, senza che però si possa indicarli come erotici. Stravolgendo e ampliando il significato di erotico in un “tratto conosciuto” che è sia la geometria del proprio corpo quanto quella linea di formiche spezzata, dove tutti gli individui vanno alla deriva. E continua e ripete il senso di sconfitta e di rinascita dove “il camposanto tra le sue gambe / ha riacquistato la sua natura”
Si è voluto osare il termine “fede” in questo testo introduttivo a La vita incerta non a caso. Come il “camposanto” appena citato attinge a una terminologia religiosa, propria della formazione dell’autrice, e che prosegue un precedente “piegata su domande immacolate / sente le ginocchia in comunione con l’euforia”, nell’opera appare dichiaratamente come titolo di quella che potrebbe essere la chiave di lettura dell’opera stessa: “Consapevole della siccità / tesse rifugi antitempesta”. Una resistenza alla sete di vita che nel tempo diventa metamorfosi, gioia estemporanea quanto rifiuto, attesa e gesti.
Una poesia, quella della Bolanos, stilisticamente raffinata ed equilibrata non tanto nel raccontare quanto nel trattenere. C’è una sottotraccia privata che non soffoca una riflessione più ampia, un denudare la propria coscienza con il caffè in mano, un consegnare la possibilità di un riflesso allo specchio che “smette di schifare” e che si rivolge direttamente al lettore. Nonostante l’asprissima consapevolezza di un abbraccio mancato che ritorna (e qui il valore dell’opera capace di precisi riferimenti interni da rintracciare).
Perché la vita non è negazione de “l’attesa / la mancanza di riparo, / la fame”. Ma un imparare a convivere con esse, talvolta “implorando una nuova testa”.
Alessandro Canzian
La noche hunde sus raíces en los huecos de las manos
Las pizcas de energía se complican
en la espiral de la agenda.
Resbalan
en el pozo de la jornada
y caen sobre un túmulo de convulsiones.
El fondo inmutable de la disnea
reparte punzadas indescifrables
dilata el vacío y se retira a su rincón.
Hasta el día siguiente
La notte affonda le sue radici nella cavità delle mani
Granelli di energia si complicano
nella spirale dell’agenda.
Scivolano
nel pozzo della giornata
cadono su un cumulo di convulsioni.
Lo sfondo immutabile della dispnea
distribuisce fitte indecifrabili
estende il vuoto e si ritira nel suo angolo.
Fino al giorno dopo.
Sobre el amor
El miedo no la atrapa cuando merodea
a oscuras en la superficie azul
de una mirada apiñada en su pecho.
Él la sostiene
siembra una semilla
en su cementerio de cicatrices abiertas.
Apaleados por el pasado
desaforan los límites del anhelo
aprenden a convivir con las sombras
se atreven a crear un final
que sabe a café y pan con mantequilla
Sull’amore
Non l’assale il terrore quando vaga
nel buio sulla superficie blu
di uno sguardo rannicchiato sul petto.
Lui la sorregge
le getta un seme
nel suo cimitero di cicatrici aperte.
Colpiti dal passato
trascendono i limiti del desiderio,
imparano a vivere con le ombre,
osano inventare un epilogo
che sa di caffè e di burro sul pane
Mosaico
La luz verde de sus ojos,
el vaso lleno, la habitación vacía,
un ronroneo de madrugada,
el abrazo desconocido.
El amor
es un mosaico.
Mosaico
La luce verde dei suoi occhi,
il bicchiere pieno, la stanza vuota,
delle fusa mattutine,
un abbraccio sconosciuto.
L’amore
è un mosaico.
En la ducha
Una hormiga lucha por su vida.
El vapor frena sus sentidos.
Intenta decapitar con el agua
sus milímetros de profundidad.
Toma una pausa de la resistencia,
del vacío, del hormiguero.
Se arruga con la espuma
como si estuviese muerta,
pero no lo está
In doccia
Una formica combatte per la sua vita.
Il vapore le rallenta i sensi.
Tenta di decapitare con l’acqua
i suoi millimetri di profondità.
Prende una pausa dalla resistenza,
dal vuoto, dal formicaio.
Si accartoccia con la schiuma
come fosse morta,
ma non lo è.