Ipotesi, congetture, e poco altro – Salvatore Ritrovato


 
Il peccato immortale

«Pourquoi Dieu ne se montre-t-il pas? En êtes-
vous dignes? “Oui”. Vous êtes bien
présomptueux, et indigne par là. “Non”. Vous en
êtes donc indigne.» (Blaise Pascal, Pensées, 802)

 
È un muro tutto intorno, amore, e lotte spaventose
mentre sorseggiamo un altro the.
Il globo formicola di tribù che si scannano ogni secondo
uomini crepano come cani tra rovine e lordure
bambini invocano la madre che non rivedranno.
Parliamo di altre epoche come di scatole da spostare in un ripostiglio.
Ci vissero uomini e non ne sappiamo nulla. Tutto finito.
Perché nacquero, perché morirono.
Ipotesi, congetture, e poco altro, quante vuote mattine.
Parliamo dei cristalli colorati che rallegrano la nostra giornata.
Cieli altissimi che rovesciano addosso cascate di zaffiri.
Lo smeraldo che varia di stagione in stagione, di luogo in luogo
di mare in mare, fino a questo nero di ossidiana
in cui si specchiano e ondeggiano i nostri sorrisi assorti.
E dov’è l’architetto, il regista sapiente, quel padre caché
che accetta le scommesse e silenziosamente
dietro una porta ascolta ogni sospiro, vivi e morti.
I filosofi si avvitano su ogni dubbio o perché
le madri singhiozzano sui loro figli perduti.
Ma lui, duro d’orecchie, paziente come nessuno di noi
saprebbe esserlo, fa ancora un gesto
alla finestra, poi a quelli che attendono in salotto:
«Aver creato il mondo, è questo… – dice –
questo, il mio peccato immortale». Ma non si pente.
 
 
 
 
 
 
Un regalo
 
A volte basta un pomeriggio a chiudere un’età.
 
Dopo l’esame di quinta elementare
decidemmo di portare una penna al maestro
che aveva allora meno anni di me che scrivo adesso.
Non ricordo più come venne fuori quel gesto
ma occorreva dire grazie, e una stilo grigia
meglio di una bacchetta avrebbe lasciato un segno
(ci disse uno) nel bar-tabacchi.
Scriveva solo se inclinata: di qua o di là era lo stesso.
A casa la signora ci portò biscotti e sfoglie, e l’aranciata.
Poi ci lanciammo contro un angolo del giardino
allegri di quell’innocente leggerezza
che avremmo lasciato alle spalle.
Il maestro era stato il testimone di metà della nostra vita
il suo custode, ci guardava dal salotto
come da un’epoca che non potevamo più abitare.
Sulla porta mandammo l’ultimo saluto
e sulla strada nessuno si voltò a guardare.
 
 
 
 
 
 
Una predica

«Su tutto, l’incunabolo di Dio, / gli incunaboli suoi
senza prezzo. / L’ironia divina è insuperabile. / Dal
suo rovinare mi lascio addormentare.» (Remo
Pagnanelli)

 
L’anima è come un libro in prestito e va restituita
senza macchie né pieghe – dice il prete.
Stesse parole tante volte lette, nelle biblioteche.
In un’anima puoi sentire l’odore di un sentimento
lasciato all’improvviso o l’effetto di uno sterminio;
in un’altra ricordare la traccia di una colazione frettolosa
lo sbaffo di cenere caduto da una sigaretta.
Il Bibliotecario è lì, aspetta.
La Verità si accenderà di una luce senza calore
di un profumo senza odore.
Non ci saranno giorni da salvare fra le carte
né un affetto o un luogo sopravvissuto al destino
che oggi puoi vedere con i tuoi occhi.
Il Bibliotecario attende, anche chi non crede.
Dal margine dei libri spuntano chiose forbite e vane:
gli uomini le leggono poco e male.
 
 
 
 

Queste tre poesie tratte da La circonferenza della vita per Marcos y Marcos, 2022 di Salvatore Ritrovato, poeta, critico e docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università «Carlo Bo» di Urbino, ci lasciano con un interrogativo sospeso: «Resisterà la poesia alla civiltà del declino?» (p.23). Ritrovato fa appello alla nobiltà dell’uomo e dello spirito, alle virtù di amore e cortesia. Lo fa con un linguaggio al quale noi non siamo più abituati, vista la caduta dell’umanesimo a cui si sta assistendo in questo tempo di smarrimento dove: «É un muro tutto intorno, amore, e lotte spaventose / mentre sorseggiamo un altro the.» E dunque, Dio dov’è? Perché non si mostra? Citando l’esergo dedicato a Blaise Pascal. L’autore sa bene che si conosce davvero solo quello di cui si ha esperienza, che: «A volte basta un pomeriggio a chiudere un’età» e che si conosce soltanto quello che si è, perché: «Il Bibliotecario attende, anche chi non crede». Il libro di Ritrovato è per quei pochi che hanno animo nobile per cui: «In un’anima puoi sentire l’odore di un sentimento / lasciato all’improvviso o l’effetto di uno sterminio»; trovare quell’amore struggente, perso nella nostalgia di un’epoca andata che gli uomini, ormai: «Leggono poco e male».

Anita Piscazzi