Manuale tragicomico per sopravvivere ai poeti – e una buona poesia .16


 
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Ma tiriamo un po’ le somme di questo discorso: come sopravvivere dunque alla poesia e ai poeti?

Ci vuole tanto stomaco. Dai poeti che si mettono in mostra e hanno testi blandissimi, a quelli magnificati e non se ne capisce il motivo, a quelli legati e celebrati dal proprio gruppo, a quelli arrabbiati e litigiosi, a quelli legati alle condivisioni incriticabili, alle poete o poetesse che non rinunciano ai propri mezzi per una pagina sporcata, o un invito.

I poeti sono un po’ la cartina tornasole del nostro contesto. Il loro comportamento è ciò che tutti facciamo senza rendercene conto, solo in loro è più visibile.

Sono veri poeti? In qualche modo, seguendo quest’ultimo ragionamento, si. Perché involontariamente dicono dove ci troviamo.

Lavorano? Nel senso che scrivere poesia può essere un lavoro? No.

Un lavoro è un qualcosa che richiede competenze e preparazione, la maggior parte dei poeti non l’ha e si rifiuta addirittura di leggere (se non le poche cose che trovano in rete).

Un lavoro è un qualcosa che produce guadagno economico, mentre l’editoria di poesia è perennemente in rosso. Così come gli eventi di poesia, che se non sono a costo zero vivono di contributi sostanzialmente a perdere.

Scrivere poesia è quindi un hobby? No, nemmeno questo. La poesia è un’esigenza innegabile dell’essere umano. Non è parte della natura, sia ben chiaro, perché è fondamentalmente un costrutto. È un riparo che ci si costruisce per comprendere.

La poesia è una cosa necessaria e inutile, necessariamente inutile. Come inutile, se non dannoso, è il nostro intelletto nell’ecosistema delle cose.

Alessandro Canzian

 
 

*

 
 
Gli arti hanno movimenti lenti: moto di meccanica, il cranio
è un contenitore anomalo: non ha colore primario, disperde
il suo sale nell’ambiente, il suo seme:
 
Senza peso raschiano la ruggine:
i corpi riportano l’osso
al colore rosso. L’oro non ossida, il bianco non esiste,
l’umano è innaturale:
rarefatto adatto al ferro (l’oro è ancora troppo
raro):
e l’acqua e l’aria fanno un lavoro
sporco:
sottoposto al tempo il Gasometro
non ha senso non ha verso non è spazio.
Non tiene la materia,
la espelle verso l’alto.
Il corpo rarefatto liscio in ferro non ha moto
non ha verbo.
Uno scopo è uno scopo ed è vuoto.
 
La testa si sposta verso l’alto. La storia va e non va, non c’è
storia nel Gasometro.
 
Ma torna spesso il cranio
all’età del ferro.
 
Sara Ventroni
 
 
Manuale tragicomico per sopravvivere ai poeti - e una buona poesia .16

Foto di Dino Ignani