POESIA A CONFRONTO: Poesia e Matematica

POESIA A CONFRONTO: Poesia e Matematica

Foto di Dino Ignani

 
 
 

POESIA A CONFRONTO: Poesia e Matematica
PESSOA, TRILUSSA, GALLUCCIO, ANEDDA

 
 
 
 

Poesia e matematica sembrano appartenere a prospettive e orizzonti culturali fra di loro incompatibili, ma in realtà tutta la poesia contemporanea è attraversata, nel tentativo di rivitalizzare la sua lingua, dal bisogno di istituire un dialogo con il mondo della scienza e, di conseguenza, anche con la matematica.
Bisogno di congiunzione fra poesia e matematica che, per voce del suo eteronimo Alvaro De Campos, Pessoa evidenzia istituendo un raffronto fra Venere di Milo e binomio di Newton, entrambi espressione di bellezza, anche se solo pochi sono in grado di intuire questa affinità, comprendere la grazia che porta alla definizione di una formula matematica, splendida nella sua sintesi e nella sua simbologia. La parte finale della poesia sembra proprio alludere a questo senso di meraviglia avvalendosi di un evidente effetto onomatopeico.
A seguire proponiamo il celeberrimo sonetto di Trilussa, quello spesse volte citato per ricordare “l’ingiustizia” della statistica: il famoso sonetto del pollo. Rispettando impeccabilmente la struttura chiusa che il sonetto richiede, Trilussa riesce a dare modernità alla forma grazie alla ironia pungente e canzonatoria, veicolo che serve a mettere in luce un tema dalla valenza sociale: il problema della ridistribuzione della ricchezza, intuibile anche a partire da una semplice media aritmetica.
Fra gli autori contemporanei che meglio esprimono questo bisogno di colloquio fra poesia e scienza figura senz’altro Bruno Galluccio: in questo estratto dal poemetto “Pitagora” viene rappresentato, con particolare evidenza e schiettezza espressiva, il processo di scoperta scientifica, ossia dare luce alla “selva dell’incomprensione” per renderla intellegibile, mezzo per la comprensione della realtà. Ma non è sufficiente la freddezza dei simboli e delle formule, occorre comprendere un “sistema di sorprese infinite da sommare” su cui va riversato “un fascio aggiuntivo di luce” che solo il dono dell’intuizione creativa è in grado di offrire.
Sempre a Pitagora va il pensiero anche di Antonella Anedda nella sua poesia “Pelle, polvere”: in questo caso il noto teorema diventa punto di riferimento, nel verso finale, per rappresentare il senso stesso della poesia, formula essa stessa dove a contare sono soltanto le parole, aldilà dei nomi, degli autori, delle autrici, parole che restano come “polvere” e “atomi sparsi” che si depositano impercettibilmente a testimonianza della fragilità che siamo.

 

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
FERNANDO PESSOA
(Àtica, 1944)
 
(Poesia dell’eteronimo ÀLVARO DE CAMPOS)
 
O binómio de Newton é tão belo como a Vénus de Milo.
O que há é pouca gente para dar por isso.
 
óóóó — óóóóóóóóó — óóóóóóóóóóóóóóó
 
(O vento lá fora).
 
 
Il binomio di Newton è bello come la Venere di Milo.
C’è che è poca la gente capace di notarlo.
 
Oooo — oooooooooo — oooooooooooooo
 
(Il vento là fuori)
 
 
 
 
 
 
TRILUSSA
(da Tutte le poesie, Mondadori, 2015)
 
LA STATISTICA
 
Sai ched’è la statistica? È ‘na cosa,
che serve pe fà un conto in generale,
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che sposa.
 
Ma pe me la statistica curiosa,
è dove c’entra la percentuale,
pe via che, lì, la media è sempre uguale,
puro co la perzona abbisognosa.
 
Me spiego: da li conti che se fanno,
seconno le statistiche d’adesso,
risurta che te tocca un pollo a l’anno.
 
E si nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso,
perchè c’è un antro che ne magna due.
 
 
 
 
 
 
BRUNO GALLUCCIO
(da La misura dello zero, Einaudi, 2015)
 
Da “PITAGORA”
 
vedevo sulle pagine
la struttura sistolica delle formule
il semicerchio della parentesi
il taglio delle frazioni
il sigma sistema di sorprese infinite da sommare
la esse allungata dell’integrale
che misura forme non regolari
e i gruppi perfetti nelle operazioni semplici e chiuse
e allora nella luce bianca della scrivania
la proiezione delle mensole e il letto
diventare una geometria proiettiva della stanza
e la mia attenzione un fascio aggiuntivo di luce
posato sulle pagine che scorrevano
e uscivo dalla selva dell’incomprensione
per avventurarmi verso le figure dei pianeti.
 
 
 
 
 
 
ANTONELLA ANEDDA
(Da Historiae, Einaudi, 2018)
 
PELLE, POLVERE
 
Non esistono nomi, autrici, autori,
volano soltanto le parole, si mischiano
alla pelle che cade sui divani, quella
che ogni giorno perdiamo e offusca
le mensole, le sedie, i davanzali
e contro cui ci ostiniamo, spostandola,
facendola aspirare e che chiamiamo polvere.
Questo resta, la polvere e i suoi atomi sparsi,
cateti e ipotenusa per il teorema che chiamiamo poesia.