POESIA A CONFRONTO – Cartoline


 
 

POESIA A CONFRONTO – Cartoline
SANGUINETI, ZEICHEN, ORENGO, ARMINIO

 
 

Tutti noi ricordiamo come fino a pochi anni fa fosse davvero impossibile andare in vacanza senza scrivere ai propri cari una cartolina illustrata che fosse testimonianza di quel viaggio, di quei luoghi. La diffusione sempre più capillare dei nuovi strumenti informatici, a partire inizialmente dalla mail e successivamente con l’affermazione dei social network, l’estrema facilità con cui è possibile realizzare post con video e immagini corredati da brevi pensieri o da saluti, ha reso la cartolina un mezzo sempre più antiquato, quasi un retaggio del passato.

Vediamo nel confronto di oggi come, prendendo a modello la cartolina, alcuni poeti contemporanei abbiano scritto dei testi sicuramente particolari.

Sanguineti, con le sue Postkarten, si serve in modo irriverente della cartolina per trattare temi o pensieri, episodi quotidiani spesso irrilevanti o insoliti, che normalmente non si servirebbero della cartolina come mezzo idoneo di comunicazione, come in questo caso, in cui assistiamo a una sorta di vademecum / ricetta fittissimo di citazioni su come “preparare una poesia” (si noti il verbo culinario). La versificazione molto ampia, a tratti prosastica o didascalica, ricca di parentetiche e divagazioni, punteggiatura anomala (si veda l’impiego del segno: che chiude la poesia) contribuiscono a dare uno stile unico, ironico e personalissimo: il fare poesia viene così smitizzato, desacralizzato e ricondotto a pratica molto più profana, “una specie di lavoro” con “adeguati / segnali socializzati”.

Dal taglio ironico anche la poesia di Zeichen, cartolina dal Lago Maggiore in cui il poeta si ritrova “sbalordito Caronte” di fronte al “traffico infernale” dei traghetti che, invece, per paradosso, hanno “nomi di santi”: assistiamo qui a una poesia che denuncia, spiritosamente, l’equivoco, lasciando indecifrabile la comprensione dell’enigma, tutto quotidiano e in definitiva irrilevante allo scopo pratico.

Le cartoline dal mare di Orengo qui proposte sono invece tutte centrate sulla rappresentazione di situazioni tratte dal mondo della natura, un omaggio alla sua forza istintiva e primigenia, come avviene per il mare che si riconosce “ventre / di una madre, ampia” e che diventa teatro di “una cruenta / mattina” che vede contrapporsi gli elementi della natura in un ciclo inarrestabile di morte e di rinascita. E tutto questo è rappresentato con uno stile sobrio, una versificazione molto misurata, tutta orientata alla comunicazione emotiva.

Sono invece scritte dai morti le cartoline che ci invia nella sua raccolta Arminio, raccolta di cui si offre qui una breve selezione. Si tratta di lacerti in prosa in cui i morti prendono la voce per raccontare dettagli minimi della loro esistenza, l’esperienza della loro dipartita, a chi resta, usando un linguaggio quotidiano e insieme straniante, a tratti sferzante, dove anche la morte perde qualunque sacralità, diventando l’oggettività del fatto, puro accadere.

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
EDOARDO SANGUINETI
(Da Postkarten (1972-1977) – Feltrinelli, 1978)
 
POSTKARTEN 49
 
per preparare una poesia, si prende “un piccolo fatto vero” (possibilmente
fresco di giornata): c’è una ricetta simile in Stendhal, lo so, ma infine
ha un suo sapore assai diverso: (e dovrei perderci un’ora almeno, adesso,
qui, a cercare le opportune citazioni: e francamente non ne ho voglia):
                                                                                                        conviene curare
spazio e tempo: una data precisa, un luogo scrupolosamente definito, sono gli ingredienti
piú desiderabili, nel caso: (idem per i personaggi, da designarsi rispettando l’anagrafe: da identificarsi mediante tratti obiettivamente riconoscibili):
                                                                                        ho fatto il nome
di Stendhal: ma, per lo stile, niente codice civile, oggi (e niente Napoleone, dunque,
naturalmente): (si può pensare, piuttosto, al Gramsci dei Quaderni, delle Lettere, ma
condito in una salsa un po’ piccante: di quelle che si trovano, volendo, là in cucina,
presso il giovane Marx): e avremo una pietanza gustosamente commestibile, una specialità
verificabile: (verificabile, dico, nel senso che la parola può avere in Brecht, mi pare,
in certi appunti dell’Arbeitsjournal): (e quanto all’effetto V, che ci vuole, lo si ottiene
con mezzi modestissimi): (come qui, appunto, con un pizzico di Artusi e Carnacina):
                                                                                                                                    e
concludo che la poesia consiste, insomma, in questa specie di lavoro: mettere parole come
in corsivo, e tra virgolette: e sforzarsi di farle memorabili, come tante battute argute
e brevi: (che si stampano in testa, cosí, con un qualche contorno di adeguati segnali
socializzati): (come sono gli a capo, le allitterazioni, e, poniamo, le solite metafore):
(che vengono a significare, poi, nell’insieme:
                                                                       attento, o tu che leggi, e manda a mente):
 
 
 
 
 
 
VALENTINO ZEICHEN
(Da Ricreazione – Guanda, 1979)
 
LAGO MAGGIORE
 
Fra Laveno e Intra/Verbania
traghetti con nomi di santi
assolvono ad un traffico infernale
nei due sensi.
Sbalordito Caronte
vietato mi è il senso di comprendere.
 
 
 
 
 
 
NICO ORENGO
(Da Cartoline di mare nuove e vecchie – Einaudi, 1999)
 
Lo spruzzo che leva
la roccia trascina il
granchio sott’acqua
vicino alla stella marina:
è l’inizio di una cruenta
mattina.
 
 
***
 
 
Il mare: quant’acqua
da millenni inquieta
capriola tra il fondale
e la riva, sgomitola
vele d’onde e piane,
strappandosi, da terra
all’orizzonte,
in voragine di viola
e veli azzurri,
respirando infantile
o in scoppi d’asma,
vivendo il ventre
di una madre, ampia.
 
 
 
 
 
 
FRANCO ARMINIO
(Da Cartoline dai morti (2007-2017) – Nottetempo, 2017)
 

Qui la fine della primavera e la fine dell’inverno sono piú o meno la stessa cosa. Il segnale sono le prime rose. Ne ho vista una mentre mi portavano nell’ambulanza. Ho chiuso gli occhi pensando a questa rosa, mentre davanti l’autista e l’infermiera parlavano di un ristorante nuovo dove ti fanno abbuffare e si spende pochissimo.

 
 
***
 
 

Avevo novantanove anni. I miei figli venivano alla casa di riposo solo per parlarmi della festa dei cento anni. A me la cosa non mi faceva nessun effetto. Io non li sentivo, sentivo solo la mia stanchezza. È successo sotto gli occhi della prima figlia. Mi stava dando uno spicchio di mela e mi parlava della torta col numero cento. L’uno deve essere lungo quanto un bastone e gli zeri quanto le ruote di una bicicletta, stava dicendo.

 
 
***
 
 

Mi dispiace per te, ho detto a mia moglie che mi stringeva le mani. Nessuno quando stiamo bene ci stringe le mani in questo modo, nessuno.