POESIA A CONFRONTO: La poesia gay

POESIA A CONFRONTO: La poesia gay
 
 
 
 

POESIA A CONFRONTO: La poesia gay
PENNA, TESTORI, BELLEZZA, NALDINI, BUFFONI

 
 
 
 

La selezione di oggi riguarda la proposta di testi che trattano esplicitamente il tema dell’amore gay, visto dalla prospettiva personale degli autori scelti. Per chi volesse approfondire il tema della poesia gay in Italia consigliamo la lettura dell’antologia “Le parole tra gli uomini. Antologia di poesia gay da Saba al presente” (Robin Edizioni, 2012), a cura di Luca Baldoni: l’antologia con un’ampia selezione di autori e di testi significativi è corredata da un’illuminante nota critica introduttiva che bene contestualizza la tipicità e l’evoluzione della poesia gay fino ai nostri giorni. Le poesie qui raccolte sono incluse nell’antologia citata.

Di Sandro Penna riportiamo uno dei testi più celebri: si tratta di una poesia tutta centrata sulla rivendicazione della unicità di ciascuno di noi, soprattutto quando a entrare in gioco è la natura dell’amore che si vive, coerente con il proprio orientamento sessuale. Il tema della diversità (termine questo, che riferito oggi all’omosessualità assume un tono offensivo o discriminatorio) viene totalmente ribaltato dalla prospettiva di Penna, per evidenziare in realtà come a contare sia la verità, l’assunzione di responsabilità verso sé stessi, anche quando questo può portare all’esclusione. Si noti l’insistenza nell’uso di “diverso” parola rima nei primi tre versi e l’ossimoro con “comune” del quarto verso su cui si gioca il contrasto della poesia, ribadito anche dall’ossimoro “Felice” / “Ma guai”; la struttura simmetrica e il parallelismo sintattico contribuiscono all’effetto complessivo, come per l’anafora “essendo egli” e per la ripetizione di “chi”.

Nella poesia di Giovanni Testori colpisce la delicata sensualità con cui si allude all’atto d’amore, con un sottile gioco metaforico che punta sull’immagine del fiore che si dilata, che si offre come dono all’amato, il tutto connotato dal colore “bianco” che allude alla purezza dell’atto, quando questo viene vissuto con trasporto e sincerità affettiva.

Molto più carnale e esplicita la poesia di Dario Bellezza che si apre con un riferimento alla “freschezza animale” del corpo, a cui segue nel secondo verso il verbo “penetrare”, così diretto, volutamente senza infingimento o inutili litoti. Il tema qui affrontato, come spesso in Bellezza, è quello di un amore controverso, caratterizzato dalla non esclusività del proprio partner, le cui spudorate infedeltà, colorate da un certo cinismo dell’autore, sono elemento imprescindibile dell’amore a due. Il “congedo” a un altro, a cui si allude con la splendida immagine di “sibilla / di ogni proscrizione”, porta come esito finale alla pratica voyeuristica (“guardo dal buco della chiave”), forma ulteriore di coinvolgimento erotico, ultimo approdo di una vicenda passionale equivoca e lacerante.

Esito simile ha anche la vicenda messa in versi da Naldini, consapevole che quanto da lui sperato non può se non essere smentito dai fatti, da ciò che è inevitabile che accada. La poesia è tutta centrata sulla figura passionale e carnale di Rijad, capace di offrire prima tutto il calore del suo corpo e subito dopo di sparire con “l’abbrivio di una lunga marcia”, lasciando come unico segno tangibile della sua presenza il “deserto”, sicuramente luogo che identifica le sue origini ma anche efficace traslato dello stato d’animo del poeta.

Di tutt’altro taglio la poesia di Buffoni che tratta il tema dell’omosessualità in modo obliquo, partendo come spunto dalla scoperta scientifica di “Oetzi”, oggetto dello studio, condotto con metodi scientifici, a cui si allude con il titolo di “Tecniche di analisi criminale”. La storia di Oetzi è quella di un escluso, di un emarginato agli albori della storia della civiltà; tutto si basa sulla scoperta relativa allo sperma presente nel suo retto (causa forse della sua proscrizione?). Da qui si innesta quel sorprendente scarto semantico e salto temporale che porta l’autore all’immagine del “triangolo rosa” in uso nei lager nazisti, stigma della discriminazione e della crudeltà: queste ultime sono il vero male da rimuovere, il pregiudizio che è così duro da abbattere.

 

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
SANDRO PENNA
(Da Appunti, Edizioni della Meridiana, 1951)
 
Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune.
 
 
 
 
 
 
GIOVANNI TESTORI
(da Per sempre, Feltrinelli, 1970)
 
Egli dal letto
bianco di stupore.
T’apri come una rondine,
ti dilati attorno
come un fiore.
 
 
 
 
 
 
DARIO BELLEZZA
(Da Libro d’amore, Guanda, 1982)
 
La freschezza animale del tuo corpo
che lasci lentamente penetrare;
 
nel recente ingresso dell’Amore
placido staziono e m’intrigo
nella mia intricata immagine
 
se ti faccio soffrire. Poi
ti congedo ad un altro, sibilla
di ogni proscrizione:
guardo dal buco della chiave.
 
 
 
 
 
 
NICO NALDINI
(Da Meglio gli antichi castighi, Guanda, 1997)
 
I RAGAZZI DEL PARCHEGGIO, XIII
 
Nel letto ancora caldo di Rijad
mi metto a dormire.
Dormirò e sognerò
anzitutto il calore di Rijad
l’impronta del suo corpo
le membra sparse
con l’antico desiderio
di estinguermi nella loro stretta.
Come non sapessi che le cose
sono andate in altro modo.
Rijad, consumato il desiderio,
ha messo le gambe in spalla
altro che morire tra le sue braccia.
Il passo che ha preso
era l’abbrivio di una lunga marcia
ed ora eccomi a sognare il deserto
di cui Rijad conserva intatto ogni colore.
 
 
 
 
 
 
FRANCO BUFFONI
(da Il profilo del Rosa, Mondadori, 2000)
 
TECNICHE DI ANALISI CRIMINALE
 
Ti vanno – Oetzi – applicando ai capelli
Gli analisti del Bundeskriminalamt di Wiesbaden.
Dopo cinquanta secoli di quiete
Nella ghiacciaia di Similaun
Di te si studia il messaggio genetico
E si analizzano i resti dei vestiti,
Quattro pelli imbottite di erbe
Che stringevi alla trachea nella tormenta.
Eri bruno, cominciavi a soffrire
Di un principio di artrosi
Nel tremiladuecento avanti Cristo
Avevi trentacinque anni.
Vorrei salvarti in tenda
Regalarti un po’ di caldo
E tè e biscotti.
 
Dicono che forse eri bandito,
E a Monaco si lavora
Sui parassiti che ti portavi addosso,
E che nel retto ritenevi sperma:
Sei a Munster
E nei laboratori IBM di Magonza
Per le analisi di chimica organica.
Ti rivedo col triangolo rosa
Dietro il filo spinato.
 
 

È stato chiamato “Oetzi” e “Uomo del Similaun” (dal nome della località del Tirolo e del ghiacciaio in cui fu rinvenuto all’inizio degli anni Novanta) l’individuo vissuto nell’eneolitico i cui resti – straordinariamente conservati – sono tutt’ora oggetto di studio.