Mario Famularo


 
 

Mario Famularo è nato nel 1983 a Napoli. Esercita la professione di avvocato a Trieste. Ha realizzato il portale dedicato alla poesia e alla critica letteraria Kerberos Bookstore, attraverso il quale promuove l’interesse per la tradizione e per le nuove voci della poesia contemporanea, in collaborazione con alcune Case Editrici, tra cui Samuele Editore, Fara Editore, LietoColle, L’Arcolaio, Raffaelli. Sullo stesso portale ha pubblicato interventi critici su alcuni poeti contemporanei.

Ha inoltre curato la pubblicazione e la diffusione del “Breviario di metrica di base per pigri” (2014), organizzato le selezioni per le antologie di poesia “Arenae Florilegium”, Volumi I (2014) e II (2015), e seguito l’iniziativa “Kerberos Gymnasium”, una serie di esercizi collettivi sugli strumenti del linguaggio poetico, finalizzata alla divulgazione degli aspetti operativi della poesia.

Ha al suo attivo diverse raccolte di poesie inedite e la partecipazione in alcune antologie cartacee e digitali.

Collabora con il sito “Laboratori Poesia” con una rubrica su tematiche prosodiche e con alcuni interventi critici su pubblicazioni di poesia contemporanea.

 
 
 
 
gli occhi moderni
drappeggi di luci artificiali
l’esperienza della vista sedentaria
la pigrizia di una ricerca
insignificante
 
il risultato della conoscenza
del viaggio
l’immediatezza della percezione
mediata
dalla macchina
 
e crepita
tra le fessure invisibili
dissimulate, incorporee
la vertigine dell’assenza
che si è fatta
endemica
 
il bisogno di spegnere tutto
ricevere il desiderio
del silenzio
assaporare l’aspirazione deviata
alla rinuncia
per dormire, finalmente
 
e sentire scivolare addosso
confortevole
uno sterminato senso
di vuoto
 
 
 
 
 
 
un tempo l’uomo intendeva il respiro
della ginestra
la fragilità originaria
contatto leggero con la terra
il segreto innocente
del sussurro dell’iris
 
dopo secoli di rumore prepotente
per le strade
stanze di cemento bianchissimo
un’ordinata
mortificazione
 
la recrudescenza ostinata
di quella parola
nel silenzio della metropoli
che sovrasta
 
i fiori troppo limpidi
non parlano a voce bassa
tra gli ordinati salici
non basta più ascoltare
 
è inutile chiamarli
risponde il tuo riflesso
soffocati in un feretro
di galaverna e poliuretano
quei fiori sono
morti