POESIA A CONFRONTO – Occhiali


Foto di Dino Ignani

 
 
 

POESIA A CONFRONTO – Occhiali
PIRANDELLO, SANGUINETI, CAVALLI, TOGNOLINI

 
 

Essenziale àncora di salvataggio e supporto indispensabile per chiunque abbia problemi di vista, gli occhiali, da ausilio medico, sono diventati anche oggetto di moda, di design. Nella loro semplicità e praticità accompagnano la vita di molti e hanno un fascino, tutto simbolico, che li ha resi oggetto di interesse anche da parte dei poeti.

Cominciamo con Pirandello che ci offre una poesia in rima, dal ritmo cadenzato e ironico, e che affronta da una prospettiva giocosa alcuni dei temi che ritroviamo nel suo teatro e nella sua prosa: il divario che si viene a istituire fra realtà e sua percezione, fra vita e maschera. Gli occhiali, come strumento per vedere il mondo, se impiegati come dovrebbero, restituiscono il mondo nella sua squallida realtà, tanto da rendere preferibile non vedere “nulla affatto”. Meglio allora il filtro della finzione e/o della fantasia, bene simbolizzato da quegli “occhiali verdi” che, per quanto irrisi, offrono comunque la prospettiva di un mondo migliore.

Sanguineti, con quello stile colloquiale e arguto della sua ultima poesia, ricco di sovrabbondanze a livello di punteggiatura e di giochi verbali, ci impone una riflessione sulla “rappresentazione arbitraria / della realtà”, a rovescio, rispetto a Pirandello: gli occhiali, infallibile rimedio medico suggerito dal prestigioso “Istituto Ottico di corso Buenos Aires” riescono qui a supplire e a rieducare l’occhio tanto da “sperare, per un attimo, di poter[s]i rifare, a poco prezzo, una vita e una vista”. La sfumatura, sibillinamente ironica, sta proprio in quel “per un attimo”, sottolineato di nuovo dal felice bisticcio finale tra “vita” e “vista”.

Nella poesia della Cavalli, sempre così sottile nei suoi versi, il gesto di togliersi reciprocamente gli occhiali diventa l’occasione per immaginare una vita diversa da come è stata, sperare che (immaginiamo) un amore finito possa in realtà ritornare intatto al suo stadio originario, anche a costo di accettare “baci disuguali” (quindi la negazione di quella reciprocità autentica che è tipica di un rapporto sincero): ma l’illusione si infrange immediatamente su sé stessa, la realtà non può essere alterata, se non per espedienti fittizi, teatrali, come conferma la fenomenale rima interna e equivoca fra “successo” e “successo”.

Chiudiamo con un autore, Tognolini, molto noto nell’abito della letteratura per ragazzi, da non ritenere assolutamente un genere letterario minore, anzi. La filastrocca, tutta di ottonari e con rime bene in evidenza, forma poetica privilegiata per i più piccoli, si contraddistingue qui per la levità e ci offre un’immagine certo più rassicurante degli occhiali come mezzo per vedere nitidamente il mondo, tutto confermato dal simpatico gioco di parole della chiusa in cui diventano “occhi con le ali”.

 

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
LUIGI PIRANDELLO
(Da La Riviera Ligure, agosto 1905, n. 73)
 
Avevo un giorno un pajo
d’occhiali verdi; il mondo
vedevo verde e gajo,
e vivevo giocondo.
 
M’abbatto a un messer tale
dall’aria astratta e trista.
— «Verdi? — mi dice.
Ti sciuperai la vista.
 
Sú, prendi invece i miei:
vedrai le cose al vero!» —
Li presi. Gli credei.
E vidi tutto nero.
 
Ristucco in poco d’ora
d’un mondo cosi fatto,
buttai gli occhiali, e allora
non vidi nulla affatto.
 
 
 
 
 
 
EDOARDO SANGUINETI
(Da Segnalibro – Feltrinelli, 1982)
 
mi sono riadattato agli occhiali (che la patente, a me, rende obbligati, ormai),
in un paio solo di giorni: vedo tutto più netto: (ma niente mi è, per questo,
diventato migliore, in verità: un semaforo è sempre un semaforo, un marciapiede
è un marciapiede: e io sono sempre io, così):
(quanto al doloroso senso di capogiro,
vaticinato, con l’emicrania, da un Istituto Ottico di corso Buenos Aires, al quale
mi sono rivolto, questa volta, l’ho sperimentato e l’ho superato): (l’oculista
affermava che, con il tempo, io mi ero costruito una mia rappresentazione arbitraria
della realtà, adesso destinata, con le lenti, a sfasciarsi di colpo):
(e ho potuto
sperare, per un attimo, di potermi rifare, a poco prezzo, una vita e una vista):
 
 
 
 
 
 
PATRIZIA CAVALLI
(Da Poesie – Einaudi, 1992)
 
Se ora tu bussassi alla mia porta
e ti togliessi gli occhiali
e io togliessi i miei che sono uguali
e poi tu entrassi dentro la mia bocca
senza temere baci disuguali
e mi dicessi: «Amore mio,
ma che è successo?», sarebbe un pezzo
di teatro di successo.
 
 
 
 
 
 
BRUNO TOGNOLINI
(Da Rima rimani – Salani, 2002)
 
FILASTROCCA DEGLI OCCHIALI
 
Il primo giorno che li ho usati
Ho veduto il mondo e il cielo
Lustri, nitidi e lavati
Come se cadesse un velo
Son laghetti rispecchianti
Son oblò lucenti e tondi
Son finestre scintillanti
Per vedere meglio i mondi
Cosa vorrà dire occhiali?
Forse… occhi con le ali?