POESIA A CONFRONTO: La primavera

POESIA A CONFRONTO: La primavera

 
 

POESIA A CONFRONTO: La primavera
ALCEO, PETRARCA, BASHŌ, MERINI

 
 

La primavera si associa naturalmente alla poesia, tanto che proprio il 21 Marzo è stato scelto come giornata mondiale che la celebra. Il tema della rinascita, in accordo al tempo ciclico della natura, contrapposto al tempo lineare della vita, ha sempre affascinato i poeti che hanno scritto moltissimi testi ispirandosi a questo motivo.

Partiamo da un autore della classicità: Alceo, qui tradotto da Salvatore Quasimodo. In realtà il frammento n.81 viene reinterpretato da Quasimodo e fatto proprio, con interpolazioni e personali intuizioni poetiche che arricchiscono il testo, con un colore molto vicino al Quasimodo ermetico di “Acque e terre” e “Erato e Apollion”. Ne esce una poesia di particolare freschezza e incisività con immagini nitide che esaltano i colori (“azzurra fredda l’acqua”, “la verde canna spunta”), il tutto per rappresentare un paesaggio in cui la vita rinasce (“la vite / fiorisce”, “risuonano / canti di primavera”). Il messaggio è semplice ma denso, capace di incidere nell’interiorità del lettore.

Nello splendido sonetto petrarchesco il ritorno della primavera è un rinascere dell’amore fra gli elementi naturali (“ridono i prati”, “la terra è d’amor piena”), rappresentati con ricchezza d’immagini (“primavera candida et vermiglia”, “il ciel si rasserena”) e suoni (“garrir Progne”, “pianger Philomena”). Le due quartine, dense di riferimenti mitologici e alla tradizione della poesia cortese, soprattutto provenzale, sono un inno alla primavera. Nelle due terzine, introdotte dall’avversativo “ma”, classico in Petrarca, il cuore del poeta, per contrasto, è solo desolazione (“lasso”, “gravi sospiri”) per la scomparsa dell’amata, ciò che gli rende impossibile essere partecipe di questa rinascita della natura: su questo contrasto poggia tutto lo sviluppo drammatico del sonetto.

Di Bashō, maestro indiscutibile del genere, proponiamo una coppia di haiku che ritraggono la primavera rispettivamente al suo culmine e prossima al suo declino: il genere impone l’essenzialità, la pregnanza delle immagini (come per “lacrime / negli occhi dei pesci”, così efficace) lasciando al lettore il processo di interiorizzazione dei versi, la declinazione di tutto il loro mistero nascosto nella apparente semplicità. Più che in altri casi la traduzione porta a perdita inevitabile di senso e intensità; solo la lettura degli ideogrammi (già in sé poesia visiva, in quanto scrittura e immagine insieme) permetterebbe di afferrare il messaggio poetico nella sua interezza (si leggano, a tal fine, gli studi di E. F. Fenollosa in merito).

Alda Merini parte dal motivo biografico (la sua data di nascita il 21 Marzo) per rivendicare la sua consapevole “follia” (“aprire le zolle”, “scatenar tempesta”), che è quella di ogni poeta che deve saper scoperchiare la realtà, offrirne una lettura altra a costo di un rapporto conflittuale con la società e la percezione comune. La poesia si chiude con l’elegante e malinconica immagine di Proserpina: le piogge primaverili diventano il suo canto, “forse” “la sua preghiera”.

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
ALCEO
(dal Frammento n.81 – 600 a.C. circa)
 
Già sulle rive dello Xanto ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l’acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.
 
 
(traduzione di Salvatore Quasimodo, da Lirici greci – Corrente, 1940)
 
 
 
 
 
 
FRANCESCO PETRARCA
(Da Rerum Vulgarium Fragmenta (Canzoniere) – 1374)
 
Zephiro torna, e ’l bel tempo rimena,
e i fiori et l’erbe, sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Philomena,
et primavera candida et vermiglia.
 
Ridono i prati, e ’l ciel si rasserena;
Giove s’allegra di mirar sua figlia;
l’aria et l’acqua et la terra è d’amor piena;
ogni animal d’amar si riconsiglia.
 
Ma per me, lasso, tornano i piú gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch’al ciel se ne portò le chiavi;
 
et cantar augelletti, et fiorir piagge,
e ’n belle donne honeste atti soavi
sono un deserto, et fere aspre et selvagge.
 
 
 
 
 
 
MATSUO BASHŌ
(1644-1694)
(Da Haiku – Il fiore della poesia giapponese da Basho all’Ottocento – Mondadori, 1998)
 
La notte di primavera è finita.
Sui ciliegi
sorge l’alba.
 
 
***
 
 
La primavera parte:
pianto tra gli uccelli e lacrime
negli occhi dei pesci
 
 
 
 
 
 
ALDA MERINI
(da Vuoto d’amore, Einaudi – 1991)
 
Sono nata il ventuno a primavera
 
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
 
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.