Jorge Guillén


 
 
Eras ya la fragancia de tu sino.
Tu vida no vivida, pura, late
Dentro de mí, tictac de ningún tiempo.
 
¡Qué importa que el ajeno sol no alumbre
jamás estas figuras, sí, creadas,
Soñadas no, por nuestros dos orgullos!
No importa. Son así más verdaderas
Que el semblante de luces verosímiles
En escorzos de azar y compromiso.
 
Toda tú convertida en tu presagio,
Oh, pero sin misterio. Te sostiene
La unidad invasora y absoluta.
 
¿Qué fue de aquella enorme, tan informe,
Pululación en negro de lo hondo,
Bajo las soledades estrelladas?
Las estrellas insignes, las estrellas
No miran nuestra noche sin arcanos.
Muy tranquilo se está lo tan oscuro.
 
La oscura eternidad ¡oh! no es un monstruo
Celeste. Nuestras almas invisibles
Conquistan su presencia entre las cosas.
 
 
 
 
In te si fa profumo anche il destino.
Batte la vita tua non mai vissuta
dentro di me, tic tac di nessun tempo.
 
Che fa se il sole estraneo non illumina
queste figure da noi non sognate,
create sì, dal nostro doppio orgoglio?
 
Non conta. Così sono più veraci
che parvenze di luci inverosimili
negli scorci dell’obbligo e del caso.
 
Tutta tu convertita nel presagio
tuo, ma senza mistero!: un’irrompente
verità di assoluto ti sostiene.
 
Che fu di quell’enorme e così informe
pullulare di oscuro dal profondo,
sotto le solitudini stellate?
 
Le stelle insigni di lassù non guardano
la nostra notte che non ha segreti.
Resta tranquillo quel profondo buio.
 
L’oscura eternità non è già un drago
celeste! Le nostre anime conquistano
non viste una presenza tra le cose.
 
 
Traduzione di Eugenio Montale