Patrick Williamson

Patrick Williamson (Francia) - ita/eng/spa

foto di Dino Ignani

 
 

Recente vincitore di un premio, Williamson, che ha sempre guadagnato riconoscimenti, è edito da Samuele Editore. Vive vicino a Parigi. Ha pubblicato una dozzina di opere, tra cui Beneficato e Nel Santuario. Quasi tutto quello che edita, vince premi.

Ha tradotto, tra gli altri, Erri De Luca.

La quarta di copertina: “Lieve, in un sussurro, la schiuma / rilascia, mio dio, ci sfiora /la sua lingua, occhi sbarrati, / il respiro seguente ci ripiglia / rauco e violento, l’immediato silenzio / che il vento spazza, sazio, amore / stretto fra le dita che si aprono / riscivolando, ci tira la risacca.” In inglese: “Softly, like a whisper, the surf / releases, o my god, /its tongue reaches, eye wide open / its next breath, the rush of silence / the sated wind sweep up, love / clutching fingers break free/ sliding back, tugged by undertow”.

Prefazione di Luigi Cannillo, che comincia proprio da “Capanno”.

 

Pierangela Rossi

 
 
 
 
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Capanno
 
Apri, l’aria mi rinfresca il sonno,
sbuccia le tenebre, tira giù
la vecchi falce. Giornali umidi.
Ecco il fardello. Bruciali.
 
Paraocchi, briglie, levali
Dall’uncino. Queste scatole,
gialle di pietra in briciole,
si sfasciano ai lati. Fumo.
 
L’orologio ha battuto il primo colpo,
ma i ferri tintinnano ancora, guarda,
attraverso un vetro, oscuro, amore,
in volute, più acre. Liberatene.
 
Emergi nel sole. Strizza gli occhi.
Te ne stai lì, un fruscio mentre i brani
Scorrono a caso, accendi una sigaretta,
le mani spalancate. Invitami.
 
 
 
 
 
 
Faccia a faccia
 
Lampi prendono la notte per il muso
ciò che scorre è pensiero
verso cui brancolo, neri gli occhi, no, no, no,
la luce si attarda, rivela
sé, una risicata
terra di nessuno
è la questione ormai –
respira a fondo
lingua punteggiata di saliva
tendini stirati, apri il varco
per cui mi inerpico stremato,
questa città blu-nera
 
un inferno di sangue, corpi in stracci
sbranati dalle maree
nella polvere, questo bimbo dato alla luce
le braccia spalancate
 
Cerco le facce, nessuna batte ciglio.
 
 
 
 
 
 
Conflitto
 
Scricchiola entrando, raffreddandosi
le sue granate avvolgono gambe
 
la nuvola di polvere aleggia, si racquieta
tossendo, distrugge il senso dei
 
giorni ficcati dentro i giorni
il negozio di barbiere che riapre
 
il cui muro è ancora in piedi
il cui soggiorno è all’aria aperta
 
il tuo respiro è cordite, la lingua fuoco
le parole coltellate al crepuscolo
 
cercano di scavar fuori il ragazzo
spellati le mani o lavale.
 
 
 
 
 
 
Passaggio sicuro
 
Un pezzo di legno messo in salvo dalla bufera ci sopravanza
su punte arricciolate che si cercano la coda – tu
la sicurezza di una cannuccia, il metronomo che batte
mentre la barca oscilla contro l’imbardata – curve
condotte sotto pelle come il battito del cuore,
il petto sollevato in un respiro regolare – ti affretti oltre
comandi a quelli a nuoto di salire sulla barca, tavole
e brandelli porteranno gli altri – mi sollevi
col tuo profumo, con la tua presenza, la presenza
che mi è così vicina, quel corpo che vorrei – toccare.
 
 
 
 
 
 
Trovare
 
Hai scoperto la falsità della mia esistenza.
Che l’enigmatica natura del mio viso
È solo tomba cava di creatività in disuso.
Sono anni che la luce non vi entra.
 
Sono sepolto dai venti rudi del quotidiano.
Certezza, dov’è la certezza?
Le sabbie del tempo non nascondono
che la verità manca e io la cerco ansioso.
 
Prova a riflettere e trovare l’immagine vera
tra i fossili oscurati dai barbagli.
Queste erano un tempo idee, un viaggio,
un futuro, che tentavo di carpire per te, qui.