Molti passi indietro – Michalis Ganàs

Madre con i tuoi nove figli maschi e una femmina
nave amara su questi monti ti ha lasciato,
affamato il tuo cuore digiuno, vestito smesso della pena
fuggirono dappertutto gli uomini, si prosciugarono le acque.
Così sazia d’oblio e sostegno di Dio
tua colonna il muro della casa,
i paternoster dell’orecchio e i buchi dell’acqua
si aprano per portarvi fino al nido dell’aquila.
Il mondo senza tetto, io inerme
chinino il mio occhio, chinino anche la voce
imbuto nelle mani di chiunque il mio sangue versato
nelle damigiane del cieco col cero in mano.
 
Traduzione di Paola Maria Minucci  da La Grecia, sai… (Donzelli Poesia, 2004)
 
 
 
 
ΠΟΛΛΑ ΒΗΜΑΤΑ ΠΙΣΩ
 
Μάνα μέ τούς ἐννιά σου γιούς ϰαί μέ τή μιά σου ϰόρη
βαπόρι σ’ ἄφησε πιϰρό σέ τοῦτα τά βουνά,
πεινᾶ ἡ ϰαρδιά σου νηστιϰή ϰαί τοῦ ϰαημοῦ ἀποφόρι
φύγαν οἱ ἀνθρῶποι γιά παντοῦ, στραγγίξαν τά νερά.
Ἔτσι χορτάτη λησμονιά ϰαί τοῦ Θεοῦ ἀποϰούμπι
ἀϰούμπησε τή ράχη σου στόν τοῖχο τοῦ σπιτιοῦ,
τ’ αὐτιοῦ σου τά πατερημά ϰαί τῶν νερῶν οἱ τοῦμποι
ν’ ἀνοίξουν νά σᾶς πάρουνε ὥς τή φωλιά τ’ ἀετοῦ.
Νά μείνει ὁ ϰόσμος ξέσϰεπος, ξαρμάτωτος νά μείνω
ϰινίνο νά ’ν’ τό μάτι μου, ϰινίνο ϰι ἡ φωνή
χωνί στά χέρια ϰαθενοῦ τό αἷμα μου νά χύνω
στίς νταμιζάνες τοῦ τυφλοῦ ὁπού βαστάει ϰερί.
 
Μιχάλης Γϰανάς, da Ποιήματα 1978–2012 (Εκδόσεις Μελάνι, 2013)
 
 
 
 
 
 
La Grecia, sai…
 
La Grecia, sai, non è solo una ferita.
Nelle ore libere un buon caffè,
radio e Tv sulle verande,
colore di bronzo, corpo di bronzo,
coperchio di bronzo la Grecia sulle mie labbra.
Sui muretti la colla del sole
attacca come insetti gli occhi.
Dietro ai muretti le case sventrate,
campi di calcio, carceri, ospedali
uomini di Dio e battenti del Diavolo
e i tranvieri che bevono solitari
il buon vino asprigno di Arachova.
 
Qui hanno dormito giovani prodi
con il fucile su un fianco
e i bambini scalzi nel sonno.
Neri fazzoletti beneauguranti passavano e se ne andavano
coltri e tappeti battuti alla fonte.
Ora pietrisco e scarponi
in questo frantoio di rocce
e i tranvieri che bevono solitari
il buon vino asprigno di Arachova.
 
Traduzione di Paola Maria Minucci, da La Grecia, sai… (Donzelli Poesia, 2004)
 
 
 
 
Ἡ Ἑλλάδα, πού λές…
 
Ἡ Ἑλλάδα, πού λές, δέν εἶναι μόνο πληγή.
Στήν μπόσιϰη ὥρα ϰαφές μέ ϰαϊμάϰι,
ραδιόφωνα ϰαί Τί-Βί στίς βεράντες,
μπρούντζινο χρῶμα, μπρούντζινο σῶμα,
μπρούντζινο πῶμα ἡ Ἑλλάδα στά χείλη μου.
Στίς μάντρες ἡ ψαρόϰολλα τοῦ ἥλιου
πιάνει σάν ἔντομα τά μάτια.
Πίσω ἀπ’ τίς μάντρες τά ξεϰοιλιασμένα σπίτια,
γήπεδα, φυλαϰές, νοσοϰομεῖα,
ἄνθρωποι τοῦ Θεοῦ ϰαί ρόπτρα τοῦ Διαβόλου,
ϰι οἱ τραμβαγέρηδες νά πίνουν μόνοι
ϰρασάϰι τῆς Ἀράχωβας στυφό.
 
