Publio Elio Traiano Adriano
(Italica 76 – Baia 138)
Piccola anima dolce e vagabonda
ospite e compagna del corpo
discenderai in piccoli luoghi
pallidi rigidi nudi
non scherzerai come prima.
Kabīr
(Varanasi 1440 ca. – Maghar, India 1518 ca.)
Dio è in me, Dio è in te
ogni seme cela la vita.
Spezza il tuo orgoglio, amico
e vai alla caccia di Lui nel tuo intimo.
Quando siedo nel cuore del Suo mondo
un miliardo di soli arde di luce,
un oceano che brucia, blu, si chiama cielo:
il tumulto della vita si placa
le piaghe della sofferenza svaniscono.
Ascolta le campane intoccate: amore
è qui, gettati in colui che rapisce!
Le piogge crollano senz’acqua
i fiumi sono corsi di luce.
Come potrei dirti
quanto sono fortunato
perché il mio corpo
è esposto a un’estasi violenta.
Catherine Gascoigne
(Yorkshire 1601 – Cambrai, Francia 1676)
Di una cosa soltanto
ho bisogno: si chiama
Tutto ed è dappertutto.
L’Uno
io cerco
l’unico Uno
desidero:
radicato nell’Uno
è tutto – dall’Uno
tutto fluisce
lui è l’autentico Uno
che bramo: quando
lo avrò di tutto
sarò sazia
finché non bevo
di quella Primavera
la sete mi squassa:
nessun’altra cosa
può compiermi.
Che cosa sia questo Uno
dire non so – udire
non si può: nulla
posso spiegare –
il molto e il poco
non lo designano:
l’Uno non è in tutto
quell’Uno è sopra tutto
soprattutto sorpassa il tutto.
TU sei il mio DIO:
sei dentro di ME
a ME ti avvinghi.
Versi a Dio, Antologia della poesia religiosa (Crocetti Editore, 2024, a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro, Nicola Crocetti, con una lettera ai poeti di Papa Francesco)
«In principio era il verbo» che nella radice è sinonimo di vibrazione, di frequenza. Quando quest’ultima si allinea con la nostra anima ecco che diventiamo il mezzo tra la materia e una dimensione altra, diventiamo dervisci tra spirito e corpo. Il poeta indiano Tukaram dice: «Il nostro mondo è annodato a Dio: / nel suo amore s’impiglia il tutto. / Corda che si tende / per legarti sempre di più». Dio si rivela in questo legame, si rivela nella parola, nella vibrazione e nella frequenza, nei segni dell’universo che dichiarano la sua presenza. È questa religio che tiene ben saldo il legame tra mente, cuore e spirito in Versi a Dio, Antologia della poesia religiosa per Crocetti Editore, a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro e Nicola Crocetti. «La poesia è un luogo dove spesso si fa esperienza di Dio» scrive Papa Francesco nella Lettera ai poeti che arricchisce quest’opera. Nell’antologia sono presenti più di duecento voci poetiche che attraversano epoche, regioni, filosofie e religioni diverse e molto lontane tra loro che spaziano dalla Mesopotamia, all’Egitto, alla Grecia, a Roma, all’Induismo, al Taoismo, al Shintoismo, all’Islam, all’Ebraismo, al Buddhismo, allo Gnosticismo, al Cristianesimo e al Confucianesimo. La tensione della parola poetica si spinge talmente in avanti da fare entrare il poeta in una connessione luminosa evocando una dimensione mistica, come nell’iraniano Al-Hallaj: «Al tuo il mio spirito è mischiato / come il vino intriso di acqua; / ciò che tocca Te, me tocca. / In ogni stazione dell’anima Tu sei me». Il poeta è dunque uno strumento che connette due mondi, uno visibile e l’altro inconoscibile. Egli è una porta che si apre a un’altra dimensione dove l’anima defluisce, così Plotino dice: «Riemerso dal sonno / più di una volta / mi è accaduto di estraniarmi / da tutto-alieno alle cose- / e di abitare, solo / nel profondo dell’io». Il poeta è uno sciamano, si fa guida e conoscenza tramite energie che diventano parola potente, è «testimone di conoscenze profonde», come si legge nella introduzione curata da Antonio Spadaro. Allora, forse, il poeta inglese Gerard M. Hopkins aveva ragione quando diceva che «scrivere poesia è un po’come pregare», perché preghiera e poesia per millenni hanno alimentato la spoliazione dei mistici folli di Dio. Questa antologia è l’effetto di due pratiche: la prima è un rapimento, una sottrazione creati dalla mancanza dell’Altro, di quell’Uno che si cerca follemente; la seconda è la potenza della parola che ha la capacità di dire l’ineffabile, come in Catherine Gascoigne: «Che cosa sia questo Uno / dire non so-udire / non si può: nulla / posso spiegare- / il molto e il poco / non lo designano».
Anita Piscazzi
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