POESIA A CONFRONTO – Automobili

POESIA A CONFRONTO – Automobili

 
 

POESIA A CONFRONTO – Automobili
MARINETTI, SERENI, ROVERSI, RODARI

 
 

L’automobile continua a mantenere, a più di un secolo di distanza dalla sua invenzione, un fascino irresistibile, tanto che non sorprende che anche molti poeti ne siano stati sedotti fino ad includerla o a renderla protagonista dei loro versi.

Fautori di una poesia del contemporaneo che portava a dare assoluto rilievo alla macchina, come segno tangibile dell’innovazione tecnologica, furono in particolare i futuristi. Leggiamo ai punti 4 e 5 del “Manifesto” apparso su “Le Figaro” (qui automobile ha genere maschile nell’originale):

1. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
2. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

Conferma tangibile del manifesto è dunque questa poesia di Marinetti, vero e proprio inno alla velocità di cui si dà evidenza anche con espedienti grafici precisi (“crrrrollanti a prrrrecipizio / interrrrrminabilmente”) oltre che con la metafora del “galoppo” che ha continui richiami nel testo. È un viaggio interstellare che si prospetta alla fine della poesia, anticipando parte della fantascienza che sarà: viaggio “sull’inebriante fiume degli astri / che si gonfia in piena nel gran letto celeste”. La modernità della poesia è tutta nel tema più che nella struttura metrica e nell’impostazione; le stesse metafore infatti, anche se si riferiscono al mondo tecnologico, mantengono un certo sapore dannunziano di fondo.

Grande appassionato di meccanica, moto e automobili, come emerge dalle testimonianze di parenti e amici, fu anche Sereni che qui intitola una poesia alla storica gara automobilistica “Mille Miglia” di Brescia, città dove visse per alcuni anni. La scena è quella del “dopocorsa”, dopo il “furore” di cui rimangono “voci amare”, “un’onda di rimorso” nella “bella sera” che chiude la giornata di corse, così ammonendo sulla fugacità di ogni passione, perché “l’amore è nulla senza la gioventù” come si dice nella splendida chiusa gnomica.

Di futuro ci parlano invece sia Roversi sia Rodari. Il primo, nel testo della canzone interpretata da Dalla, ci parla del “motore del duemila”, “bello e lucente”, con “lo scarico calibrato”, non inquinante, un vero e proprio gioiello tecnologico che è possibile per lo meno immaginare, a differenza dell’uomo del futuro, lui sì davvero indecifrabile (“non riusciamo a disegnare il cuore / di quel giovane uomo del futuro”), vero mistero inconoscibile “nel vento del duemila”. La collaborazione Dalla-Roversi va anche necessariamente citata come uno dei connubi più proficui (e sempre più rari) fra musica leggera di qualità e poesia.

Rodari, con il taglio ironico che gli è proprio, ci parla di un’automobile del futuro tutta “elettronica, automatica, / brava in fisica e matematica”, capace di eseguire mansioni proprie anche senza l’uomo (in ciò con significativo intuito rispetto ad applicazioni oggi effettivamente disponibili) e di autodisciplinarsi anche meglio dello stesso uomo (auto con “un cervello disciplinato”) al punto da – coscienziosamente – auto-multarsi!

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
FILIPPO TOMMASO MARINETTI
(Da Lussuria-Velocità, 1921)
 
