Il nemico sbagliato – Antonio Lillo

Il nemico sbagliato - Antonio Lillo

Il nemico sbagliato, Antonio Lillo (Pietre Vive Editore, 2021).

 

Conosco Antonio Lillo dai tempi di Arta Terme quando, come Samuele Editore, avevo promosso un evento dal titolo Il soggiorno dei poeti e degli artisti (e che bello ricordarlo, e quanto eravamo giovani!!! QUI le foto, QUI il video dell’evento). Era il 2013, se la memoria non m’inganna lo avevo letto alla prima e unica edizione del Premio Claudia Ruggeri promosso da Terra d’Ulivi Editore (unica edizione, poi ripreso in nuovo tentativo nel 2018). Antonio aveva vinto, e a ragione. E sempre se non sbaglio nel medesimo anno ha iniziato a condurre la Casa Editrice Pietre Vive Editore, realtà che già preesisteva ma che con la sua direzione ha iniziato a farsi notare nell’ambito editoriale italiano.

 

Ho recensito già un paio di volte sue opere (Rivelazione, Bestiario fiorito, Limonio) e ora torno con grandissimo orgoglio a questo suo nuovo libro. Orgoglio perché lo considero un amico, un collega di grandissimo valore (anche se un po’ pigretto), un poeta che negli anni è cresciuto molto.

Stimo Antonio per i libri che fa come Pietre Vive. Ne cito solo uno, di cui a breve copierò l’impostazione grafica per una pubblicazione della Samuele Editore, necessariamente citandolo, ovvero Oblò / Portholes di John Taylor (Pietre Vive Edizioni 2019, traduzione di Marco Morello, illustrazioni di Caroline François-Rubino, postfazione di Franca Mancinelli, una mia recensione QUI). L’impaginazione di questo libro ha del geniale, andatevelo a guardare.

Stimo Antonio come poeta, e come ho detto più volte l’ho recensito. Stimo Antonio come uomo, cosa che in lui coincide molto con il poeta.

 

Leggendo Il nemico sbagliato infatti si leggono le riflessioni di un quarantaquattrenne con un progetto (l’editoria, e nel libro si parla sia della professione sia dei poeti), tante delusioni, alcune paure e qualche solitudine. Un quarantaquattrenne che decide di non mettere in vendita il suo ultimo libro di poesie ma di:

Per esplicita volontà dell’autore questa raccolta viene pubblicata senza codice ISBN e senza un prezzo. Chi volesse può ottenerla o per una donazione liberale all’associazione Pietre Vive, o in omaggio con l’acquisto di altri due titoli da noi pubblicati, oppure come scambio: un libro contro un bacio, un amaro o un gelato.

Un quarantaquattrenne di cui poi (in questo momento non ricordo se in chat o al telefono) sento nettamente l’emozione nel dirmi che una ragazza lo ha baciato in cambio del libro. Un bacio vero, uno di quelli che valgono le poesie.

 

La generazione dei quarantenni di oggi, di cui purtroppo faccio parte anch’io, è una generazione di mezzo tra i padri cannibali e i figli disillusi. Ma noi qualche illusione ancora ce l’avevamo, che fossimo nati in Friuli o in Puglia. E così basta il bacio di una ragazza per tornare a sognare come ragazzini e a dirsi che qualcosa ha avuto senso.

Perché il bacio di questa ragazza è l’idea di svagatezza, di spensieratezza, di freschezza che spesso non ci possiamo permettere. E sicuramente non gli editori (si legga ad esempio il post su facebook, per chi ha l’amicizia con lui, di un altro collega, Alessio Rega di Les Flâneurs Edizioni, QUI) presi dai problemi che versano i poeti.

L’intelligenza di Antonio Lillo, in quest’opera apparentemente leggera, è di opporre senza nascondere o negare dramma a sogno. Il dramma della vita che dobbiamo vivere, il dramma di un nemico che è la fuori, che a volte siamo noi, altre volte parti di noi, diverse parti di noi. Questo è un libro che parla di paura e di morte, di vita che spesso non si vuole vivere ma il cuore resiste. E di un amore assurdo irrealistico e quindi / in qualche modo sublime. Salvo poi, in nota, confessare che gli ultimi due versi di Poesia per Carlo sono tratti, con lievi modifiche, da Questo amore fuori… di Carlo Bordini…. Un poeta molto presente in questo libro, ma anch’esso scomparso (10 novembre 2020).

 

Sono proprio queste note a fine opera che raccontano più della lettura la maturazione di Antonio. Perché Il nemico sbagliato è un libro fitto di citazioni a volte palesi a volte nascoste. È una vera e propria geografia di cui godere ad occhi chiusi, ma che svelata dice un’insostenibile leggerezza del vivere che fa riflettere. Che molto deve far riflettere.

Il nemico sbagliato è un libro di dedica ai poeti scomparsi in questi ultimi anni (Mario Benedetti, Luigi Di Ruscio, Nanni Balestrini, lo stesso Bordini), ai poeti viventi (Tomada, da cui il titolo) ma anche a tutta una serie di autori fondanti (Lolini, Deguy, Creeley, Brecht, Riviello). Emblematica ad esempio Una poesia sul mare dedicata alla memoria del poeta sudanese Abdel Wahab «Latinos» Yousif, come viene dichiarato in nota morto presumibilmente fra il 16 e il 17 agosto 2020, insieme ad altre 44 persone, nel primo di quattro violenti naufragi avvenuti al largo della costa libica in quei giorni.

