Sono solo segni del vuoto
tra una parola e l’altra,
una mazza lanciata ai cani
nel mio cervello.
Alla luna stasera manca un pezzo:
è un vaso scoperchiato, uno scherzo.
Il mondo è dove ridere costa
caro come il pane e il latte;
è lo starnuto che ti sveglia
dal sogno.
Siamo il raggio di un mondo
che cigola. Una lettera al posto
di un’altra che le somigli ma parli
un’altra lingua.
All’ospedale qualcuno suda un po’
troppo. Preme un bottone
guasto. Chiede aiuto,
un altro guarda e passa.
All’università fumano sigarette
su sigarette: si parla dei corsi
che non si sa quando, del professore
che non… di domani.
Chi non c’è
ora fugge da qualcosa o qualcuno
che non si sa quando: soltanto
l’Irreparabile è sempre in orario.
Una madre conta i centimetri di terra
rimasti per i morti:
che bello, un po’ e saremo noi, i morti.
Finalmente nella terra, comodi e sporchi.
Una terra tutta nostra, una terra di morti.
Che bello quando saremo noi, i morti:
non dovremo più uccidere i nostri,
non verranno più a prenderci
ma che bello essere noi, i morti.
da I cani nel cervello di Nicola Barbato (Eretica Edizioni, 2024)
La poesia inizia con il punto all’ultimo verso. La sua costruzione serve solo a far muovere in noi immagini, sentimenti, e sensazioni che rimarranno sempre nella zona dell’indicibile. Questa poesia crea un nuovo lettore, capace di scrivere da capo la poesia e farla propria. I versi di Nicola Barbato hanno la forza di svegliare in noi la potenzialità di essere poeti a nostra volta.
Come opera prima I cani nel cervello abbaiano giusto per farci prendere un bel spavento. Sappiamo tutti che la prima preoccupazione del poeta giovane è di dimostrarci che sa scrivere bene. Dopo, se è fortunato, si libera pian piano dell’auto-censura e non si interessa di dimostrare niente a nessuno. Barbato, si vede che ha lavorato e limato i suoi versi per lungo tempo. I suoi studi gli hanno fornito la capacità di osare oltre le regole.
Personalmente sono molto contento di avere letto questa placchetta. Il non challange, il tono divagante, l’aforisma amaro, mi fanno venire in mente il poeta flâneur Valentino Zeichen. I versi di Barbato hanno la capacità di ammaliarci. E quale più grande soddisfazione per l’autore, il quale dichiara sfacciatamente che di parole ce ne sono a bizzeffe. Quello che serve alla poesia moderna e un pizzico di magia.
Sotirios Pastakas
Foto dell’autore di Sofia Cartuccia