Notturni à la carte / Penelope Misunderstanding – Brigidina Gentile


Notturni à la carte / Penelope Misunderstanding, Brigidina Gentile (Libellula, 2012)

La mela è frutto carico di significati simbolici, presente in molte narrazioni e miti non soltanto in questa parte di mondo. È dunque interessante, aprendo questo libro esattamente a metà, trovare parole e frasi quali “Sento”, “Desidero” “Voglio” “Pazza di me”, “So volare come solo una donna sa fare”, “Lavoro”, “Hoy es mi dia de polvo y lujuria “, “Per tessere un ordito”, “Asì como yo” e altre ancora disposte in modo da formare il calligramma di una mela. Ciò è forse da intendersi come una sorta di posologia per il libretto double-face di Brigidina Gentile, Notturni à la carte / Penelope Misunderstanding (Libellula, 2012), che raccoglie nei rispettivi titoli brevi racconti e poesie: un bugiardino, dicevo, che invita il lettore ad un approccio ludico e combinatorio con i testi delle due sezioni (del resto, entrambi i titoli suggeriscono un atteggiamento di scelta e di equivoco). Ho provato a fare un gioco: ho aperto a caso , poi ho fatto lo stesso con Notturni à la carte e nuovamente con la precedente sezione: proprio come dal menù di un ristorante, ho tratto le mie portate e me le sono godute. Riporto qui sotto parte del risultato

 

ALBA

Donna il tuo corpo vorrei accarezzare
sentire i tuoi liquidi caldi scorrere
portarli alla mia bocca e bere
 
non ti ho trovato sulla spiaggia
nuotavi tra i coralli
hanno tagliato il tuo cuore e sanguini
 
sulla sabbia bagnata
crescerà il fiore della tua maledizione
impurezza impovertà impovero amore
ogni notte muore sull’alba il tuo nome.

 
 

MOJITO DELLA LUNA STORTA

C’è una campana che suona. È molto tardi. Passata mezzanotte…Non è strano? E ti scrivo. Si ti scrivo, perché se ci incontrassimo i tuoi occhi severi mi giudicherebbero, come accade sempre, e io… ho semplicemente voglia di essere ascoltata. É successo ancora… Philip beve il suo vino. È un rosso, Dolcetto d’Alba, il mio preferito. […] Vorrei gli venisse un colpo, vedere il vino colargli dalla bocca e i suoi occhi azzurri spalancati sul niente. […] Devo lavarmi subito. Togliermi di dosso il suo odore, l’impronta delle sue mani e la sua saliva. Voglio acqua calda, anzi caldissima e sapone e vapori. Vapori colorati pieni di odori di un Tropico creati in una industria farmaceutica, finti e inebrianti. Ma questo paradiso non mi calma. Voglio andare via, via da questa follia che ho scambiato per amore. Ma… sono ancora qui, si… in attesa… di carezze e di baci.

 
 

TENSIONE RADIOATTIVA

nell’incertezza di te / vivo le ore più lunghe / tensione radioattiva / il pensiero scorre / saprò leggerlo / lirica d’amore / erotismo / materializzato / colorato di te / gioia attimo / l’incertezza di te / mi conduce / afferrami / sogno e non sono più / coglimi / come acqua sorgiva bevimi / giocami / sono qui / ubriaca di suoni / inebriata di musica e magia / sweetly / smoothly / l’attesa di te / aspettare te

 
 

