POESIA A CONFRONTO – La poesia visiva



 
 

POESIA A CONFRONTO – La poesia visiva
MARINETTI, APOLLINAIRE, NICCOLAI, LUZI

 
 

La poesia visiva, qui intesa come combinazione di poesia e immagini per offrire una nuova forma di fruizione della parola poetica, appartiene a un campo di ricerca che ha avuto la sua esemplificazione più significativa a partire dalle avanguardie storiche del secolo scorso, per essere ripresa da neoavanguardie e poesia di ricerca più recente.

Partiamo infatti da una prima testimonianza che è riconducibile all’esperienza delle parole in libertà, mantra del Futurismo, qui rappresentato dal suo fondatore: Filippo Tommaso Marinetti. Lettere e numeri, parole e immagini, sfondi colorati e figure geometriche si combinano in modo omogeneo per veicolare una nuova forma espressiva, capace di agire sinestesicamente e subconsciamente sul lettore stimolando sfere percettive che il solo testo poetico non potrebbe toccare.

Il calligramma, componimento poetico che può essere contemporaneamente letto e osservato, è la nuova frontiera sperimentata da Apollinaire: la poesia assume una forma concreta, il significante prende la forma grafica del significato, come per la poesia dedicata alla amata Lou che prende la sembianza del suo volto con tanto di cappello alla moda o come per la Tour Eiffel che impone alle lettere del testo poetico di disporsi secondo la sua ferrea architettura.

La strada della poesia concreta, perseguita con profonda consapevolezza e ironia, trova una sua concettualizzazione originalissima nel lavoro di Giulia Niccolai, con il suo libro “Poema & Oggetto” in cui compaiono veri e propri poemi visivi di tipo tautologico che vogliono plasticamente rappresentare sul foglio l’oggetto, nella consapevolezza della impossibilità della sua riproduzione, se non con l’inalienabile falsificazione che una “significazione” comporta. Per comprendere meglio la portata del lavoro della Niccolai, consigliamo la lettura della nota al libro, a firma di Andrea Cortellessa, apparsa su “Alfabeta” (QUI) dove sono presenti alcune immagini dei poemi-oggetti riprodotti nel libro, nella riedizione pubblicata da “Il Verri”.

L’influenza della sperimentazione nell’ambito della poesia visiva è stata tale da esercitare una certa attrazione anche verso autori più legati alla tradizione: si veda la poesia proposta dell’ultimo Luzi dove le parole, che mantengono la loro pregnanza semantica e autonomia di significante, vengono disposte ad arte sulla pagina, giocando su spaziature e rientri sinuosi, quasi a rappresentare quella varietà di forme in cui l’Essere si manifesta nel suo divenire, in accordo al tema che vi viene affrontato. In altra sede Luzi ho sostenuto con questa disposizione delle parole in versi di voler dare forma plastica alla “musica delle sfere”.

Fabrizio Bregoli

 
 
FILIPPO TOMMASO MARINETTI
(Da Parole in libertà, 1932)
 

 

 
(immagini di pubblico dominio tratte da Wikimedia Commons)
 
 
 
 
 
 
GUILLAUME APOLLINAIRE
(Da Calligrammes, 1918)
 

 

 
(immagini di pubblico dominio tratte da Wikimedia Commons)
 
 
 
 
 
 
MARIO LUZI
(Da Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini, 1994, in Le poesie, Vol. II, Garzanti, 2014)
 
È l’essere. È.
Intero,
inconsumato,
pari a sé.
         Come è
Diviene.
         Senza fine
infinitamente è
e diviene,
         diviene
sé stesso
altro da sé.
         Come è
Appare.
Niente
di ciò che è nascosto
lo nasconde.
         Nessuna
cattività di simbolo
lo tiene
         o altra guaina lo presidia.
                           O vampa!
Tutto senza ombra flagra.
È essenza, avvento, apparenza,
tutto trasparentissima sostanza.
È forse il paradiso
questo? Oppure, luminosa insidia,
un nostro oscuro,
ab origine, mai vinto sorriso?