 

Un libro che tratta di tragicommedia umana, di smarrimento civile, come dice Roberto C. Corsi in quarta di copertina. Per me un libro di senso, di senso della vita. Non si può infatti non soffermarsi su versi come quando ogni errore è stato fatto / ultimo a farci compagnia / è il nulla che ci siede di fronte, […] la risposta è un segreto che resterà nel vaso, […] Il futuro è scritto / ma lei astutamente non sa leggere.

Un libro maturo, solido, di vera poesia. Un libro in omaggio con l’acquisto di altri due titoli da noi pubblicati, oppure come scambio: un libro contro un bacio, un amaro o un gelato.

 

Alessandro Canzian

 
 
 
 
Dedica
 
Tutto ciò che scrivo è perché tu mi dica bravo.
Ogni verso virgola poesia d’amore chiede qui
la tua attenzione, persino adesso che non sei
né ci sarai se non dove ti ho messo qui al riparo.
 
 
 
 
 
 
Gheddafi
 
Possibile che anch’io
già pronto al mio massacro
mi debba riconoscere in Gheddafi
prostrato nello schermo
mentre osserva i giovani in rivolta
smaniosi di farsi padroni al posto mio
che l’offendono lo pesano all’etto
e posano con lui preda di caccia
cane ferito che guaisce: Che vi ho fatto?
E in ognuno di loro è il mio nemico
il primo in primo piano che guaisce
quello a me più simile il più strano
che fa dei versi d’oro
e in nome di quell’oro
è pronto a dirsi libero e impiccarsi
ma viene poi ammazzato come un cane.
 
 
 
 
 
 
Una poesia sul mare
 
La gente mi dice spensierata: «Poeta, sei pallido e triste
avresti dovuto andare al mare invece di sprecare
la tua estate». Ma se non vado al mare
non è come si crede uggia, a coglionarmi un poco
ma senso smisurato dell’igiene
perché son schizzinoso.
Io non capisco come facciano a tuffarsi e stare a mollo
pur sapendo, come sanno, che il mare
è pieno zeppo di morti, abbandonati a largo
a gonfiarsi, a macerare, e trascinati a fondo
i loro volti raggelati negli spasmi. Forse così, mi fingo
si mantiene allegro chi è giovane e gioviale:
una volta ci si bagnava nel sangue.
Io, pur all’antica, preferisco invecchiare asciutto.
 
 
 
 
 
 
Il muro e l’abisso
 
Prima, lo sai, ti abbandona la poesia.
Poi il sesso, senza scampo e senza orgoglio.
Poi il sonno ed è l’inferno in terra
quando i pensieri ti mangiucchiano i piedi.
Per questo si muore così, nudi.
Per questo – è così – meglio farla finita.
Lo scrivi ad A. che, come te, di là
non dorme e ti risponde: Eh. Eh.
 
Il segreto, vedi, è non pensarci.
Non pensare mai finché non viene luce.
Ogni cosa torna in essa insignificante
e quotidiana. Sola, senza sibilante.
Chiudere allora la voce nella testa
finché il silenzio non chiuderà la bocca
con l’ovatta, nel sonno meritato.
Prima viene il muro e poi l’abisso.
 
 
 
 
 
 
Morte di un gatto di strada
 
C’è un gatto che muore in giardino.
Le gambe spezzate da un’auto
e il sangue alla bocca che sale.
Ringhia se mi avvicino.
 
Gli siedo a distanza e restiamo
per ore a squadrarci
nemici. Lui trema.
La sete ci sfianca e le mosche.
 
Lottiamo.
Finché crepa nel mio sguardo
e io nel suo.
 
Intorno è la vendemmia.
L’uva si discosta dalla vite
e si fa mosto e il mosto sangue.
 
Lo infilo in una fossa dietro casa.
Rimangono altri gatti per la strada.
 
 
 
 
 
 
Poesia per Carlo
 
Carlo quando scrive a/di sua moglie
si dimentica di essere poeta
e va ben oltre una poesia ben pettinata
per dire col suo cuore arcobaleno
la festa che sarà col cuore in gola.
 
Carlo scrive con le mani tremolanti
le lettere grandi dei bambini
un amore senzapostrofo e pure
così grande che va così lontano
che io solo a pensarlo fa paura.
 
Questo amore che è come un nutrimento
di uva passa e noci.
Questo amore assurdo irrealistico e quindi
in qualche modo sublime.
 
 
 
 
 
 
Saper leggere
 
Com’è pieno il russare della gatta
dietro la finestra e come riempie
d’aria famigliare il punto cieco
della stanza. Dorme e non ha pena
del presente la mia compagna
di una vita, tutto è sonno adesso
e croccantini. Il futuro è scritto
ma lei astutamente non sa leggere.
 
 
 
 
 
 
Le parole inesitate
 
Con cura abbiamo scritto le parole.
Alcune – cappero, teppa, verzellino –
lucidate e come nuove
riponiamo adesso nello stipo. A chi
destinate?
 
 
 
 
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