Un gioco, certo, ma legittimo, stimolante e che non manca di mettere in scena malinconie, speranze, crudeltà, erotismo (del resto, il gioco è cosa seria). Ad ogni modo, da questo esempio emergono alcune suggestioni e tematiche che percorrono le pagine della Gentile: l’amore (cercato, ricordato, temuto, atteso), il sesso (atto amoroso, erotico o pornografico), il corpo (vivo testimone ed effetto degli elementi appena menzionati), la gastronomia (come allegoria di un’arte combinatoria che trasforma gli ingredienti e da semplice cibo li rende cultura). Ecco, proprio quest’ultimo aspetto, rivelato dal fatto che le prose e i versi di Gentile sono “parole da mangiare” (come recita il sottotitolo di Notturni à la carte), rende l’idea della necessità direi nutritiva, ingenua e a tratti ossessiva (abbondano i pronomi personali alla prima e seconda persona singolare) dello scrivere come bisogno di affermare la propria esistenza, percepita dalla poetessa stessa come sfuggente e onirica (“la febbre di scrivere mi prende” […] “un presente / che è già passato / nella sua ansia di futuro”), e di conseguenza, affermare anche la presenza dell’altro, o meglio di un “lui”, non meno evanescente (“[…]e tremo / come i riccioli di spuma / nelle tue bolle di sapone[…]”): la vita è tale se è una vita di relazione, sembra dirci l’autrice; relazioni realizzate o mancate, cercate o deprecate (“porto con me / tutte le donne che sono stata / […] le carezze che non ti ho dato / l’amore che non hai voluto / l’attesa paziente della vita / che non ho mai tessuto.”). La culinaria, nella sua precisione di ricette e tempistiche è, ripeto, allegoria della e per la vita (“[…] Tutto si muove, tutto intorno si muove. Io sono immobile, ferma, appiccicata ai miei pensieri appiccicati, e sogno. […]: devo aspettare la cottura del mio dolce. Devo aspettare ancora. Ma io so aspettare, voglio aspettare che sia pronto. Manca poco, manca molto poco.“) Se siamo quello mangiamo, Gentile pare affermare che siamo anche quello che scriviamo, come lo scriviamo, con la scrittura che diventa una sorta di alimentazione non meno primaria di quella prosaicamente intesa.

L’aspetto metamorfico compare anche nell’uso dell’inglese e in particolare dello spagnolo, a volte come auto-traduzione, a volte come idioma originale. Le variazioni da lingua a lingua, anche lievi, contribuiscono a insaporire la ricetta della nostra autrice

 

lavoro le parole / per tessere un ordito di senso

trabajo las palabras / para tejer una urdimbre de sentido

i work words / for weaving a frame of sense

 

versi che sembrano più consoni ad una lettura collettiva, sovrapposta e incrociata come gli orditi della tela di Penelope, per trovare il loro ideale compimento. O forse bastano “[…] tutte le donne che sono stata“?

Sia detto en passant che Gentile è antropologa culturale e traduttrice che trova le sue radici professionali nella cultura latino-americana, in particolare messicana, dalla quale mutua forse il gusto per il colore forte, la carne, la malinconia, il sogno (“l’autunno mi invade / come foglie le strade / in questa stagione / che mente l’inverno / mi coloro anch’io / per non guardarmi dentro.“. Anche se qui il paesaggio non è spiccatamente latino, lo è però l’atteggiamento, fatalista e danzante).

E l’erotismo. Come appunto finale a questa mia breve nota vorrei focalizzare l’attenzione soprattutto sulle poesie erotiche, a mio giudizio “la crema” dei due libelli, dove tutti i temi e le suggestioni, prese una per una lungo i testi delle due raccolte, si condensano e mescolano con grande efficacia. A titolo d’esempio riporto una delle mie preferite

 

Nel nettare del cuore vaginale / dove la vita corre e scorre / la lingua tua percorre / striate architetture muscolari / se li abitasse il mio cervello / certo starebbe un gran benone / in delizia d’umor molli e odorosi / che miele per le labbra / la lingua ed il palato / che sensazioni cerebrali / cha baccanali.

 

Un testo che a parer mio pacifica la silloge

 

Notturni à la carte / Penelope Misunderstanding può essere pure letto, s’intende, come normalmente si fa con un libro, dall’inizio alla fine, ma diciamo la verita: può la rotondità di una mela avere un inizio ed una fine? La sua sola fine è… essere mangiata.

 

Federico Rossignoli