Marianne Moore

Marianne Moore

 
 

Ammirata da Pound, Eliot, W.C. Williams, W.H. Auden, la poetessa Marianne Moore (1887, St. Louis- 1972 New York) ha tutte le poesie raccolte in una edizione Adelphi (1991) a cura di Lina Angioletti e Gilberto Forti con saggi di T.S. Eliot e W.H. Auden. Due lapidari giudizi di Eliot e di Auden. Scrive Eliot: “La mia convinzione, per quanto può valere, è rimasta immutata da quando ho conosciuto l’opera di Marianne Moore: le sue poesie fanno parte del piccolo corpo della poesia durevole scritta nel nostro tempo; di quel piccolo corpo di scritti, in mezzo a ciò che passa per poesia, nel quale una sensibilità originale e un’intelligenza alacre e un sentimento profondo si uniscono a tenere in vita la lingua inglese”. E Auden: “Le poesie di Marianne Moore sono un esempio di un tipo d’arte meno frequente di quanto sarebbe desiderabile; ci incantano non solo perché sono intelligenti, appassionate, meravigliosamente scritte, ma anche perché sentiamo che scaturiscono da una persona profondamente buona. Proprio Marianne Moore, interrogata sui rapporti tra arte e morale, ha detto: ‘Per fare della buona poesia, occorre che un uomo sia buono? I cattivi di Shakespeare non sono degli ignoranti, mi pare. Ma la rettitudine ha un suono che ti impegna personalmente, direi. E un uomo privo di integrità non è fatto per scrivere il genere di libri che io leggo’ ”.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
A un uccello preda
 
Tu vai bene per me, perché sai farmi ridere,
né ti lasci accecare dalla pula
che ogni vento solleva a mulinello della bica.
 
Tu sai pensare, e ciò che pensi dici
quasi con la fierezza di Sansone e la sua scabra
determinazione; né alcuno osa fermarti.
 
L’orgoglio ti sta bene, così impettito, colossale uccello.
Nessun cortile ti fa sembrare assurdo:
i tuoi bronzei artigli sono saldi contro la sconfitta.
 
 
 
 
 
 
Giardinaggio avventato
 
Se il giallo denota infedeltà
         io sono un’infedele.
                  Non saprei voler male a una rosa gialla
                  perché i libri hanno detto che il giallo porta male,
il bianco porta bene.
 
Eppure, quel tuo dono speciale,
         la difesa gelosa della propria esistenza,
                  ha piena facoltà di deprecare
                  ogni offesa all’orecchio, né deve tollerare
l’insolenza.
 
 
 
 
 
 
Una bottiglia egizia di vetro soffiato
                 in forma di pesce
 
Qui abbiamo la sete
e la pazienza, fin dal principio,
         e l’arte, come in un’onda che rimanga eretta per mostrarci
         la sua essenziale perpendicolarità;
 
non fragile ma
intensa – lo spettro dei colori,
         quell’animale spettacoloso e guizzante, il pesce,
         le cui squame deviano col loro nitore la spada del sole.
 
 
 
 
 
 
A una lumaca
 
Se “la concentrazione è il primo dono dello stile”,
tu la possiedi. La contrattilità è una virtù,
così come modestia è una virtù.
Non già l’acquisizione di una cosa qualsiasi
Capace di adornare,
o la qualità incidentale che per avventura
si accompagni a qualcosa di ben detto,
non questo apprezziamo nello stile,
ma il principio nascosto:
nell’assenza di piedi, “un metodo di conclusioni”;
“una conoscenza di principi”,
nel curioso fenomeno della tua antenna occipitale.