ALL’AUTOMOBILE DA CORSA
 
Veemente dio d’una razza d’acciaio,
Automobile ebbra di spazio,
che scalpiti e fremi d’angoscia
rodendo il morso con striduli denti…
Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiamma
e d’oli minerali,
avido d’orizzonti, di prede siderali…
Io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo!…
Allento finalmente
le tue metalliche redini,
e tu con voluttà ti slanci
nell’Infinito liberatore!
All’abbaiare della tua grande voce
ecco il sol che tramonta inseguirti veloce
accelerando il suo sanguinolento
palpito, all’orizzonte…
Guarda, come galoppa, in fondo ai boschi, laggiù…
Che importa, mio démone bello?
Io sono in tua balìa!… Prendimi!… Prendimi! …
Sulla terra assordata, benché tutta vibri
d’echi loquaci;
sotto il cielo acciecato, benché folto di stelle,
io vado esasperando la mia febbre
ed il mio desiderio,
scudisciandoli a gran colpi di spada.
E a quando a quando alzo il capo
per sentirmi sul collo
in soffice stretta le braccia
folli del vento, vellutate e freschissime…
Sono tue quelle braccia ammalianti e lontane
che mi attirano, e il vento
non è che il tuo alito d’abisso,
o Infinito senza fondo che con gioia m’assorbi!…
Ah! ah! vedo a un tratto mulini
neri, dinoccolati,
che sembran correr su l’ali
di tela vertebrata
come su gambe prolisse…
Ora le montagne già stanno per gettare
sulla mia fuga mantelli di sonnolenta frescura,
là, a quel sinistro svolto…
Montagne! Mammut in mostruosa mandra,
che pesanti trottate, inarcando
le vostre immense groppe,
eccovi superate, eccovi avvolte
dalla grigia matassa delle nebbie!…
E odo il vago echeggiante rumore
che sulle strade stampano
i favolosi stivali da sette leghe
dei vostri piedi colossali…
O montagne dai freschi mantelli turchini!…
O bei fiumi che respirate
beatamente al chiaro di luna!
O tenebrose pianure!… Io vi sorpasso a galoppo!…
Su questo mio mostro impazzito!…
Stelle! mie stelle! l’udite
il precipitar dei suoi passi?…
Udite voi la sua voce, cui la collera spacca…
la sua voce scoppiante, che abbaia, che abbaia…
e il tuonar de’ suoi ferrei polmoni
crrrrollanti a prrrrecipizio
interrrrrminabilmente?…
Accetto la sfida, o mie stelle!…
Più presto!…Ancora più presto!…
E senza posa, né riposo!…
Molla i freni! Non puoi?
Schiàntali, dunque,
che il polso del motore centuplichi i suoi slanci!
Urrà! Non più contatti con questa terra immonda!
Io me ne stacco alfine, ed agilmente volo
sull’inebriante fiume degli astri
che si gonfia in piena nel gran letto celeste!
 
 
 
 
 
 
VITTORIO SERENI
(da Gli strumenti umani – Einaudi, 1965)
 
MILLE MIGLIA
 
Per fare il bacio che oggi era nell’aria
quelli non bastano di tutta una vita.
 
Voci del dopocorsa, di furore
sul danno e sulla sorte.
Un malumore sfiora la città
per Orlando impigliato a mezza strada
e alla finestra invano
ancor giovane d’anni e bella
Angelica si fa.
Voci di dopo la corsa, voci amare:
si portano su un’onda di rimorso
a brani una futile passione.
Folta di nuvole chiare
viene una bella sera e mi bacia
avvinta a me con fresco di colline.
 
Ma nulla senza amore è l’aria pura
l’amore è nulla senza la gioventù.
 
 
 
 
 
 
ROBERTO ROVERSI
(Dall’album Automobili di Lucio Dalla – RCA Italiana, 1976
Testi di Roberto Roversi)
 
IL MOTORE DEL 2000
 
Il motore del duemila
sarà bello e lucente
sarà veloce e silenzioso
sarà un motore delicato
avrà lo scarico calibrato
e un odore che non inquina
lo potrà respirare
un bambino o una bambina
 
Ma seguendo le nostre cognizioni
nessuno ancora sa dire
come sarà cosa farà nella realtà
il ragazzo del duemila
questo perché nessuno lo sa
l’ipotesi è suggestiva
ed anche urgente
ma seguendo questa prospettiva
oggi ne sappiamo poco o niente…
 
Noi sappiamo tutto del motore
questo lucente motore del futuro
ma non riusciamo a disegnare il cuore
di quel giovane uomo del futuro
non sappiamo niente del ragazzo
fermo sull’uscio ad aspettare
dentro a quel vento del duemila
non lo sappiamo ancora immaginare.
 
 
 
 
 
 
GIANNI RODARI
(Da Filastrocche in cielo e in terra – Einaudi, 1960, riedizione 1972)
 
L’AUTOMOBILE DEL FUTURO
 
Qualche volta mi figuro
l’automobile del futuro.
Sarà una cosa straordinaria
e andrà per terra, per mare e per aria.
Sarà elettronica, automatica,
brava in fisica e matematica.
Il conducente, durante il viaggio,
potrà dormire, guardare il paesaggio:
penserà l’auto a manovrare,
a trovarsi da parcheggiare
(a stare attenta nei sorpassi,
a schivare le buche e i sassi
(che saranno di sicuro
buche e sassi del futuro).
Avrà un cervello disciplinato,
ai regolamenti affezionato,
e se il Codice infrangerà
da se stessa si multerà.