Ἐδῶ ϰοιμήθηϰαν παλιϰαράδες
μέ τό ντουφέϰι στό ’να τους πλευρό,
μέ τά ξυπόλυτα παιδιά στόν ὕπνο τους.
Τσεμπέρια ϰαλοτάξιδα περνοῦσαν ϰι ἔφευγαν,
ϰιλίμια ϰαί βελέντζες τῆς νεροτρουβιᾶς.
Τώρα γαρμπίλι ϰι ἄρβυλα
σέ τοῦτο τό ἐϰϰοϰϰιστήριο τῶν βράχων
ϰι οἱ τραμβαγέρηδες νά πίνουν μόνοι
ϰρασάϰι τῆς Ἀράχωβας στυφό.
 
Μιχάλης Γκανάς, da Άκάθιστος δεΐπνος, 1978
 
 
 
 
 
 
Il sonno
 
In un sogno straniero
in un corpo straniero ti muovi
Prato morbido il sonno
erba che ti sbuccia le ginocchia,
ti fondi nel sonno.
Altrove i metalli,
altrove le tue ossa,
rotta l’altalena della memoria.
Il tuo sangue
caduto e restaurato
ma sempre incompleto,
le tue mani che salgono
verso l’apertura del giorno.
 
Traduzione di Paola Maria Minucci, da La Grecia, sai… (Donzelli Poesia, 2004)
 
 
 
 
Ο ΥΠΝΟΣ
 
Σέ ξένο ὄνειρο χειρονομεῖς
σέ ξένο σῶμα.
Ὁ ὕπνος μαλαϰό χορτάρι,
χλόη πού σοῦ μαδάει τά γόνατα,
τήϰεσαι μέ τόν ὕπνο.
Ἀλλοῦ τά μέταλλα,
ἀλλοῦ τά ϰόϰαλά σου,
ἡ αἰώρα τῆς μνήμης σπασμένη.
Τό αἷμα σου
πεσμένο ϰι ἀναστηλωμένο
ϰαί πάντα ἡμιτελές,
τά χέρια σου ϰαθώς ἀνηφορίζουνε
γιά τήν ὀπή τῆς μέρας.
 
Μιχάλης Γϰανάς da Ἀϰάθιστος Δεῖπνος, 1978
 
 

Michalis Ganàs (1944-2024) è stato uno dei più importanti e riconoscibili poeti della Grecia del dopoguerra, con una poesia che combina lirismo, semplicità e una forte memoria personale e collettiva. La sua poetica attinge dalla tradizione popolare, dalla bellezza della natura, dal dolore della perdita, ma anche dalla realtà contemporanea creando un ibrido tra tradizionale e modernità.  La sua poesia è connotata da una (ma solo apparente) semplicità e una forte tendenza all’oralità che la rende immediata e accessibile anche al lettore meno esperto. Non di rado le sue poesie somigliano a canti o lamenti funebri che richiamano la tradizione popolare dell’Epiro.

La sua terra natale, l’Epiro, e la ricca tradizione folklorica influenzano e indirizzano profondamente la sua poetica. Ganàs incorpora paraloghe, motivi dei canti popolari e immagini della natura.  L’esperienza della guerra civile, l’esilio forzato e il ritorno costituiscono temi inevitabilmente ricorrenti nelle sue pagine. I versi spesso trattano la perdita non solo di persone ma anche dell’infanzia, della patria, dell’innocenza. E in questo Ganàs accompagna la presenza della natura e dei paesaggi. Le immagini delle pietre, delle montagne, dei fiumi e della solitudine rurale dominano la poesia trasformando l’ambiente naturale in uno specchio dell’anima umana.

Ganàs è una poeta dalla rara capacità di elevare il quotidiano donando ad esso una dimensione poetica. Le sue parole, pur essendo fortemente radicate nella realtà, restano sempre intrise di un senso di sacralità auspicale, forse, come moto identitario del poeta stesso. Ma Ganàs non è stato solo poeta, anche autore di testi di canzoni e questo si riflette nella musicalità dei suoi versi. Le sue collaborazioni con compositori come Nikos Xydakis, Dimitris Papadimitriou e altri hanno avvicinato la sua poesia a un pubblico più ampio collegandola alla tradizione della musica greca.

Sotirios Pastakas