dalla tua mano
lascia ch’io cada
come una piuma,
è una carezza l’aria,
impatto sulla terra
e sono seme
metto radice
al buio privo di luce
poi torno a respirare
e sono fiore
e poi di nuovo seme
dalla tua mano
continuerò a cadere.
Marco Masciovecchio, da Poco più di niente (Ensemble, 2023)
Per questo appuntamento di Laboratoria vi propongo una poesia di Marco Masciovecchio dal suo esordio poetico Poco più di niente (Ensemble, 2023). Marco, nato nel 1967, vive e lavora a Roma.
La poesia che presentiamo riflette sul ciclo perpetuo di vita, morte e rinascita, attraverso una serie di immagini naturali che incarnano la leggerezza e la continuità dell’esistenza. Il tema centrale è il legame tra l’essere umano e le forze naturali rappresentate metaforicamente dalla tua mano. Una piuma che cade, suggerimento di un movimento gentile e senza sforzo, l’aria personificata come una carezza, la dolcezza e la delicatezza del viaggio di una piuma.
L’immagine del seme che mette radice al buio riflette il processo di crescita intima ed interiore che avviene lontano dalla vista e dalla luce. La chiusa torna poi all’immagine iniziale della mano confermando la natura perpetua del ciclo, quasi una consolazione. Il soggetto è consapevole e accetta il suo destino di cadere, germogliare, fiorire e ricadere, in un processo eterno che è parte della sua essenza.
Una visione appunto consolante del ciclo della vita che suggerisce che ogni caduta e ogni momento di oscurità sono parte integrante di un processo più grande e armonioso. Invita a pensare la bellezza nella continuità e nel rinnovamento costante, a trovare pace nella consapevolezza che, nonostante le difficoltà, la vita continua a rifiorire in un bellissimo inno alla resilienza e alla perpetuità dell’essere.
Beatrice Zerbini