POESIA A CONFRONTO – Lune contemporanee

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Foto di Vincenzo Cottinelli

 
 

POESIA A CONFRONTO – Lune contemporanee
YEATS, GATTO, ZANZOTTO, VALDUGA

 
 

La luna è da sempre un chiodo fisso dei poeti e risulta praticamente superfluo spiegarne le ragioni che sono evidenti a chiunque si sia lasciato affascinare dalla sua presenza nella notte. Le fonti classiche sono innumerevoli, nella letteratura italiana e straniera, e non c’è lettore che non ricordi poesie memorabili che hanno come riferimento la luna (si pensi ad Ariosto, Leopardi, D’Annunzio, e molti altri). È nel manifesto del futurismo, a cura di F. T. Marinetti, che ci si dà come missione: “Uccidiamo il chiaro di luna”, a testimonianza di come l’identificazione luna-poesia sia quasi tautologica.

Diamoci dunque una linea di confine e vediamo di parlare di luna con autori il più possibile contemporanei. Sia il nostro nastro di partenza l’anno 1919 e partiamo con Yeats.

Nella poesia di Yeats assistiamo a un’atmosfera magica in cui il gatto (“il nero Minnaloushe”) e la luna sembrano fondersi e diventare un unico organismo simbiotico, il tutto grazie alla danza nella notte che scatena il prodigio. E segno della fusione diventano le pupille del gatto che seguono lo stesso decorso delle fasi lunari. La poesia è caratterizzata da grande leggerezza, è la fantasia che domina la scena e che può rendere la metamorfosi possibile.

Un’atmosfera struggente, appunto da “luna desolata”, anima invece la poesia di Gatto nella sua composta forma di quattro quartine di settenari in rima alternata, struttura metrica regolare che bene si sposa allo spirito elegiaco dei versi. Una malinconia persistente permea i versi misuratissimi (“pallido scirocco”, “vento delle tombe”, “luna velata”, “un’aria sempre vana”): abbiamo la trasposizione nel paesaggio di uno stato interiore inquieto che pare nella chiusa aprire uno spiraglio di conforto (“trema dalla lontana / riva dei sogni il giorno”).

Un’analoga inquietudine è presente anche in Zanzotto, in cui il titolo si riferisce alla prospettiva di un viaggio, un avvicinamento alla luna e al suo mistero. Non mancano termini dotti come “longinqui” o termini / formule arcaizzanti (“o tu”, “fida”, “siccom’io”) che servono a dare sacralità a un’invocazione tutta drammatica: l’autore confessa la propria incapacità autonoma di speranza, di fiducia nel mondo e nel futuro, se non di luce riflessa, come avviene per la luna grazie al sole.

Infine, chiudiamo con la brillante provocazione della più recente Valduga. Anche la Valduga si serve della quartina con un’intonazione librettistica, ma in chiave ironica se non parodica. L’invocazione alla luna viene depotenziata dal tono canzonatorio, per ribadire il proprio credo nell’”impoetico” perché “il poetico” è un “crimine”, “ammazza la poesia”: vediamo così la più neo-metrica delle autrici convergere con avanguardia e neoavanguardia nella enunciazione metodologica. Eppure la luna, “alta nel cielo”, ritorna nell’ultima quartina come la sola capace di sconvolgere gli elementi, “terra” e “cielo”, per farsi tramite di quel dramma della perdita (il pensiero è a Raboni), di cui nella silloge “Belluno” si dà forma compiuta.

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
WILLIAM BUTLER YEATS
(Da The Wild Swans at Coole – Macmillan, 1919)
 
THE CAT AND THE MOON
 
The cat went here and there
And the moon spun round like a top,
And the nearest kin of the moon,
The creeping cat, looked up.
Black Minnaloushe stared at the moon,
For, wander and wail as he would,
The pure cold light in the sky
Troubled his animal blood.
Minnaloushe runs in the grass
Lifting his delicate feet.
Do you dance, Minnaloushe, do you dance?
When two close kindred meet,
What better than call a dance?
Maybe the moon may learn,
Tired of that courtly fashion,
A new dance turn.
Minnaloushe creeps through the grass
From moonlit place to place,
The sacred moon overhead
Has taken a new phase.
Does Minnaloushe know that his pupils
Will pass from change to change,
And that from round to crescent,
From crescent to round they range?
Minnaloushe creeps through the grass
Alone, important and wise,
And lifts to the changing moon
His changing eyes.
 
 
 
 
IL GATTO E LA LUNA
 
Il gatto andava qua e là
e la luna girovagava come una trottola
e il più prossimo parente della luna,
il gatto strisciante, guardò in alto.
Il nero Minnaloushe fissava la luna,
perché, vagando e piangendo come faceva,
la pura, gelida luce nel cielo
turbava il suo sangue animale.
Minnaloushe corre nell’erba
sollevando delicatamente le zampe.
Balli, Minnaloushe, balli?
Quando due parenti stretti s’incontrano,
cosa c’è di meglio di un ballo?
Forse la luna può imparare,
stanca di quell’etichetta di corte,
un nuovo passo di danza.
Minnaloushe striscia nell’erba
al chiaro di luna, di luogo in luogo,
la luna, sacra nel suo cielo,
è entrata in una nuova fase.
Lo sa Minnaloushe che le sue pupille
muteranno di fase in fase,
variando da luna piena in crescente,
da luna crescente in piena?
Minnaloushe striscia nell’erba
solo, inorgoglito e saputo,
e solleva alla luna cangiante
i suoi occhi cangianti.
 
(traduzione di Fabrizio Bregoli)
 
 
 
 
 
 
ALFONSO GATTO
(Da Poesie d’amore- Prima Parte 1941-1949 – Mondadori, 1973)
 
LA LUNA DESOLATA
 
Sulle mie notti appare
luna bianca velata
dal cielo sopra il mare,
la luna desolata.
 
Come per eco incombe
nell’esule statura
il vento delle tombe.
Risorta alle sue mura
 
la luna volge all’oro
del pallido scirocco.
Si perde nell’affioro
degli alberi il rintocco
 
di un’aria sempre vana
e alla campagna intorno
trema dalla lontana
riva dei sogni il giorno.
 
 
 
 
 
 
ANDREA ZANZOTTO
(Da IX Ecloghe – Mondadori – Il Tornasole, 1962)
 
NAUTICA CELESTE
 
Vorrei renderti visita
nei tuoi regni longinqui
o tu che sempre
fida ritorni alla mia stanza
dai cieli, luna,
e, siccom’io, sai splendere
unicamente dell’altrui speranza.
 
 
 
 
 
 
PATRIZIA VALDUGA
(Da Belluno. Andantino e grande fuga – Einaudi, 2019, pp.81-83)
 
O luna, alta nel cielo,
sott’acqua e sottoterra,
si va di cielo in cielo…
si va di terra in terra…
 
 
*
 
 
Ma questa luna… non è un po’… poetica?
Sarebbe un crimine da parte mia.
È l’impoetico la mia poetica:
il poetico ammazza la poesia.
 
 
*
 
 
O luna alta nel cielo,
sott’acqua e sottoterra,
mostra la terra in cielo
e mostra il cielo in terra!